Shall we make a voyage to the new normal life?” (Sumiko Tasaka)
Miniartextil – storica manifestazione comasca dedicata alla Fiber Art – apre finalmente al pubblico dopo i continui rinvii causati dall’emergenza sanitaria e celebra fino al 18 luglio 2021 la sua trentesima edizione con installazioni site specific, allestite negli spazi della Pinacoteca Civica e del Padiglione Grossisti del Mercato Coperto. Le esposizioni mostrano 54 opere di piccolo formato (20×20 cm) – dette altresì minitessili – a cui si affiancano opere di grandi artisti. In occasione di questa importante edizione di Miniartextil, anche la neoclassica Villa Olmo riaprirà le sue porte ospitando METAMORPHOSIS, una mostra collettiva a cura di Paolo Bolpagni, Giovanni Berera e Sonia D’Alto. METAMORPHOSIS raccoglie voci figlie di epoche, formazioni e origini culturali differenti, accomunate però da un linguaggio, quello del filo, dell’uso del tessuto o dell’intreccio.
Ideata da Mimmo Totaro e Nazzarena Bortolaso e organizzata dall’Associazione ARTE&ARTE in collaborazione con il Comune di Como, dal 1991 Miniartextil porta in territorio comense visioni evocative e grandi nomi dell’arte nazionale e internazionale, accanto a quelle di giovani emergenti. Miniartextil compone un percorso in tutta la città, mettendosi in dialogo con la realtà contemporanea e i suoi artisti.
Itinerario Miniartextil
Mercato coperto
Nel Padiglione ex Grossisti del Mercato coperto – per la prima volta prestato a un noto evento culturale dagli anni della sua ristrutturazione – si trova una grande installazione commissionata da ARTE&ARTE dal titolo Sei esattamente dove dovresti essere. L’autore dell’opera Stefano Ogliari Badessi invita il pubblico a prendere parte a un’esperienza emozionale e interattiva.
I visitatori entrano infatti in una grande sfera dorata del diametro di 25 metri, un gonfiabile realizzato con sacchetti della spesa recuperati dall’artista a Shanghai. A terra una coperta bianca creata con la plastica che avvolge le balle di fieno dei campi della campagna lombarda – recuperata dal fiume Adda – fa da base a sculture realizzate con sete comasche, mentre occhi tribali fluttuano nell’aria immersi in geometrie di luce e colore. L’ambiente interagisce con lo spettatore e con i suoi movimenti, in uno spazio dal sapore hippie pregno di luce e suoni, tra cui il battito del cuore dell’artista. Insomma, un viaggio onirico e sensoriale, ma anche un invito a prendersi un momento per sé, vivendo appieno un’esperienza di comunione con l’arte.
Pinacoteca Civica
Punto di forza e orgoglio di Miniartextil sono i 54 minitessili esposti nella Pinacoteca Civica di Como, cuore del progetto. Essi aggiungono valore alla mostra a cura dell’associazione ARTE&ARTE con Giovanni Berera, che mette in dialogo i capolavori delle Civiche Collezioni con le opere di 26 artisti internazionali, scelti tra quelli che hanno partecipato a una delle edizioni di Miniartextil. Tra questi Magadalena Abakanowicz, Jeane Lurcat – considerato uno dei maestri della Fiber Art europea – gli artisti africani Joel Andrianomearisoa e El Anatsui, già Leone d’Oro a La Biennale di Venezia, con l’opera Seeds. E ancora le artiste americane Monica Teal e Kendall Buster, i cui lavori rivelano una particolare attenzione a temi politici e sociali, l’artista coreana Sun Rae Kim di cui vengono esposte piccole sculture in carta di riso e Wanda Casaril con l’opera Mappa per un viaggio immaginario. Completano il percorso i lavori di Giulio Locatelli, Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini, David Oliveira, Josep Grau-Garriga, Angela Glajcar, Alvaro Diego Gomez Campuzano, Giovanna Bolognini, Filippo Avalle, Olga De Amaral e Mimmo Totaro.
Artisti internazionali
Il “viaggio” nel mondo della Fiber Art tra i 26 artisti internazionali inizia con Giovanna Bolognini, che con la sua opera Il primo antro mostra una sorta di limbo composto in fibra tessile, dove tutto può accadere. Inutile far notare i sublimi contrasti tra le opere antiche della Pinacoteca e le installazioni di fibra tessile: parlano da sole e mostrano un mirabile lavoro di curatela.
Monika Teal presenta invece uno stormo di corvi neri, sulla scia di Amorales con le sue farfalle di carta ne L’ora dannata. La Teal – discendente da nativi americani – dà voce a riferimenti animistici, come si evince dalla sua opera Older than words, portando una riflessione sul senso dell’esistenza quotidiana e sull’ineluttabilità della morte. La sua pratica artistica crea dei totem capaci di esorcizzare ogni timore. Il corvo – solitamente simbolo di morte – qui ricorda che il nero è la condizione a cui arrivare per rinascere. Dietro a The Flying Crow fa capolino uno splendido quadro del Trecento, dal titolo Il Giovane e la Morte, completando così il topic dell’opera. Intagli mirabili e preziose perline sono un’operazione simbolo di metamorfosi: nelle ali nere dei corvi sono incastonate piccole luci che svelano germi di rinnovamento e trasformazione.
L’allestimento a Palazzo Volpi celebra la figura di Jean Lurçat, presentato mediante l’esposizione dell’arazzo Je parle d’un jardin (1965) e allestito in una delle sale della sezione medievale della Pinacoteca. Il maestro francese è l’unico presente nella selezione Miniartextil a Palazzo Volpi a non essere mai stato esposto prima nel circuito della mostra. Gli altri artisti, invece, hanno preso parte ad almeno un’edizione della rassegna a partire dal 1991.
Notevole anche l’opera di Olga de Amaral dal titolo Paisaje de Calicanto (1981), in cui i viola del suo Paese d’origine si mescolano ai marroni caldi della terra.
Fluttuante e metallico è l’Angelo di David Oliveira, già presente a Miniartextil nel 2018. L’artista portoghese – detto the Lisbon wire man – tratteggia una figura celeste nell’aria, annodando sottili fili di ferro. Un materiale rigido e freddo si connota di eterea leggerezza(significativo come contrasto antico il quadro seicentesco di San Francesco circondato dagli Angeli). L’opera è sospesa nello spazio, quasi priva di gravità, ma non di presenza: molti i rimandi allo scheletro in fragile neon dell’artista Tavares Strachan – creato per celebrare la memoria dell’astronauta morto nello spazio Robert Henry Lawrence Jr. – visto alla Biennale Arte 2019.
El Anatsui espone Seeds, un sontuoso arazzo metallico realizzato con materiali di riuso appiattiti, perforati e meticolosamente assembrati con un filo di rame. Nell’opera gli scarti regalano un magnifico ibrido tra tradizioni e arte, in cui riaffiorano le origini dell’artista.
Wanda Casaril è presente invece alla trentesima edizione di Miniartextil con Mappa per un viaggio immaginario: l’opera è un raffinatissimo intreccio di fili di cotone e carta, impalpabile e trasparente, che ricama nell’aria una tela candida e dettagliata. Indimenticabile nella sua bellezza.
Joel Andrianomearisoa, con il suo delicato Sentimental Garden, composto da otto piccoli quadri dove la materia tessile si stratifica su innumerevoli livelli, che restituiscono alla composizione delicate vibrazioni cromatiche: un delicato locus amoenus. L’artista sceglie stampe decorate con motivi floreali e vegetali, dando luogo a un multiforme universo di emozioni e ricordi, legati all’idea di giardino come luogo intimo di pace e contemplazione. Il suo lavoro è posto in dialogo con i dipinti barocchi presenti in maniera ottimale.
Commovente l’opera degli artisti Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini, Particelle famigliari. La scritta “Lo spazio tra noi riempie il mio cuore con un dolore intollerabile” – cucita sulle tre magliette – evoca un intimo ritratto di famiglia attraverso il tessuto. Le lettere sono ricamate a mano con precisione, segno della cura che ogni relazione familiare dovrebbe alimentare per eliminare le distanze e consentire a ciascuno di avere un nido da cui partire e in cui poter tornare. Le T-Shirt diventano quindi come umane rappresentazioni, non semplici oggetti da indossare per vanità.
Filippo Avalle, già presente nel 2004 e nel 2011, illumina Miniartextil con Olotratto di Carlo Bertelli. L’opera restituisce con profondità e potenza l’immagine di Carlo Bertelli, storico dell’arte, direttore del Gabinetto Fotografico Nazionale, soprintendente a Milano. La tecnica inedita produce un esito realistico e pittorico, ma anche evanescente e surreale.
Nell’opera di Marialuisa Sponga, Vertigine metropolitana, si percepisce tutto il rumore e la sensazione di caos da grande metropoli, acuto e forte tanto quanto i muri dei suoi edifici, rappresentati su tessuto come skyscrapers.
Terforation 2009-199 di Angela Glajcar – opera già esposta nel 2010 alla ventesima edizione di Miniartextil – è una successione regolare di fogli di carta sovrapposti, che ottiene presenza scultorea grazie a un secondario intervento di strappo e rimozione di parte della superficie, generando una cavità. L’effetto è un invito ad andare oltre, quasi come se fosse una grotta con spessore acquisito, nel cui incavo si generano suggestioni figurative legate alla natura: onde, tunnel di ghiacciai, formazioni rocciose erose.
Ultimo, ma non per fama – un po’ l’icona instagrammabile rappresentativa della 26 opere di artisti internazionali di questa trentesima edizione di Miniartextil – i coloratissimi e simpatici Tscho-Young Nina’s friends di Sun-Rae Kim. Simili a Teletubbies, sono piccole sculture incappucciate e senza volto, ricoperte da una texture a squame ottenuta con un elaboratissimo mosaico di cannucce intagliate. Nati come un gioco, i Tscho Nina’s Friends sono risultato di un’attenta ricerca nata durante i primi mesi di vita della più grande delle sue figlie, coniugando una duplice intenzionalità: da una parte il frutto del desiderio di creare dei compagni di gioco per la piccola, dall’altra sono rappresentazione della volontà dell’artista di sondare l’aspetto più inanimato dell’uomo. Le figure non hanno infatti né volto né occhi, sono gusci vuoti.
Minitessili
Per ciò che concerne invece i minitessili – piccoli capolavori in miniatura – l’opera più curiosa è stata Hara House della francese Lucie Richard-Bertrand, Premio Arte&Arte 2020. Una casa con lunghe radici: spazio per proteggersi, conservare, riconoscersi, amare. Un luogo dove sono custoditi e conservati i ricordi più profondi.
Una culla, un rifugio o un piccolo cosmo, dove fili di iuta crescono come flessibili radici nervose […] scavando nelle profondità della terra madre.” (Lucie Richard-Bertrand)
Andreina Battel con Stultifera Navis utilizza nel suo minitessile la metafora della nave: un’umanità che naviga in acque prima tempestose e ora alquanto incerte, attraversata da smarrimento e desiderio di condivisione. Lo scafo della Stultifera Navis, che ha quasi l’aspetto di un relitto alla deriva, è un intreccio di filo metallico e pezzi di specchio infranto.
Don’t blame me di Ilary Bottini è una spessa mascherina bianca su cui è riportata, con la tecnica del latch hooking, una bocca aperta da cui esce un arcobaleno di colori.
La mascherina è terrore e allo stesso tempo speranza, è barriera e allo stesso tempo grande gesto d’amore verso l’altro, è difesa. Ogni filo è annodato a un canovaccio in una fitta moquette che impedisce il respiro, che soffoca il suono della voce, che nasconde completamente i tratti del volto, ma che allo stesso tempo raffigura una bocca dalla quale scorre un fiume di colori, un fiume di parole e di sentimenti, una comunicazione esplosiva.”(Ilary Bottini)
La mascherina, da triste simbolo della pandemia, diventa oggetto d’arte privo della sua reale drammaticità. Dalla bocca fiorisce un arcobaleno, simbolo universale di nuovi futuri possibili.
Infine, sempre in tema Covid-19, la stravagante opera di Manuela Bieri, Social distancing:
Metamorphosis a Villa Olmo
La settecentesca villa comasca torna ad accogliere installazioni di arte contemporanea in occasione della trentesima edizione di MINIARTEXTIL fino al 18 luglio 2021.
Il fascino delle opere esposte e l’importanza degli artisti coinvolti rendono Metamorphosis il progetto ideale per comporre, insieme a Miniartextil, un racconto approfondito e di qualità dedicato a una particolare area espressiva dell’arte contemporanea internazionale, caratterizzata da una storia lunga e in continua evoluzione. La mostra, realizzata dalla Fondazione Bortolaso Totaro Sponga in occasione della trentesima edizione di Miniartextil, compone un percorso culturale unico tra le Mura e il Lago. Metamorphosis sarà accompagnata dalla pubblicazione di un catalogo edito da Edizioni Antiga, con testi critici di Giovanni Berera, Paolo Bolpagni e Sonia D’Alto.
Untitled di Ariel Schlesinger e Jonathan Monk consiste nell’accostamento di due tappeti che riproducono ciascuno in maniera fedele la pagina strappata di un catalogo di tappeti. C’è umorismo in questo trionfo dell’assurdo. Per entrambi è centrale l’attenzione agli oggetti di uso domestico e di consumo, alle situazioni ordinarie che si trasfigurano, provocando una bizzarra fenditura nel tessuto della nostra umanità.
Maurizio Donzelli ha allestito con le sue creazioni il Salone d’Onore di Villa Olmo. Donzelli concepisce i propri arazzi come palinsesti di immagini, riprendendo dettagli decorativi di antichi tessuti – quelli d’epoca medievale del Musée de Cluny di Parigi e i capolavori del Castello Sforzesco di Milano. L’opera però si completa davvero soltanto nell’esposizione, grazie al dialogo che viene a generarsi con lo spazio, in un’installazione complessiva che racchiude in un unico organismo i vari pezzi che la compongono.
L’opera di Margherita Raso è in tessuto Jacquard, che si misura con lo spazio e con le possibilità fisiche che un corpo può declinare. Tecnica nata in Francia, tra le trame e l’ordito del tessuto è intrecciata una percentuale di filato termosensibile che – sottoposto a calore – si ritira, creando i rilievi visibili in superficie. In questo modo la superficie del tessuto è pervasa visibilmente e tattilmente dal tracciato di una serie di corpi, attraversata da un movimento fluttuante.
Giulia Cenci usa gesti immemorabili e le tecnologie più avanzate, ma il suo strumento più importante sono le mani. La semplicità delle forme, l’assenza di ornamenti danno forza alle sue sculture, e possono permettere ad esempio ai rami di diventare cavi elettrici. Il suo lavoro si basa su artigianato e industria. Tutti i suoi progetti nascono dal contesto: il dialogo tra le opere e l’architettura, ma anche il dialogo tra le sculture stesse. Lavora con oggetti di uso quotidiano, presi dall’ambiente circostante ma anche dalla strada, per esempio pezzi di macchinari di scarto trovati nelle discariche, rimodellandone le forme originali. Macchina, filo, animale, vegetale, umano sono un unicum nel suo mondo. L’opera lascia una sensazione di dolce melanconia quasi post-apocalittica, ma molto d’effetto.
Moby Dick è una gigantesca balena bianca, proprio come quella evocata dalla scultura di Nedko Solakov – A Beauty 4 – adagiata sul pavimento della Sala degli Specchi di Villa Olmo. L’opera dell’artista bulgaro, maestro di storie fantastiche, attrae l’osservatore e lo spinge verso di sé, come una nuova sfida da esplorare. Questo è infatti ciò che rappresentano da sempre la balena e il suo ventre nella storia della letteratura: un passo di consapevolezza, un rito di passaggio necessario per la propria crescita, nonostante le avversità.
Una costante dei lavori di Solakov è la sapiente combinazione di riflessioni, fantasie e favole, che consegnano all’osservatore un indiretto commento sulla realtà, spesso con soluzioni ludiche. Infatti in A Beauty 4 ci si deve chinare per godere della luna (totalmente inaspettata!), presente all’interno del ventre della balena. Un’opera speciale, per sentirsi coraggiosi Achab. D’altronde, l’ignoto non è forse da sempre terribilmente affascinante?
Matteo Nasini parte dallo studio del suono, per concretizzarsi in forme fisiche che analizzano in profondità e osservano la superficie della materia sonora e di quella plastica. Le sue sculture e le installazioni, concepite come segni plastico-cromatici, reinventano lo spazio nel segno dell’essenzialità, ma anche di una certa energia onirica, poetica, visionaria.
È della massima importanza che ripetiamo i nostri errori per ricordare alle generazioni future la profondità della nostra stupidità.”
Questo pensiero di Slavs and Tartars, estremamente veritiero, è il fulcro cardine dell’opera piena di contrasto (Mystical Protest, appunto) tra la location neoclassica di Villa Olmo e il forte neon presente, per ben tenere impresso il monito sopracitato. Il testo appare luminoso al di sopra del tessuto Muharram e semicoperto da neon fluorescenti che scandiscono verticalmente l’intera opera, in un gioco tra eternamente visibile e difficilmente leggibile. Un’installazione profonda e di impatto, con un chiaro significato: la metamorfosi si misura anche nella contaminazione dei tempi. Presente, passato e futuro coesistono.
MINIARTEXTIL Trentesima Edizione
Como
Pinacoteca Civica
Nuovo Padiglione Grossisti del Mercato Coperto
Fino al 18 luglio 2021
METAMORPHOSIS
Mostra di Arte Contemporanea a Villa Olmo
in occasione della trentesima edizione di Miniartextil
Como, Villa Olmo
Fino al 18 luglio 2021
Promossa e realizzata da Fondazione Bortolaso.Totaro.Sponga
www.bortolaso-totaro-sponga.it