Fulcro della mostra è il NEG, apparecchio concepito da Agnetti nel 1970 in collaborazione con la Brionvega per dare rilevanza al silenzio e alle pause
“Ha modificato un giradischi stereofonico per far sì che, in mancanza di suono che lo attraversasse, la macchina producesse un rumore bianco. Che desse così rilevanza al silenzio, alle pause della musica o del discorso”. Il soggetto è Vincenzo Agnetti, il grande artista scomparso nel 1981. A cui Bologna rende omaggio fino al 13 giugno negli spazi del Padiglione de l’Esprit Nouveau. E l’oggetto è il NEG (da negativo), apparecchio concepito e brevettato da Agnetti e poi costruito in collaborazione con la nota azienda di elettronica Brionvega nel 1970. Fu utilizzato per la realizzazione di un solo lavoro dal titolo Vobulazione e Bieloquenza NEG (1970), video a quattro mani con Gianni Colombo realizzato in occasione della mostra Telemuseo, alla Triennale di Milano.
A lungo scomparsa dopo la morte dell’artista, l’opera è stata riscoperta grazie al lavoro svolto nel 2019 dall’Archivio Agnetti in collaborazione con l’azienda Recipient.cc di Milano. E ora viene presentata al pubblico per la prima volta in questa mostra, curata da Luca Cerizza in occasione della nona edizione di ART CITY Bologna. A farle da contorno una selezione di opere cronologicamente e tematicamente vicine al NEG, presenti in mostra tramite materiali d’archivio in parte inediti. Dal già citato Vobulazione e Bieloquenza NEG (1970), a quattro Assiomi dei primi anni Settanta, al Libro dimenticato a memoria (1970).