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Untold Stories: lo sguardo di Peter Lindbergh sulla propria opera in mostra a Torino 

Peter Lindbergh, Sabisha Friedberg & Jessica Stam, Paris, 2007
Peter Lindbergh, Sabisha Friedberg & Jessica Stam, Paris, 2007

Per la prima volta esposta in Italia nella sua versione completa, la mostra su Peter Lindbergh curata dall’autore stesso va in scena a Torino, presso lo spazio ARTiglieria Con/temporary Art Center. Fino al 13 agosto 2021.

Nato nel 1944 e cresciuto a Duisburg, il fotografo tedesco ha trascorso due anni lavorando a una libera raccolta di 140 fotografie che offrono una visione profonda della sua vasta opera, dai primi anni ’80 ai giorni nostri. L’esposizione Untold Stories celebra l’eredità di Peter Lindbergh, scomparso nel settembre 2019, e mostra l’approccio molto personale di questo maestro nel suo lavoro. “La prima volta che ho visto le mie fotografie sui muri del mock-up della mostra, sono rimasto sorpreso, ma in modo molto positivo. È stato travolgente trovarsi così di fronte a chi io sono.”, ha spiegato Lindbergh in un’intervista per il catalogo nel giugno 2019.

Peter Lindbergh, Milla’s shoes, Mojave desert, 1990

La mostra è concepita in tre capitoli. Due installazioni di grandi dimensioni completano la presentazione e gettano una luce fresca e sorprendente sul lavoro di Lindbergh. Manifest, la monumentale installazione di apertura, che presenta diversi blueback di grandi dimensioni, fornisce un’introduzione coinvolgente alla comprensione della fotografia di moda di Lindbergh. Nella sezione centrale della mostra, Lindbergh ha scelto e organizzato insieme le immagini che considerava personalmente fondamentali nell’ambito della sua opera. Ha sperimentato con i suoi materiali d’archivio e ha rivelato nuove storie rimanendo fedele al suo linguaggio. Fotografie emblematiche insieme ad altre mai viste prima, vengono esposte in coppia o in gruppi, dando luogo a interpretazioni inaspettate e suggestive.

La mostra si chiude con la video installazione Testament (2014), che svela un lato fino ad ora sconosciuto della pratica e del carattere del fotografo tedesco. Girato attraverso uno specchio unidirezionale, il video mostra lo scambio silenzioso tra la telecamera di Lindbergh ed Elmer Carroll. Il detenuto nel braccio della morte della Florida ha trascorso 35 minuti a guardare attentamente il suo riflesso: meditativo, introspettivo e con un’espressione facciale minima. Presentata per la prima volta, l’installazione aggiunge una dimensione inaspettata alla mostra e apre una discussione su argomenti che erano di centrale importanza per Peter Lindbergh: introspezione, empatia e libertà.

Peter Lindbergh, Universal Studios, Los Angeles, 2004

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