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“Ciò che resta” dei Santi. Antichi reliquari d’oro, d’argento, di rame raccolti un una mostra preziosa

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Una mostra preziosa e importante. Preziosa perché presenta antichi reliquari d’oro, d’argento, di rame, dal XI al XVI. Si tratta di custodie, di forme e materiali diversi, per conservare “ciò che resta” dei santi (pezzi del corpo, di vestiti e oggetti). Importante, perché abbraccia un grande territorio, Piemonte, Valle d’Aosta, Svizzera, l’antica Savoia, terra ricca di arte dal fascino sottile, e perché nessun altro paese ha un numero così grande di simili manufatti, nel passato ricercatissimi. La contemplazione delle reliquie dei santi portava infatti alla salvezza spirituale. Non poche le guerre per impossessarsi dei sacri resti.

Si intitola “Ritratti d’oro e d’argento. Reliquari medievali in Piemonte, Valle d’Aosta, Svizzera e Savoia” (Torino, Palazzo Madama, Piazza Castello, sino al 12 luglio; una seconda sede è ad Aosta, nel Museo del Tesoro della Cattedrale).Curata da Simonetta Castronovo per Torino, da Viviana Maria Vallet per Aosta, la rassegna in due sedinasce nell’ambito della rete internazionale Art médievaldansles Alpes, di cui fanno parte Palazzo Madama, la Soprintendenza di Aosta e il Museo del Tesoro della cattedrale della stessa città, che da alcuni anni concentrano le proprie ricerche sulla produzione artistica medievale negli antichi stati sabaudi. Dopo la scultura lignea, ora è la volta dell’oreficeria recuperata attraverso un vasto censimento effettuato dai musei di Annecy, Chambery, Ginevra, Sion, Aosta, Susa e Torino. Il risultato è una notevole quantità di busti reliquari, di notevoli dimensioni, di cui oltre trenta complessivi esposti nelle due sedi (diciotto a Torino). Provengono da tutte le diocesi del Piemonte e rappresentano santi legati alla devozione dei territori.

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Volti ieratici, eppure curiosamente espressivi, arricchiti da pietre preziose, smalti e vetri colorati, raccolti in ordine cronologico, dal XI, quando orafi e scultori si ispiravano ancora alla tradizione romana del ritratto, evidente nell’acconciatura delle teste e nell’abbigliamento, al 1500, attraverso vari secoli e diverse tendenze culturali. I busti sfilano portandosi dietro storie di santi, dalla Santa Felicola dell’abbazia di Sainte-Marie d’Aulps(Haute-Savoie), una santa goticasorridente, dai lunghi capelli al San Giorgio dello stesso Trecento, giunto dalla chiesa di San Giorgio di Chieri, dal severo San Pantaleone di Vercelli al biondo e barbuto San Giovanni Battista, datato 1421,  della cattedrale Santa Maria Assunta di Aosta a tanti altri sino alla Santa Margherita in legno policromo del 1500 circa, nata nella bottega  di Peter e MattelinVuarser, proveniente dall’Alta Savoia e conservata nel Musée d’art e d’histoire di Ginevra. Ogni opera è dettagliatamente studiata nelle ampie schede di catalogo (Artistica Editrice). Un grande lavoro.

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Molte le novità. Sono stati individuati due capolavori inediti, i busti di San Ruffino e Venanzio a Sarezzano nella diocesi di Tortona, due santi barbuti e scuri per la lega di stagno e piombo in cui sono stati realizzati a metà’400, tutti da studiare. Scoperti gli autori del San Bernardo e del San Natale, quest’ultimo opera del Maestro orefice Andrea da Brescia, pagato una cifra altissima in diverse rate dal 1499 al 1500. Una rivelazione emersa da antichi libri della cattedrale di Sant’Evasio di Casale Monferrato. Si sono scoperti vita e miracoli di santi poco noti, e relativi reliquari, come il San Giocondo di Gaby, il San Nicola di Champorcher, il San Martino di Antagnod. E poi è ritornato a casa dagli Stati Uniti il San Teobaldo di Alba, un interessante reliquario trafugato quarant’anni fa.

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Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica

Piazza Castello, 10122 Torino

Orari di apertura: mercoledì e giovedì 11.00-19.00; venerdì 11.00-20.00. Chiuso lunedì, martedì, sabato e domenica

La biglietteria chiude un’ora prima.

Costo del biglietto (che comprende la visita alle collezioni permanenti): intero 10€, ridotto 8€

www.palazzomadamatorino.it

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