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When arts meet Rock ‘n roll. A Cremona la prima mostra di Pau dei Negrita

Pau con alcune delle sue opere in mostra a Cremona Pau con alcune delle sue opere
Pau con alcune delle sue opere in mostra a Cremona
Pau con alcune delle sue opere in mostra a Cremona

Pau, al secolo Paolo Bruni, conosciuto al grande pubblico come frontman della band dei Negrita, espone stampe e linoleografie create durante il lockdown

Mi lascio andare ai suoni, alle melodie e alla meraviglia di esplorazioni grafiche che non ho mai tentato in precedenza. Imparo e allo stesso tempo realizzo. Riempio il vuoto”. Il vuoto, per molti di noi, negli ultimi sciagurati tempi è stato la sintesi di una paura che ci ha chiusi nelle nostre case. Situazione difficile, da sostenere per lunghi mesi. Ancor più difficile per un celebre musicista, sempre in movimento fra concerti, registrazioni, interviste. E allora lui l’ha riempito, questo vuoto forzato: l’ha riempito di “linee e le campiture colorate”, come racconta lui stesso, intrecciandole “con le note che escono dall’impianto che uso per comporre musica in un binomio per me inevitabile”.

Lui è Pau, al secolo Paolo Bruni, conosciuto al grande pubblico come frontman della band dei Negrita. Che nei lunghi mesi di isolamento ha scoperto – o meglio riscoperto, avendo un diploma artistico e studi di architettura sulle spalle – che la sua vena creativa ha diversi livelli di espressione. Magari finora “sacrificati” sull’altare di re rock. “Da un anno e mezzo mi ritrovo in questa veste di disegnatore, pittore e stampatore”, ricorda. “Mi attrae la pittura, l’illustrazione, il torchio tipografico e il digitale. I poster, l’arte cartellonistica, i graffiti e i murales, fino all’architettura. Non mi sento un artista figurativo nel senso classico ma più un outsider, un curioso a 360 gradi che si vuol sporcar le mani con tela, legno, carta, linoleum e tutto quello che gli capita a tiro”.

Pau, Vecchio con barba, 2020
Pau, Vecchio con barba, 2020

Ora arriva l’occasione per verificare de visu questi stimoli. Perché a Cremona, ospitata a Palazzo Fodri dalla galleria d’arte PQV, di Pietro Quattriglia Venneri, fino al 27 giugno si può vedere la sua prima mostra personale, dedicata a stampe e linoleografie. Opere su carta, solcate da segni ora gestuali, ora armonici e costruttivi. Nelle quali la genuinità data da quella “acerbità” premessa dallo stesso Pau diventa un punto di forza. Conferendo alle partiture grafiche quella spontaneità, quella sincerità date proprio dal nascere avulse da un contesto storico-critico. Ciò non toglie che si possano intuire velate influenze dalla segnicità orientale, magari mediata dal Simbolismo o – negli aspetti più ironici – dall’Espressionismo tedesco. Ambito al quale lo collega anche l’interessante riscoperta della linoleografia, strumento perfetto per sintetizzare la potenza del segno nero.

Ad inquadrare culturalmente questa affatto nuova avventura di Pau – anche se ci sono già nuovi progetti e collaborazioni che vedranno la luce nei prossimi mesi – provvede il testo che accompagna la mostra, stilato da Sara Taglialagamba. Una ricercatrice, saggista, studiosa del Rinascimento e in particolare di Leonardo Da Vinci, direttrice della Nuova Fondazione Rossana e Carlo Pedretti. Ambiti ai quali ha sempre affiancato una assoluta competenza e sfrenata passione per il rock, e per gli incroci fra i due ambiti. E che ora ci concede di pubblicare il suo testo scritto per la mostra di Pau…

When arts meet Rock ‘n roll

Suono e Visione, due parole potenti che da sole descrivono il meccanismo divino e devastante di quando, nel corso della storia, l’arte ha incontrato il Rock’n’Roll. Note e immagini come ingranaggi capaci, ogni volta, di ricreare gli stessi presupposti per lo stesso incantesimo: un incontro destinato, prestabilito, atavico; un sodalizio magico, ancestrale, magnetico. Lo stesso che, per rievocare le tappe storiche più significative, fece incontrare Mario Schifano e Mick Jagger per uno dei film artistici più riusciti, “Umano non Umano” del 1969, instaurando un legame perfetto tra l’artista dall’anima inquieta e un giovane e irresistibile Mick affiancati, oltre che dall’amico Keith Richards, da personaggi del calibro di Carmelo Bene e Alberto Moravia.

 

Pau, Valèrie, 2020
Pau, Valèrie, 2020

Ed ancora, l’influsso esercitato da William S. Burroughs con la scrittura creativa ‘cut-up’, ovvero la tecnica di ritagliare parole di un testo già esistente per generare un nuovo significato mischiandole in un ordine diverso, non soltanto sull’intera generazione dei giovani scrittori della Beat Generation ma anche sui Beatles, Patty Smith, Frank Zappa, i Sonic Youth e Bob Dylan. Così come il legame che legò Jean-Michel Basquiat e David Bowie. Quando quest’ultimo nel 1996, dedicò un tributo al giovane amico morto di overdose nel 1988.

Ne nacque un testo colto, appassionato e visionario non lontano dalle stesse canzoni di Bowie i cui testi erano composti mediante la tecnica del ‘cut up’. La sua efficacia è tale da riuscire a spiegare il disordine apparente ricomponendo quell’esplosione di immagini, concetti e colori che popolano l’immaginifico mondo di Basquiat. In tutti questi casi, è come se i due mondi si scontrassero e si fondessero in una metamorfosi di note e colori: come se unendosi tirassero fuori il meglio di quello che di più straordinario hanno da offrire, il potente connubio di Suono e Visione appunto.

Ma cosa succede quando queste due anime, quella graffiante del rock e quella descrittiva dell’arte si incontrano, in maniera eccezionale, in una sola persona? È quello che ci mostra Pau, al secolo Paolo Bruni, classe 1967, talento raffinato e caleidoscopico dalla doppia anima di rockstar e di artista. Complice la sua origine aretina legata a quel bagaglio tipicamente toscano di bellezza, che mischia insieme i capolavori del gotico senese, la geometria perfetta di Piero della Francesca e la pura euritmia dei maestri del Rinascimento della sua terra, Pau ha sempre coltivato la sua passione per il disegno, ma solo in piena pandemia ha deciso di rivelarla.

Attraverso i suoi doodle espressivi, egli osserva, riproduce e restituisce la realtà che lo circonda, innestando una vena simbolista, a volte ironica e dissacratoria, a volte delicata e mai eccessiva, su una base realista, vera, primigenia. Il linguaggio che usa rispecchia perfettamente il modo di esprimersi dell’altra sua anima. Quando si sveste dei panni dell’alchemico artista seduto al tavolo del suo laboratorio e si trasforma nell’iconico frontman dei Negrita.

 

Pau con Sara Taglialagamba (foto Cristina Alessandrini)
Pau con Sara Taglialagamba (foto Cristina Alessandrini)

Infatti, in parallelo a una musica eclettica, versatile, piena di dense contaminazioni che vanno dal rock al latino all’etnico, senza mai perdere la sua personalità, ecco la sua arte altrettanto armoniosa, fluida e caleidoscopica. Sarà dunque naturale riuscire a indagare ogni aspetto della realtà raccontato dalle sue immagini, così simili alla sua voce avvolgente, vibrante e appassionata, passando da forme femminili sensuali a pensosi vecchi filosofi resi attuali grazie a una bic fuxia, da teste blu di “Negrite” a città futuribili e utopistiche, discendendo in picchiata verso i suoi autoritratti e verso Venus sensuali che si prendono rivincite sui pianeti tondeggianti della Luna e di Marte.

Fino a risalire in un ideale regno post-pandemico abitato da vitrei voodoo-men. Guarito da cerusici moderni e guidato da regine incontrastate rappresentate dalla dea bendata della Santa Suerte. Soggetti multipli, come infiniti sono i modi di esprimere la creatività, ognuno dei quali ricopre un preciso posto ed esprime un proprio significato, invitandoci a riflettere.

Ne risulta un artista che si racconta liberamente attraverso opere dalle mille sfaccettature, caratterizzate da una energica forza comunicativa e da una incisiva resa grafica. Uno stilema che ricorda il disegno, ma evoca la pittura, l’illustrazione, l’architettura, i fumetti; uno stile seducente, molto spesso evocativo delle opere del passato, ma anche aperto alle contaminazioni del presente e un’apripista per le visioni del futuro. Visioni accelerate, spericolate, oniriche che permettono di spaziare su temi diversi senza una soluzione di continuità troppo marcata. A questo si somma una costante e instancabile voglia di sperimentare materiali e tecniche. Dall’inchiostro all’acrilico, dal linocut al graffito, dalla grafica all’acquarello ed infine alla stampa. Spesso mischiati insieme, riuscendo, anche in questo caso, a plasmare vibrazioni in emozioni non importa se prese dalla musica o dall’arte. Visione e Suono fuse all’unisono senza presunzione ma con un talento straordinario. (Sara Taglialagamba)

www.pauhaus.it

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