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Milva, addio alla “Rossa” della canzone italiana

Addio a Milva

Addio a MilvaAddio a Milva, con lei si spegne una pagina unica, preziosa e irripetibile della musica italiana

Addio a Milva, la Rossa. La cantante è morta a 81 anni, sofferente da tempo si è spenta nella sua casa milanese, al suo fianco la fida segretaria Edith e l’affetto della figlia, Martina Corgnati. Nel 2010 usciva il suo ultimo disco, Non conosco nessun Patrizio, un album in cui Milva tornava a cantare –  dopo Milva e dintorni nel 1982 e Svegliando l’amante che dorme nel 1989 – il repertorio Battiato: in quell’occasione aveva dichiarato che sarebbe stato il disco che avrebbe chiuso la sua carriera. Nel 2011 si esibisce al Piccolo di Milano con La Variante di Luneburg, il recital tratto dallìomonimo romanzo di Paolo Maurensig; un ultimo impegno a cui ha voluto tener fede per amore del palcoscenico. Poi il silenzio, un ritiro impenetrabile a sigillo di una carriera ricchissima di successi e sperimentazioni, dalla canzone popolare partigiana (Bella ciao, Per i morti di Reggio Emilia) alla musica elettronica (Dicono di me, Storie da dancing), con quindici partecipazioni al Festival di Sanremo, un record imbattuto, l’ultimo nel 2007 con The Show Must Go On scritta per lei da Giorgio Faletti.

Addio a Milva Addio a MilvaUna discografia unica quella di Milva, la Pantera di Goro. La più colta delle interpreti italiane, così spesso è stata etchettata. Sicuramente è stata la più avventurosa, la più curiosa. Non c’è stato repertorio che abbia avuto paura di affrontare, facendo innamorare di lei tutti i più grandi autori e musicisti. Da Battiato (Alexadner Platz, Una storia inventata, In silenzio, I processi del pensiero) a Piazzolla (El Tango De Astor Piazzolla, 1998 – tra gli altri della loro collaborazione ventennale tra album e tour in giro per il mondo), da Vangelis (Tra due sogni, 1986 – anche in tedesco, Geheimnisse – un album elettronico in cui trova posto anche una rivisitazione della Carmen di Bizet) a Alda Merini (Sono nata il 21 a primavera, 2004), da Jannacci (La rossa, 1980) a Mikroutsikos (La mia età, 1974; Volpe d’amore, 1994). Del 1972 l’album che Morricone decide di arrangiare in suo onore, Dedicato a Milva da Ennio Morricone: «La voce di Milva  – scrive il Maestro – con la sua poplaresca tensione, con la sua raffinata interpretazione, con il suo calore dolce e forte, rappresenta per me uno dei momenti più alti del mio ideale di cantante (non solo di canzoni). La dedica ha quindi il senso di un semplice omaggio di uno dei tanti ascoltatori che la ammirano e che, guarda caso, stavolta, ha composto, strumentato e diretto i temi dei films dai quali sono state tratte le canzoni di questo disco».

Dalla Filanda a Alexander Platz, la sua geografia musicale non ha avuto confini. Ha cantato in francese, giapponese e tedesco, Ich hab’ keine Angst (album con Vangelis del 1981) resta nelle calssifiche tedesce per 48 settimane. Milva ha attraversato ogni repetorio facendolo suo, dal teatro di Brecht, con Giorgio Strehler, alle canzoni di Edith Piaf. È stata filologica e sovversiva, è stata appassionata e indomita, Milva è stata un’artista libera.

 

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