“È essenziale sperimentare modelli alternativi nei quali l’immaginazione possa essere il motore principale.”
Sono queste le parole che Luca Lo Pinto, direttore del museo Macro di Roma, ha utilizzato in un’intervista per raccontare l’idea che sta alla base della nuova organizzazione del museo. Il progetto espositivo, articolato in tre anni, si chiama Museo per l’Immaginazione Preventiva — Editoriale, ed esprime la volontà di lasciar libero il visitatore di tirar fuori la propria immaginazione, mettendo a disposizione allo stesso tempo delle guide per farsì che non si smarrisca.
In che modo accade tutto questo?
L’iniziativa ha mosso i suoi primi passi il 13 febbraio 2021 con l’inaugurazione di 8 mostre, o rubriche, trattandosi il progetto stesso di un magazine tridimensionale, attraverso le quali i visitatori possono orientarsi a piacimento e dove le opere d’arte suggeriscono diverse e insolite possibilità esperienziali. Esse si dispongono come pezzi di un puzzle in maniera frammentata, lasciando al visitatore la libertà di ricostruire un proprio percorso e di trovare una connessione tra linguaggi, discipline, poetiche e generazioni apparentemente distanti.
L’obiettivo, quindi, è quello di abbattere il senso di distacco solitamente trasmesso da un museo, causato a volte dall’arroganza di voler insegnare qualcosa al visitatore. Al contrario, ciò che si cerca di comunicare è la sensazione di entrare in un luogo che generi serenità ed empatia tra le persone. Uno degli strumenti progettuali al servizio di questa nuova ricerca è l’unlearning: cercare per un istante di dimenticare cos’è il museo, non tanto nel senso di perdita di conoscenza, ma inteso come un lavoro di decostruzione.
È il museo stesso, allora, che si mette in discussione e si trasforma in un luogo dove fermarsi, fare esperienza, ma anche studiare e interrogarsi sulla produzione artistica contemporanea: l’idea è quella di promuovere e coinvolgere il più possibile tutti in un esercizio di auto interrogazione secondo la quale, entrando nel museo, non per forza si accetti o si dia per scontato che tutto ciò che vi si trova sia arte.