La curatrice Claudia Migliore ci parla del suo ultimo grande progetto: una collettiva di 50 artisti che parte da Bergamo per arrivare fino a Milano, passando da Monza Brianza. Una mostra che si propone di essere un Nuovo Rinascimento per l’arte e non solo.
Assonanze, discordanze, forme e libertà di movimento al tempo del Nuovo Rinascimento è il titolo della grande collettiva che ci accompagna per tutto il 2021. Sono più di 50 gli artisti che espongono in mostra, spaziando lungo l’intero spettro delle discipline artistiche: pittura, disegno, collage, fotografia, scultura, performance, video e installazioni. La curatrice Claudia Migliore assicura che non si tratta di un “vociare indistinto e fastidioso”, quanto di un dialogo corale capace di mettere in risalto uno spaccato di arte contemporanea. Per non anticipare nulla del contenuto, l’Associazione AmAMi, organizzatore della mostra, ha deciso di utilizzare come immagine di presentazione Il Giardino delle Delizie di Hieronymus Bosch. Un trittico denso di personaggi, proprio come la grande collettiva che ci aspetta.
Prima tappa dell’esposizione è Castello Colleoni di Solza, in provincia di Bergamo, dal 9 Aprile al 24 Aprile 2021. Per conoscere dove e quando proseguirà, ma soprattutto per saperne di più circa quello ci aspetta, abbiamo intervistato la curatrice del progetto.
Il titolo dell’esposizione è particolarmente ricco. Ce lo può spiegare?
Il titolo è stato pensato volutamente lungo per lasciare la maggior libertà possibile agli artisti, così da non doverli costringere a presentare lavori legati a un preciso tema, come poteva essere la pandemia. Al contrario voleva essere invece una fonte d’ispirazione per loro, un bacino di suggestioni da cui attingere. Hanno potuto giocare sulle assonanze e discordanze, per esempio, tessere una narrazione, creare un proprio storytelling senza la gabbia dell’argomento prefissato. In particolare, invece, Nuovo Rinascimento vuole suggerire una rinascita dell’intero mondo dell’arte, dagli artisti fino ai fruitori. Non si tratta di nessuna corrente artistica, ma di un sentimento generalizzato di ripartenza.
Ci sono tante forme d’arte e ancora più artisti che convivono nella mostra. Vi è un filo conduttore a legarli?
La diversità degli artisti è la base della mostra, il fil rouge in grado, paradossalmente, di accomunarli. Tutte le opere, da sole, trovano spontaneamente la strada per mettersi in dialogo. È la bellezza di questi tipi di esposizioni, dove gli artisti hanno background, curriculum e stili eterogenei, ma nel contesto della mostra scovano una naturale modalità di avvicinamento.
Come è avvenuta la selezione degli artisti?
Il progetto nasce con la formula del concorso, lanciato dall’Associazione AmAMi sui suoi profili social. In 12 ore hanno aderito 60 artisti, mentre al termine del concorso, il 30 giugno 2020, gli artisti erano 120. Ciascun artista ha potuto candidarsi con un massimo di 5 opere per ognuna delle categorie presenti: Pittura, disegno, collage, fotografia, scultura, performance, video e installazioni. Successivamente è toccato al comitato scientifico valutare, secondo i criteri da noi forniti, le candidature più meritevoli. In particolare un elemento distintivo è stato l’approccio personale e la specificità dell’artista nella presentazione della propria opera. Delle 120 candidature sono poi rimasti 50 artisti circa.
Che tipo di artisti sono?
La mostra si compone di artisti storicizzati e altri giovani emergenti. Gli artisti storicizzati sono molti e i nomi di seguito sono solo un piccolo esempio: Alfredo Mazzotta (scultura), Alice Zanin (scultura), Gianni Pezzani e Beba Stoppani (fotografia), Debora Romei e Paolo Manazza (pittura), Ornella Rovera e Riccardo Bonfadini (installazione). Accanto a loro c’è una parte, relativamente piccola, di artisti non storicizzati che hanno però già esposto sia in Italia che all’estero. La scelta è calibrata per dare un buon equilibrio tra le due componenti.
Lei crede che, ampliando il discorso, si può essere artisti anche prima che la comunità artistica ci riconosca come tali?
Assolutamente sì, anche perché oggi il sistema non è più così rigido. Forse non esiste nemmeno più la figura del critico d’arte tout court in grado di giudicare cosa e valido e cosa non lo è. Il critico puro, come Lea Vergine e Germano Celant, sostanzialmente non esiste più. Deve essere anche curatore, addirittura artista. I ruoli sono cambiati, per certi versi sono diventati anche intercambiabili. Lo stesso curatore non è più la figura classica di riferimento che era un tempo. Per cui è proprio cambiato il meccanismo tramite cui un artista viene ufficialmente riconosciuto.
Oggi un artista può farsi conoscere in modo disintermediato, soprattutto grazie ai social network. Tutto quel che accade passa prima dai social, che sono un grande strumento di diffusione che garantisce notorietà al di là del sistema di legittimizzazione classico. Il mezzo digitale ha dato l’occasione a tanti di operare individualmente, il che è spesso un bene, ma in altri casi no. Da una parte ci sono più possibilità, dall’altra il sistema è sempre più competitivo. Un artista è chiamato a dover sempre proporre un ottimo lavoro con continuità, non basta più l’exploit di una volta. Forse tutti siamo tenuti sempre più a dimostrare in continuazione il nostro valore.
Una collettiva da 50 artisti desta molta curiosità.
Il numero così elevato è motivo di orgoglio. Inoltre, la mostra coinvolge tutte le discipline artistiche in una sola volta. Poi, di questi tempi, è raro anche il fatto che la mostra sarà interamente in presenza, chiaramente con tutte le precauzioni del caso. In apertura è prevista anche una performance di Mariano Bellarosa, seguita da una seconda durante l’esposizione. Dopodiché lascerei parlare le opere, che sono molte e vanno a comporre una mostra veramente ricca e densa.
Quali sono le sedi dell’esposizione?
Abbiamo scelto tre comuni e tre sedi istituzionali. La prima è a Solza (BG), che mette a disposizione il Castello Colleaoni dal 9 aprile al 24 aprile. Poi ci muoveremo nel comune di Brugherio (MB) alla Galleria esposizioni di Palazzo Ghirlanda Silva – dal 2 al 24 ottobre – e infine alla Fabbrica del Vapore di Milano dall’8 al 21 dicembre. In ogni sede esporranno gli stessi artisti, ma proponendo opere differenti. Quindi saranno tre collettive con gli stessi protagonisti, ma con esiti diversi. Inoltre ogni evento sarà arricchito da alcuni artisti che interverranno ad hoc in ciascuna sede su mio invito.
Trova che nel convogliare, idealmente, così tanti artisti nello stesso luogo si possa celare anche un messaggio sociale?
Sicuramente, essendo nato durante il primo lockdown, il progetto intende essere un omaggio a tutti i cittadini. Difatti abbiamo scelto di indirizzarci verso i comuni più colpiti dalla pandemia, o comunque rappresentanti delle zone più sensibili. Per questo le collettive non potevano che essere in presenza: un segnale reale di ripartenza. L’entusiasmo e la volontà di rinascita è palpabile da parte di tutti, anche i comuni stessi sono stati da subito disponibili a ospitarci.
Ci può parlare meglio di AmAMi?
È un’associazione che lavora su Milano senza fine di lucro, si propone di divulgare arte e scienza: due aspetti fondamentali della cultura. Sono elementi imprescindibili per aumentare la nostra conoscenza. Cerchiamo sempre di organizzare mostre dove entrambi gli aspetti siano messi in risalto.
Per questa ultima impresa, in particolare, ci tengo a ringraziare il Presidente Mauro Mariani, tutto il comitato scientifico che ha avuto una mole di lavoro enorme, tutti gli artisti e infine anche me stessa. È stato un lavoro molto lungo, ma sono sicura ci darà molte soddisfazioni.
Ecco l’elenco completo degli artisti partecipanti suddivisi nelle rispettive categorie:
Pittura: Paki Paola Bernardi, Daniele Cabri, Manuela Carrano, Stefano Lorenzo Cavané, Ricarda Guantario, Paolo Manazza, Lucrezia Minerva, Andrej Mussa, Fabio Puelli, Debora Romei, Alessandra Rovelli, Luca Sartini, Thomas Scalco, Cinzia Scarpa, Angela Velleca.
Disegno: Riccardo Angelini, Daniele Cabri, Japi Honoo, Cristiano Red Tweny, Marcia Zegarra.
Collage: Marcella Foccardi, Patrizia Lovato, Roberto Staffilano.
Scultura: Andrea Cereda, Nadia Galbiati, Mariella Ghirardani, Camilla Marinoni, Alfredo Mazzotta, Maya Pacifico, SantaSeveso, Jair Soares Jr., Alice Zanin.
Fotografia: Valentina Baldin, Daniela Borsari, Carlotta Casiraghi, Debora Garritani, Luisa Greco, Roberta Lattuada, Mauro Mariani, Francesca Meloni, Sara Montani, Gianni Pezzani, Beba Stoppani, Mirela Strora, Mario Washington.
Performance: Alex Sala
Installazioni: Riccardo Bonfadini, Ornella Rovera.
Video: Nicola Bertoglio, Manuel De Marco, Daniele Galloni