Pittrice, gallerista, curatrice di mostre, animatrice della scena artistica romana, è stata moglie del celebre pittore e incisore Renzo Vespignani
“Una personalità vivace, una protagonista, un’artista straordinaria”. Poche ma significative parole, con le quali la figlia Veronica Gentili, attrice e giornalista, conduttrice su Retequattro di Stasera Italia Weekend, annuncia la morte dopo una lunga malattia della madre Netta Vespignani. Pittrice, gallerista, curatrice di mostre, animatrice della scena artistica romana, moglie del celebre pittore e incisore Renzo Vespignani, scomparso nel 2001. “In questo periodo così cupo e difficile avremmo voluto ricordarla con una cerimonia fatta anche di allegria, quella che ha regalato a tante persone. Ma lo faremo appena si potrà“, aggiunge la figlia.
Attivissima nella promozione dell’arte figurativa con la galleria “Il fante di spade”, Netta Vespignani ebbe un ruolo centrale nel valorizzare e far conoscere gli artisti della “scuola romana” tra le due guerre. Nel suo salotto di Via del Babuino, del resto, era installata la sede dell’Archivio della Scuola Romana, frequentato da personaggi come Penna, Moravia, Pasolini, Moreni, Ferroni, Calabria, Tornabuoni. E fulcro di un’intensa attività espositiva e di ricerca storiografica. Sfociata in mostre storiche, da Roma tra Espressionismo barocco e pittura tonale 1929-1943, a Scipione 1904-1933, a Mario Mafai. 1902-1965.
“Netta era la ninfa egeria di questo clima culturale che non esaurì le sue risorse nella contestazione del 1968 ma condusse alla proficua esigenza di un “ritorno alla pittura” dopo la crisi delle neoavanguardie all’inizio degli anni ’80”, ha scritto Duccio Trombadori in un affettuoso ricordo su Facebook. “Sostenne questo versante del gusto postmoderno (Piruca, Ligas, Bulzatti, Frongia) in accordo con la veggente opera di Plinio De Martiis, dedicandosi al tempo stesso nella rivalutazione dei tesori nascosti dell’arte romana del ‘900, scoprendo con Maurizio Fagiolo Dell’Arco e Antonello Trombadori le linee di contiguità poetica tra la generazione vicina ai “Valori Plastici” (Francalancia,Trombadori, Donghi) e le nuove correnti espressive degli anni ’30 (Ziveri, Mafai, Pirandello)”.