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Le favolose e rarissime monete d’oro del doge Ludovico Manin

 Il baffuto Umberto I ritratto sulle 100 lire d’oro del 1880 della Zecca di Roma
Il rari multiplo da 10 zecchini di Ludovico stimato 7.500 euro.
Il rari multiplo da 10 zecchini di Ludovico stimato 7.500 euro.

Bistrattato dalla satira, che non mancò di far riferimento alle origini friulane della famiglia: “El dose Manin/dal cuor picenin/l’è streto de man/l’è nato furlano”, Ludovico Manin è stato il doge che segnò la fine di Venezia. Secondo Alvise Zorzi di suo era ricchissimo, ma era anche generoso, eccome! Nel giro sul pozzetto aveva gettato soltanto monete d’oro, e fra feste e largizioni (aveva tra l’altro fatto un dono di diecimila lire ai poveri “barmabotti”, i nobilucci pieni di figli e di miseria) aveva speso la bellezza di 458.000 lire venete contro una sovvenzione di cento ottomila.

Doge per 8 anni, dal 1789 al 1797, largheggiò nella coniazione di monete d’oro. Doppie, zecchini, mezzi zecchini, quarti di zecchini, ducati. E’ tuttavia nei multipli di zecchino che di dimostrò particolarmente di manica larga, lasciando in eredità delle monete rarissime. Come i multipli culminati nel rarissimo 105 zecchini d’oro pesante 367,41 grammi. Monete certamente da ostentazione, non certo destinate ai pagamenti quotidiani, che comprensibilmente sul mercato compaiono raramente. Tondelli monetati ricercatissimi, anche nei moduli per modo di dire più modesti, tipo il pezzo da 10 zecchini, per battere il quale vennero utilizzati 34 grammi del biondo metallo. Non per niente Bolaffi (www.astebolaffi.it)  nella vendita pubblica del 27/28 maggio propone un esemplare del multiplo da 10 zecchini a partire da 7.500 euro.

Come da tradizione al diritto la moneta mostra il doge genuflesso con l’asta culminate nella croce, riceve la benedizione di San Marco, mentre il rovescio è raffigurato Gesù Cristo benedicente entro una cornice a mandorla.

La vendita comprende anche alcuni normali zecchini (in questo caso il peso è di 3,49 grammi)  con quotazioni che spaziano da 300 (Alvise IV Mocenigo) a 1.000 euro (Francesco Loredan).

Il rari multiplo da 10 zecchini di Ludovico stimato 7.500 euro.

Milleottocento e passa i lotti della vendita torinese la quale riserva un’attenzione particolare alla monetazione dei Savoia. Che poi continua ad essere la più popolare, quantomeno per quel che riguarda le coniazioni dei re d’Italia. Bene inteso anche le monete di altri sovrani presentano pezzi interessanti. L’aureo da 80 lire battuto nel 1821 dalla Zecca di Torino per volontà di Carlo Emanuele IV, sovrano di Sardegna, è infatti offerto a 25.000 euro. Da 30.000 euro parte l’aureo da 100 lire del 1880 di Umberto I. Un’edizione del 1882 della stessa moneta è invece valutata 3.000 euro. La differenza delle due quotazioni è legata al numero degli esemplari battuti: 145 esemplari nel primo caso, 1.229  nel secondo caso.

Il top della vendita è appannaggio di una moneta d’oro di Vittorio Emanuele II. Si tratta delle 50 lire del 1864, battute in 103 esemplari dalla Zecca di Torino che partirà da 100.000 euro.

80 lire di Vittorio Emanuele I, anno 1821, valutate 25.000 euro.
80 lire di Vittorio Emanuele I, anno 1821, valutate 25.000 euro.

Il baffuto Umberto I ritratto sulle 100 lire d’oro del 1880 della Zecca di Roma

 

4 1019  Centomila euro tondi è la stima assegnata a questo moneta d’oro da 50 lire del 1864 di Vittorio Emanuele II.

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