Print Friendly and PDF

Da un’altra prospettiva #14. L’importanza dell’allestimento nel mondo dell’arte: Luca Lo Pinto

One, No One, One Hundred Thousand One, No One, One Hundred Thousand
Courtesy Luca Lo Pinto
Luca Lo Pinto

“Da un’altra prospettiva”: il 7 febbraio dalla pagina instagram dell’exhibit designer Andrea Isola è nato un format che ha come focus l’allestimento analizzato da chi le mostre le crea, ci investe, le cura e le visita. Andrea ha intervistato 24 professionisti del mondo dell’arte tra direttori di fiere e musei, curatori, galleristi e giornalisti, rivolgendo a tutti la stessa domanda: “Sapresti indicarmi, tra le mostre che hai prodotto/curato/visitato quella in cui l’allestimento ha giocato un ruolo fondamentale e per quale motivo?” L’obbiettivo, come spiega Andrea, è quello di far emergere l’importanza che danno all’allestimento gli addetti al settore e sensibilizzare il pubblico su come il volto di una mostra possa cambiare a seconda delle scelte progettuali di allestimento che vengono fatte.

Il contributo #14 è di Luca Lo Pinto, attualmente direttore artistico del Museo MACRO di Roma, in passato curatore della Kunsthalle Wien e di altre importanti mostre tra cui “Luca Vitone–Io, Luca” (PAC, Milano); “XVI Quadriennale d’Arte” (Palazzo delle Esposizioni); “Le Regole del gioco” (Fondazione Achille Castiglioni); “Trapped in the Closet” (Carnegie Library/FRAC Champagne Ardenne); “Antigrazioso” (Palais de Toyko); “Luigi Ontani–AnderSennoSogno” (Museo H.C. Andersen); “D’après Giorgio” (Fondazione Giorgio e Isa de Chirico).

Nel 2004 ha co-fondato la rivista e casa editrice NERO.

Luca ci racconta un allestimento di una mostra da lui curata, in cui il visitatore poteva ricoprire il ruolo di exhibit designer.

“Nel 2016 ho organizzato una mostra presso la Kunsthalle Wien intitolata “One, No One, One Hundred Thousand”. Con l’idea di esplorare le potenzialità della mostra come medium, ho invitato nove artisti a produrre delle opere per essere presentate in un display che poteva cambiare continuamente in base alla scelta dei visitatori. Ogni visitatore era infatti invitato ad allestire la propria mostra senza limiti di tempo, sperimentando in prima persona come l’allestimento sia uno strumento di produzione di senso e non squisitamente estetico, paragonabile al processo di editing nei film.

One, No One, OneHundredThousand
One, No One, One Hundred Thousand

Una volta definito l’allestimento, la mostra veniva fotografata con una polaroid e le opere rimesse a terra in attesa di un nuovo visitatore/curatore.

In tre mesi sono state realizzate 178 diverse versioni della mostra nella convinzione che, come scriveva Marcel Broodthears, “everyexhibitionisonepossibilitysurrounded by manyotherpossibilitieswhich are worthbeingexplored”.­” (Luca Lo Pinto)

One, No One, One Hundred Thousand
One, No One, One Hundred Thousand

ANDREA ISOLA:

Questo progetto di mostra riassume ciò che cerco di spiegarvi attraverso i miei post, ovvero, l’importanza che assume l’allestimento (e a sua volta l’intera mostra) se visto come “strumento di produzione di senso e non squisitamente estetico” per riportare le parole di Luca.

L’allestimento deve avere oggettivamente una logica, ogni scelta, dalla posizione di un’opera, dall’altezza in cui la si appende o dal colore di una parete, deve essere ponderata in base ad un confronto equilibrato tra opere, tema curatoriale e spazio espositivo.

Poi, certo, può piacere o meno e il lato estetico resta comunque una componente importante dell’insieme, ma questo fa parte della sfera soggettiva, è un altro discorso.

#appuntidiunexhibitdesigner

Ph: courtesy of Luca Lo Pinto

One, No One, One Hundred Thousand
One, No One, One Hundred Thousand

Commenta con Facebook