Un’ora d’arte come un’ora d’aria. Tomaso Montanari firma le pagine di La seconda ora d’arte (Einaudi), un viaggio alla scoperta di cento opere fondamentali per imparare attraverso la bellezza.
Un’ora d’arte come un’ora d’aria. Un momento in cui infilarsi le scarpe e uscire per far incontrare ai propri polmoni e ai propri pensieri ossigeno nuovo, rinvigorente e rinfrescante. Questo può capitare in ogni attimo della nostra vita, ma ora in periodi di reclusione e distanza sociale appare come una necessità incombente. Esiste l’aspetto fisico di un respiro a pieni polmoni ma anche l’aspetto più mentale: fughe o distrazioni che possono essere quelle tra le pagine di un libro o tra le note di una canzone, tra le parole di una poesia o tra i colori di un quadro.
Per questa boccata d’aria nuova c’è chi ha fatto appello all’arte e alla scrittura ed è il caso di Tomaso Montanari che firma le pagine di La seconda ora d’arte (Einaudi, 2021). Il libro si propone come la seconda parte di quell’Ora d’arte pubblicata nel 2019 sempre per Einaudi: entrambi i volumi riuniscono pensieri e riflessioni che il celebre storico dell’arte ha raccontato negli anni in diverse rubriche di quotidiani a tiratura nazionale.
Un percorso che si compone di brevi testi accompagnati da immagini che parlano di pittura, scultura o fotografia ma non solo: le parole e le opere del libro si tessono su quello che è il quotidiano dell’arte, lontano dall’idea di un’esperienza di conoscenza artistica unicamente relegata a musei o mostre. Quindi accanto a riproduzioni di artisti celebri troviamo anche dettagli di piazze, piccoli oggetti antichi, epigrafi stradali o murales, palazzi o paesaggi da salvare, l’arte nelle scuole o nelle chiese, imprese di artisti meno noti o lavori non famosi di artisti popolari.
Un’arte quindi che odora profondamente di umanità, che è impregnata di vita ordinaria ed è proprio questo a renderla particolarmente importante. Lo si evince anche dai testi scritti che non sono mere spiegazioni o didascalie apposte accanto alle immagini ma racconti appassionati e rimandi continui all’attualità, alle cose semplici e a concetti che si possono ritrovare giornalmente anche al di fuori del mondo dei beni culturali. In fondo cosa sarebbe l’arte se non aiutasse a intrecciare collegamenti con il presente, cosa diventerebbe se non continuasse a farsi pre-testo per leggere la realtà che ci circonda?
Testi che talvolta non evitano le graffiate a certi lati del mondo artistico ma che danno anche ampio respiro a parole e considerazioni forse inaspettate, stimoli per riflettere su quanto l’arte possa in realtà accogliere con libertà il nostro vivere in questo mondo.
Tra le pagine di questo libro si ha l’esperienza di una passeggiata diversa rispetto a quella che si potrebbe fare aprendo un’enciclopedia di storia dell’arte: la spiegazione manualistica della materia si sostituisce ad un incontro che inizia da una stretta di mano. Questo può accadere anche in luoghi imprevedibili. Arte come “presenza continua”, con il suo passato che si sovrappone al presente creando un meticciato tra popoli, culture e società.
Questo suo potere getta le basi “per tutti coloro che, conoscendola, potrebbero vivere meglio” ed è su questo che pone l’attenzione Montanari. Infatti quel che si percepisce tra i risvolti del libro è un contatto con l’arte senza soluzione di continuità non solo con la vita interiore di ognuno di noi ma anche con quella esteriore.
Rispetto al primo volume, questo secondo incontro con l’arte in qualche pagina risente inevitabilmente del clima pandemico ma nonostante qualche attimo di nostalgia, quel sonno delle esperienze che risveglia ricordi, scova anche qualche regalo che l’era Covid lascia. Inoltre fa nascere la voglia di tornare a rivivere quei luoghi a lungo reclusi ai nostri sguardi: stanze di musei, piazze e strade, il paesaggio con le sue relazioni. Guardare, leggere ma anche ascoltare o annusare poiché l’arte è un fatto sensoriale, è una questione ambientale e ci circonda con tutta se stessa: un elemento che fa germogliare la “convinzione profonda che tutti, ma proprio tutti, siamo fatti per amare l’arte”.