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Nanni Moretti, il cinema come cura

Nanni Moretti

Nanni MorettiNanni Moretti, in libreria Il Cinema Come Cura di Roberto Lasagna, viaggio nel cinema del regista di Caro Diario e La Stanza del Figlio

Burbero, ironico, nevrotico, sarcastico, intellettuale, politico: sono solo alcuni degli aggettivi con il quale è stato descritto nel corso degli anni il cinema di Nanni Moretti – e Nanni Moretti stesso, in quanto completamente sovrapponibile con la sua opera – dall’esordio “indie” di Io sono un autarchico nel 1976 (girato in Super8 e arrivato all’attenzione dei festival europei) all’immediato successo popolare di Ecce Bombo (1978), fino alla consacrazione internazionale con la Palma d’Oro nel 2001 per La stanza del figlio, il suo cinema è cresciuto e invecchiato con lui, a sua immagine e somiglianza.

Ora Nanni Moretti torna a Cannes con un nuovo film, Tre Piani, tenuto in freezer per un anno in attesa che la Pandemia permettesse un’uscita in sala (l’11 luglio proiezione in Concorso, nei cinema italiani dal 23 settembre). Tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore israeliano Eshkol Nevo (Neri Pozza), questo è il primo film di Moretti con un testo non suo. Nel cast, con il regista, anche Margherita Buy, Alba Rohrwacher, Luigi Scamarcio e Adriano Giannini.

Amatissimo in Francia, forse anche per il suo essere eccellente incarnazione della politique des auteurs, i film di Moretti nascono non per germinazione ma tramite taleaggio: il suo è un universo narrativo auto-riflessivo, esploso negli anni ‘80  in cartoline metafisiche e poi evoluto negli anni ‘90 – spogliato da quei simulacri estetici in sospeso tra Ghirri e Battiato – in forma diaristica, più scarna, più (all’apparenza) diretta.

Nanni Moretti Nanni MorettiIl libro di Roberto Lasagna, Nanni Moretti. Il Cinema Come Cura (edizioni Mimesis), ricostruisce un viaggio cinematografico e poetico nella filmografia morettiana che si configura (anche) come una seduta di psicoterapia diffusa in cui il regista affronta, prima attraverso un mutevole alter ego (Michele Apicella) e poi spogliato anche di questa maschera, una lunga maratona di disillusioni – personali ma collettive.

La poetica di Moretti esprime la sua sofferenza per l’estraneità al mondo che lo circonda, da ex-militante sessantottino, da regista che disconosce il cinema italiano (celeberrima l’invettiva a Sordi come simbolo di un’industria moribonda), da intellettuale di sinistra: il crollo dei valori e delle ideologie lo accompagna ad ogni tappa. Il cinema diventa così una “cura”, in quanto chiave per tentare di decifrare il mondo, o quantomeno per interrogarlo. Nel panorama cinematografico a lui coevo (il che vuol dire dal ‘78 a, forse, oggi), Nanni Moretti è il più acuto tra gli osservatori dei cambiamenti in atto, in grado di intercettare la contemporaneità con una lucidità inedita (e unica).

Quello di Nanni Moretti è un cinema essenziale e corrosivo, fatto di incertezza, di dubbio: un cinema che chiede a sé stesso di dirimere i meccanismi dell’ossessione, Moretti ne ha tante, da quelle più simboliche e pop (i dolci, le scarpe, gli sport), a quelle più esistenziali, sociali, etiche o spirituali (finanche religiose), alla ricerca di un equilibrio interiore di fronte alla mancanza di punti fermi (solidi, validi) che il crollo delle ideologie (politiche e intellettuali) porta con sé, di fronte all’incongruenza di una società mutevole, omertosa e indifferente con cui non riesce a comunicare.

Il libro di Lasagna, come un’ottima guida, ricostruisce le tappe di questa avventura, prima esplosiva (almeno negli intenti, negli slanci e nelle idee) e poi più intima e meditativa, con ordine analizza tutti i film del regista, mettendo l’accento sull’evoluzione dei temi e le nevrosi che hanno caratterizzato la sua carriera. C’è, nel cinema–confessione di Moretti, un perenne smarrimento dato dalla sua ansia di capire il mondo senza mai volerlo realmente abbracciare, c’è una profonda tenerezza in questa continua fuga dai propri schemi (mentali, ideologici, sentimentali) che, a fronte di all’impossibilità di poter far coincidere la forma del sé con quella del mondo, diventa una caustica rassegnazione.

Nanni MorettiRoberto Lasagna, saggista e critico cinematografico, è autore, tra gli altri, di America perduta. I film di Michael Cimino (con Massimo Benvegnù, 1998), Walt Disney. Una storia del cinema (2011), Il mondo di Kubrick. Cinema, estetica, filosofia (2015) e Anestesia di solitudini. Il cinema di Yorgos Lanthimos (con Benedetta Pallavidino, 2019).

Nanni Moretti, il cinema come cura

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