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Tra linguaggio e artigianato: la Valle Camonica in mostra a Ginevra

Dall’1 aprile al 27 giugno 2021, la mostra La ragione nelle mani – ideata dall’artista Stefano Boccalini con la collaborazione di quattro artigiani della Valle Camonica – è in esposizione a Ginevra, alla Maison Tavel/Musée d’Art e d’Histoire.

La mostra La ragione nelle mani è curata da Adelina von Fürstenberg e realizzata in collaborazione con ART for THE WORLD EUROPA. Si tratta della prima di una serie di iniziative che fanno capo all’omonimo progetto, realizzato in collaborazione con importanti partner culturali: Musée Maison Tavel-Musée d’Art et d’Histoire (Ginevra) sede della mostra, Art House (Scutari, Albania), Sandefjord Kunstforening (Sandefjord, Norvegia), Fondazione Pistoletto Onlus, Accademia Belle Arti Bologna, MA*GA – Museo Arte Gallarate e GAMeC Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Bergamo. Dopo aver portato i segni della Valle Camonica in Europa l’opera ideata da Boccalini, composta da vari manufatti, entrerà a far parte della collezione della GAMeC.

Il progetto si muove su due livelli, quello del linguaggio e quello dei saperi artigianali, attraverso il coinvolgimento della comunità locale.

La ragione nelle mani ha infatti preso il via con un laboratorio che ha coinvolto tutti i bambini di Monno, cui è stato raccontato il significato di circa cento parole intraducibili. Intraducibili perché non hanno corrispettivi nelle altre lingue e possono essere solamente spiegate. Insieme ai bambini sono state scelte circa venti parole che identificano il rapporto tra uomo e natura e tra gli esseri umani.

Le parole sono state poi sottoposte agli artigiani per capire quali potessero essere le più adatte a essere trasformate dalle loro sapienti mani in manufatti artistici. Ne sono state scelte nove che sono diventate il materiale su cui gli artigiani hanno lavorato con gli apprendisti. Tutti i manufatti che compongono l’opera sono stati così realizzati in Valle Camonica da quattro artigiani affiancati ognuno da due giovani apprendisti, i quali si sono confrontati con le pratiche artigianali appartenenti alla tradizione camuna: la tessitura dei pezzotti, l’intreccio del legno, il ricamo e l’intaglio del legno.

Qui alcune delle parole scelte: ANSHIM Sentirsi in armonia con sé stessi e con il mondo (coreano), BALIKWAS Abbondonare la propria confort zone (filippino), DADIRRI Quieta contemplazione e ascolto profondo della natura (aborigeni australiani), FRILUFTSLIV Connessione con l’ambiente e ritorno al legame biologico tra uomo e natura (norvegese), GURFA L’acqua che si riesce a tenere nel palmo di una mano come metafora di qualcosa di molto prezioso (arabo), OHANA La famiglia che comprende anche gli amici e non lascia indietro nessuno (hawaiano), ORENDA La capacità umana di cambiare il mondo contro un destino avverso (indigeni nordamericani), SISU La determinazione nella ricerca del benessere nella quotidianità (finlandese), UBUNTU Sono chi sono in virtù di ciò che tutti siamo (Africa meridionale).

Nello specifico la mostra si compone di: un raffinato ricamo bianco su bianco a “punto intaglio” con tre parole, montato come un quadro; due legni di noce sapientemente intagliati che presentano due parole; cinque manufatti di legno nocciolo intrecciato, realizzati con la tecnica utilizzata per la creazione di cestini e gerle, che insieme compongono una sola parola; tre pezzotti, tappeti fatti con tessuti lavorati a telaio manuale, ciascuno dei quali riproduce una parola.

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