Dal prossimo 20 settembre prende avvio la 3° edizione del Master post laurea con stage “Management della Cultura e dei Beni Artistici” di RCS Academy. Un master dedicato a chi vuole specializzarsi ed avviare la propria carriera nel settore della cultura e dell’arte. Ad oggi il 100% dei diplomati è stato collocato in stage, grazie alle numerose partnership con aziende ed istituzioni del settore che intervengono al master con testimonianze, case history e project work. Abbiamo chiesto a Roberta Scorranese, Vice Caposervizio delle Pagine Culturali del Corriere della Sera e membro della Direzione Scientifica del corso assieme ad Alessandro Cannavò, di illustrarci il Master a trecentosessanta gradi.
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Master post laurea in Management della Cultura e dei Beni Artistici di RCS Academy. Quali sono gli obiettivi principali del Master? A chi è rivolto e quali sono i punti di forza del programma (dagli enti coinvolti alle personalità di spicco)?
Il master si rivolge a tutti quei laureati o laureandi che coltivano l’interesse per la cultura nelle sue forme più ampie, anche quelle più inaspettate. Faccio l’esempio partendo da una mostra. Una mostra è, sì, un’esposizione di opere d’arte ma è anche un campo di ricerca, è un evento da costruire “dal vivo”, un evento da comunicare sfruttando la conoscenza dei canali digitali. Una mostra è un’occasione di scambi sociali, una costruzione di relazioni. Una mostra è il recupero e la valorizzazione di un patrimonio artistico ma è anche il campo d’azione degli strumenti tecnologici della sicurezza. Ecco perché i punti di forza del programma sono quelli che coinvolgono enti prestigiosi (a partire dal ministero della Cultura fino alla Triennale) e personalità di spicco come – solo per citare qualche nome – Stefano Boeri, Marco Magnifico, Clarice Pecori Giraldi. Gli obiettivi, in sostanza, sono quelli di formare donne e uomini che nella produzione culturale non vedano soltanto un veicolo di contenuti ma un sistema articolato, ricco – permettetemi: fantasioso – di connessioni tra campi e interessi diversi.
Qual è l’universo culturale attuale con cui deve confrontarsi lo studente del Master? Quali sono gli strumenti che mette in campo il Master per affrontare consapevolmente questa “dimensione contemporanea”?
Certamente la pandemia ci lascia in eredità una situazione fluida, cangiante. Da una parte presto dovrebbero arrivare le risorse per far ripartire il settore, ma dall’altra bisogna cambiare paradigma e puntare con maggiore decisione sulla transizione ecologica e su quella digitale. Per noi però questa è una sfida affascinante. E anche per questo coinvolgiamo enti e istituzioni (per esempio Symbola) che da anni studiano queste interconnessioni tra il mondo e la cultura. Convinti che la cultura non sia una bolla sconnessa dalla nostra vita, ma che anzi sia uno strumento di interpretazione del mondo che viviamo. Faccio un esempio concreto: in uno dei nostri art talk il direttore della Pinacoteca di Brera e della Biblioteca Braidense James Bradburne ha illustrato quello che per lui sarà il vero cambio di prospettiva: non più semplici fruitori della cultura ma partecipanti alla costruzione di sistemi culturali. Sono convinta che questo sia il momento storico perfetto per parlare di inclusione, di partecipazione attiva dei cittadini, di un coinvolgimento maggiore di giovani e di donne. Per esempio in uno dei project work che abbiamo messo in campo con l’ultima classe del Master abbiamo pensato ad un festival che includa le scuole nelle aree più svantaggiate e ferite dalla povertà educativa.
Aggiungo soltanto che oggi più che mai chi si occupa di gestione e valorizzazione del patrimonio artistico e culturale deve fare i conti con un concetto molto esteso di cultura, che va dalla cura di un monumento a quella di un intero borgo, per fare un esempio. Sul modello del FAI, istituzione che ci ha sostenuto sin dall’inizio. E poi occorre ripensare il modello di turismo, perché quello che abbiamo coltivato finora (grandi città d’arte affollate e aree spopolate nell’interno) non può più funzionare. C’è il tema del diritto d’autore nella diffusione delle immagini, oggi importante in un mondo in cui il digitale non può più essere un accessorio. E c’è il tema della ricerca, da implementare e da sostenere.
Nel proliferare di Master post laurea come si differenzia il Master di RCS Academy? Qual è il valore aggiunto che rappresenta il corso?
Naturalmente la differenza più eclatante la fa la presenza di un gruppo grande, strutturato e molto variegato come quello di RCS. Dal Corriere della Sera alla Gazzetta dello Sport per continuare con i periodici e con la presenza di La7 all’interno della galassia di CairoRcs Media: veri e propri bacini di competenze che sono a disposizione degli allievi e delle allieve. Un patrimonio di professionisti che guidano i corsi a seconda delle competenze, dall’economia alla cultura alla tecnologia alla comunicazione alla moda e così via. Un patrimonio che vuol dire anche occasione di fare pratica sul campo.
Com’è strutturato il piano di studi e quali attività pratiche, sul campo, sono previste?
Il Master si distingue per una didattica molto pratica: ogni modulo prevede esercitazioni e testimonianze che, in alternanza alle lezioni creano concrete occasioni di confronto e dibattito su temi di grande attualità, permettendo ai partecipanti di interagire con i rappresentanti di istituzioni eccellenti, di misurarsi con sfide e casi di studio che i protagonisti del mondo culturale vivono quotidianamente: sono previsti infatti dei project work con diverse istituzioni nazionali, dei veri e propri progetti di applicazione sul campo che portano gli studenti e le studentesse a confrontarsi con strumenti economici, normativi, di comunicazione e di approfondimento storico-artistico. Possono essere progetti di valorizzazione di un museo, di fidelizzazione nei confronti di un’istituzione, di creazione di eventi dal vivo o persino di viaggi, sul modello dei Viaggi del Corriere.
Il percorso fornisce una panoramica delle professionalità operanti all’interno della filiera culturale: gli otto moduli formativi affrontano in particolare i temi del project management e della gestione di un progetto (mostra, evento fisico o digitale) dal concept alla messa a terra con uno sguardo di particolare attenzione alle tematiche di digital marketing, comunicazione e storytelling.
Parte importante del programma approfondisce la sostenibilità dei progetti e delle istituzioni in ottica strategica, approfondendo le logiche di progettazione finanziata e cooperazione pubblico-privato.
Infine, il turismo e la valorizzazione territoriale sono argomenti centrali del corso così come l’innovazione tecnologica come strumento di ampliamento dei pubblici e di nuova fruizione dell’esperienza artistica.
Capitolo stage e sbocchi professionali. Esempi concreti di studenti che hanno trovato una occupazione a seguito degli stage.
Il master fornisce una preparazione e un orientamento alle professioni più richieste dal settore culturale: dalla valorizzazione dei territori alla sostenibilità museale, dai progetti digitali alle forme di comunicazione più innovativa, dal project management alla didattica.
Il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano e Museo Egizio di Torino, cheFare e Sky Arte, Fondazione Corriere della Sera e Way, sono solo alcune delle realtà che hanno scelto gli studenti di RCS Academy.