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La Cinematocrazia di Massimo Donà, verità e finzione nel linguaggio del cinema

Cinematocrazia Massimo Donà Blow-Up (Michelangelo Antonioni)
 Cinematocrazia Massimo Donà
Blow-Up (Michelangelo Antonioni)

La Cinematocrazia di Massimo Donà, il potere del cinema tra verità e finzione, da Antonioni a Tarantino attraverso la menzogna del mondo

“L’arte è una menzogna che ci fa capire la verità
– Pablo Picasso

Tutto vero, tutto falso. Filosofo e cinefilo, Massimo Donà in Cinematocrazia (in libreria con Mimesis) torna a indagare la natura del cinema. “Il cinema come specchio della coscienza; ma… coscienza di chi? – si interroga Donà – Dello spettatore, del regista, dell’attore?”. Partendo dall’assunto che il cinema è per sua intrinseca natura una menzogna (scoperta per altro, sfacciata e consapevole, ma mai confessa – qualora lo fosse non sarebbe più menzognera), l’autore in questa raccolta di saggi va a sondare l’essenza dell’esperienza cinematografica.

In questo volume Donà affronta autori capitali, sia del cinema che della filosofia: Michel Foucault, Deleuze (ovviamente), Godard, Antonioni e Tarantino. Per iniziare a mettere a fuoco la natura paradossale dell’esperienza cinematografica però, Donà parte da un film di Alain Resnais, Melò (1986). Storia di tradimenti, passioni e sensi di colpa, la pellicola trova nella “menzogna” il suo tema centrale, “si tratta anche – scrive – di un film sull’epifania dell’impossibilità del vero. Sì, perché la narrazione di Resnais si snoda a partire da un mirabile apertura incentrata sulla messa in scena della verità aristotelicamente intesa”. Nell’impossibilità di ammettere un tradimento trova la sua definizione (il suo ritratto) la natura stessa del falso, perché la menzogna per essere tale non può avere in sé la volontà di distinguersi dalla verità, per essere tale deve volersi confondere con essa.

Il falso, in quanto distinto dal vero, non può riconoscersi come falso, altrimenti sarebbe enunciatario di una verità, negando sé stesso e la propria natura. Questo paradosso attorno a cui ruotano le dinamiche dei protagonisti di Melò (un classico triangolo amoroso) è lo stesso su cui si fonda la natura del rapporto tra cinema e spettatore.

Cinematocrazia Massimo Donà
Mélo (Alain Resnais)

Quella del cinema, attraverso numerosi esempi (Matrix, Prénom Carmen, L’angelo sterminatore, La grande bouffe, e molti altri), temi e riflessioni, viene così descritta come un’arte dalla natura menzognera, ma che – contemporanemante – riesce a essere uno specchio della realtà. Verità e finzione, realtà e rappresentazione, reale e finzionale: dicotomie e paradossi filosofici prendono forma nel cineforum di Donà, che mette alla prova il lettore con un testo denso e immaginifico. Tra gli altri, esemplificativo il caso di Blow-up, diretto da Antonioni nel 1966 (Palma d’Oro a Cannes 1967), film che ha come tema centrale il rapporto tra immagine e realtà, tema antico e studiato anche da Platone per cui il mondo manifesto altro non è che “immagine” del reale: protagonista un fotografo, che diventa simbolo dell’occhio che indaga la natura del reale, in cerca di una strada attraverso lo specchio della rappresentazione.

Cinematocrazia è un esercizio concettuale stimolante e ricco di spunti cinefili (e non solo), che restituisce (come il cinema) delle immagini in grado di farci vedere come il cinema ci trasporta in un altro mondo (parallelo e diverso), ma in quello che il mondo della quotidianità propriamente non è. Il buio della sala non è una vita parallela, ma uno specchio che ci permette di esperire una finzione senza mostrare la sua stessa finzione, e questo si riconduce in un’esperienza di verità.

Al cinema tutto si confonde, godiamo della paura, sperimentiamo a livello sensibile lo sconcerto, è quindi un’esperienza esaltante e insieme inquietante, un’esperienza totale (e totalizzante), dove non si può scindere godimento e patimento, è in questo modo il cinema si finge vita (e noi spettatori gli permettiamo di fingersi tale, in un processo di doppia negoziazione).

Massimo Donà, filosofo e musicista jazz, è docente ordinario di Filosofia teoretica all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Tra le sue pubblicazioni: La filosofia di Miles Davis (2015), In principio (2017), La filosofia dei Beatles (2018), Apologia dell’immediato (2020) e L’irripetibile (2020).

 Cinematocrazia Massimo Donà

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