“Da un’altra prospettiva”: il 7 febbraio dalla pagina instagram dell’exhibit designer Andrea Isola è nato un format che ha come focus l’allestimento analizzato da chi le mostre le crea, ci investe, le cura e le visita. Andrea ha intervistato 24 professionisti del mondo dell’arte tra direttori di fiere e musei, curatori, galleristi e giornalisti, rivolgendo a tutti la stessa domanda: “Sapresti indicarmi, tra le mostre che hai prodotto/curato/visitato quella in cui l’allestimento ha giocato un ruolo fondamentale e per quale motivo?” L’obbiettivo, come spiega Andrea, è quello di far emergere l’importanza che danno all’allestimento gli addetti al settore e sensibilizzare il pubblico su come il volto di una mostra possa cambiare a seconda delle scelte progettuali di allestimento che vengono fatte.
Il contributo #11 è di Irene Campolmi, Senior Curator per i progetti internazionali presso Creator Projects a Copenhagen. Ha lavorato in musei d’arte e istituzioni di tutto il mondo, tra cui The PowerPlant, Toronto; MAAT, Lisbona; CopenhagenContemporary, Copenhagen; MAH, Terceira; KunsthalCharlottenborg, Copenhagen, e la 58a Biennale di Venezia dove ha co-curato il padiglione estone Birth V. Hi, & Bye di Kris Lemsalu.
Dal 2019, è anche Head Art Program e curatrice di Enter Art Program, un programma di performance, talk e film in combinazione con Enter Art Fair.
Irene ci racconta l’allestimento della mostra “Servitudes” di Jesper Just, da lei curata al KunsthalCharlottenborg nel 2019.
“Servitudesinvestigateshowwecomprehend agency aswellas the conventionalunderstanding of ‘able’ or ‘disabled’.
The filmsrevolvearoundtwocharacters: a woman, whoembodies the media-createdideal of youth and female beauty butisincapable of actinguponherdesires; a childafflicted by a neurologicaldisorderthataffects the motor and sensorynerves, whoovercomesherdisability by playing the notes of Chopin’s Opus 17thatguides the visitorthroughout the wholeinstallation.
The exhibitioninvites the visitor on a journeyinto an architectureofscaffoldingslike the temporarystructures made for wheelchairusers. By integratingit with the existingarchitecture, Just distortsourperception of the space, creatingsituations in whichyouneed to bend to proceed. The visitorbecomes a performer in the space, adjusting an ‘able’ body to respond to unexpectedobstacles in the installation, and, thus, testingideas of agency of the body thatoftenrecur in society.” (Irene Campolmi)
ANDREA ISOLA:
Creare un percorso di mostra, rendere il visitatore partecipe, un performer dello spazio, permette di creare un legame tra le opere e chi le sta osservando. L’allestimento è studiato in modo che il pubblico non guardi solo delle video proiezioni a parete ma, attraversando le strutture che vedete in foto, si immedesimi con i protagonisti dei video.
E’ un allestimento di una delicatezza incredibile per l’argomento trattato.
#appuntidiunexhibitdesigner
Artist: Jesper Just
Architect: Katre Laura
Photographer: David Stjernholm