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A Palazzo Barberini si detta il Tempo Barocco

Tempo Barocco, Palazzo Barberini, Roma Tempo Barocco, Palazzo Barberini, Roma
Tempo Barocco, Palazzo Barberini, Roma
Tempo Barocco, Palazzo Barberini, Roma

Con la mostra Tempo Barocco, le Gallerie Nazionali di Arte Antica presso Palazzo Barberini inaugurano il nuovo spazio dedicato alle esposizioni temporanee. Fino al 3 ottobre

Un nome semplice – Tempo Barocco – che, però, racchiude ben più della somma delle due parole che lo compongono. Perché la mostra di Palazzo Barberini, curata da Francesca Cappelletti e Flaminia Gennari Santori, indagando l’epoca del Barocco e le sue svariate declinazioni in ambito artistico, finisce per interrogarsi sul concetto di Tempo. Il luogo che la ospita, del resto, è quello ideale: basti pensare alla volta decorata dal Trionfo della divina Provvidenza di Pietro da Cortona, una vera e propria summa di tutto ciò che il Barocco rappresenta. Ovvero la rilettura opulenta dell’antico, le forme titaniche, i gesti teatrali, la cattura dello spettatore con l’obiettivo dichiarato di suscitarne l’emozione. Per capirlo è sufficiente posare lo sguardo anche su una sola delle 40 opere presentate e fare qualche nome: l’immancabile Gian Lorenzo Bernini, il tenebroso Valentin de Boulogne, il rigoroso Nicolas Poussin, l’elegantissimo Anton Van Dyck.

 

Antoon Van Dyck (Anversa, 1599 – Londra, 1641), Il tempo taglia le ali all’Amore, 1627 circa, olio su tela, 187 x 120,5 cm, Parigi, Institut de France. Musée Jacquemart-André, © Christophe Recoura
Antoon Van Dyck (Anversa, 1599 – Londra, 1641), Il tempo taglia le ali all’Amore, 1627 circa, olio su tela, 187 x 120,5 cm, Parigi, Institut de France. Musée Jacquemart-André, © Christophe Recoura

Una menzione speciale è d’obbligo per i due Guido: il celestiale Reni a cui si contrappone l’irresistibile carnalità di Cagnacci. Se il primo, con il suo Amor sacro e Amor profano così lontano dal kitsch involontario di un Giovanni Baglione, seduce chi guarda inducendolo a parteggiare per chi tra i due protagonisti della tela è più bello, il secondo ci mette di fronte al morboso fascino dell’allegoria di ciò che è ineludibile.

 

Guido Reni (Bologna, 1575 - 1642), Amor sacro e Amor profano, 1622-1623, olio su tela, 131 x 163 cm, Genova, Galleria Nazionale di Palazzo Spinola
Guido Reni (Bologna, 1575 – 1642), Amor sacro e Amor profano, 1622-1623, olio su tela, 131 x 163 cm, Genova, Galleria Nazionale di Palazzo Spinola

 

Guido Cagnacci (Santarcangelo di Romagna, 1601 – Vienna, 1663), Allegoria del Tempo (o della vita umana), 1650 circa, olio su tela, 118,2x95,3 cm, Lampronti Gallery
Guido Cagnacci (Santarcangelo di Romagna, 1601 – Vienna, 1663), Allegoria del Tempo (o della vita umana), 1650 circa, olio su tela, 118,2×95,3 cm, Lampronti Gallery

Il Tempo è, infatti, implacabile a prescindere da come venga rappresentato. Può essere, più comunemente, un vecchio alato: è il caso del Van Dyck in cui è ritratto letteralmente impegnato a tagliare le ali ad Amore, tipicamente intento a svelare la Verità come lo vuole Giovanni Domenico Cerrini, calato in una complessa allegoria dedicata alla Fortuna e firmata da Giacinto Gimignani o vessato da Speranza e Bellezza secondo l’ispirazione di Simon Vouet. La sua presenza, anche quando invisibile, è denunciata: attraverso un’opera potente dal titolo Le quattro età dell’uomo di Valentin de Boulogne o sottolineando la caducità delle cose grazie al messaggio subliminale delle nature morte di Christian Berentz. Ma ci troviamo pur sempre in epoca barocca: per scandire il suo inarrestabile passo ecco sorprendenti e lussuosissimi strumenti, tra cui lo stupefacente Orologio con scheletro di Christian Giessenbeck o l’esotico Automa in forma di elefante attribuito a Erasmus Pirenbrunner.

 

Valentin de Boulogne (Coulommiers, 1591 – Roma, 1632), Le quattro età dell’uomo, 1629 circa, olio su tela, 96,5 x 134 cm, © The National Gallery, Londra. Presented by the 2nd Viscount Bearsted through the Art Fund, 1938
Valentin de Boulogne (Coulommiers, 1591 – Roma, 1632), Le quattro età dell’uomo, 1629 circa, olio su tela, 96,5 x 134 cm, © The National Gallery, Londra. Presented by the 2nd Viscount Bearsted through the Art Fund, 1938
Christian Giessenbeck (Augusta, att. 1640 - 1660), Orologio con scheletro, 1640–1660, oro, smalti e pietre preziose, h. 10 cm, Zurigo, Museo Nazionale Svizzero
Christian Giessenbeck (Augusta, att. 1640 – 1660), Orologio con scheletro, 1640–1660, oro, smalti e pietre preziose, h. 10 cm, Zurigo, Museo Nazionale Svizzero

La mostra divisa in 5 sezioni – Il mito del Tempo, Il Tempo e l’Amore, Il Tempo tra calcolo e allegoria, Tempo Vanitas, Fermare il Tempo, cogliere l’azione – offre, inoltre, la possibilità di accedere per la prima volta a uno spazio espositivo dedicato alle esibizioni temporanee: 8 sale per un totale di 750 mq con cui si conclude un importante progetto di restituzione al pubblico iniziato nel 2017 e frutto di un accordo tra il Ministero della Cultura e quello della Difesa. Una intesa che ha portato a far parte delle Gallerie Nazionali di Arte Antica gli ambienti che, sin dal 1934, erano il Circolo Ufficiali delle Forze Armate. Dopo importanti lavori di restauro, conservazione e valorizzazione uniti a interventi per adeguare il tutto ai più elevati standard espositivi e ambientali Palazzo Barberini si prepara, evidentemente, a cogliere nuove sfide. Confermandosi come il più vivace e attivo tra “i musei antichi” della Capitale.

Tempo Barocco
Dal 15 maggio al 3 ottobre 2021
Roma, Gallerie Nazionali d’Arte Antica – Palazzo Barberini
Orari: martedì – domenica 10.00 – 18.00. Ultimo ingresso alle ore 17.00. Sabato e festivi prenotazione obbligatoria

https://www.barberinicorsini.org/

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