Renata Fabbri arte contemporanea è lieta di presentare Fioritura, prima mostra personale di Serena Vestrucci (Milano, 1986). Dal 26 maggio all’11 settembre 2021 l’esposizione pone in dialogo una serie di sculture e un gruppo di disegni.
La complessità dell’esistenza umana si nasconde nel quotidiano. Lo fa in modo allusivo, talvolta spaesante, in altre occasioni scherzoso. Questo è quel che restituisce l’arte di Serena Vestrucci, in mostra nella sua prima personale alla galleria Renata Fabbri arte contemporanea.
Attratta da oggetti, immagini, materiali, concetti e situazioni appartenenti alla quotidianità, l’artista fa di questi il soggetto e la materia prima dell’esperienza artistica. Dopo averli selezionati, Vestrucci li deconsteualizza e destruttura, donando loro nuovi significati e implicazioni.
É da questo calibrato slittamento di senso che prende nome la mostra, intitolata Fiuritura. Se in apparenza questo rimanda infatti al sorgere spontaneo della vita, a ben guardare la fioritura si scopre essere segno di invecchiamento, disfacimento, macero. In questo paradosso risiede il carattere ironico, ma al tempo stesso tragico e poeticamente violento della pratica di Serena Vestrucci.
Entrando nel merito della mostra, nelle sale principali si trovano a terra dodici Teste di cavolo, sculture in bronzo ricavate dal calco in scala 1:1 di una famiglia di cavoli (cavolo rosso, cavolo cappuccio, broccolo, cavolfiore, verza, cavoletti di Bruxelles) sulla cui superficie si scorgono sembianze umane. Le opere, appartate e solitarie, presentano un catalogo immaginario di piccole figure offese, insultate, schernite e pertanto emarginate, allontanate e respinte.
Il riscatto da tale senso di isolamento e solitudine ha luogo al piano sottostante, dove un insieme di piccole macchie rivela un’immagine resa possibile grazie alla vicinanza e all’accostamento di queste ultime. Batter d’occhio è un disegno corale: una moltitudine di tracce di battiti di ciglia replicati e fermati dall’artista su ampi fogli di carta installati a parete. Qui le ciglia sono pensate da Vestrucci come pennelli che ognuno ha costantemente a disposizione e che, nel loro incessante movimento, lasciano segni incontrollati che graffiano l’aria. Il loro battito, istantaneo e inafferrabile, rimanda alla durata rapida e transitoria che intercorre tra uno sguardo e l’altro, allo stesso modo in cui è la nostra presenza: momentanea e fuggevole. Un richiamo alla collettività.