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Il luogo dei sogni. L’omaggio totale e diffuso di Capalbio a Niki de Saint Phalle

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Italy / Viva Italia, 1984

La regione Toscana omaggia l’artista franco-americana Niki de Saint Phalle (Neuilly-sur-Seine, 1930 – La Jolla, 2002) attraverso la mostra diffusa Il luogo dei sogni: il giardino dei Tarocchi, dal 9 luglio al 3 novembre 2021, a cura di Lucia Pesapane, già promotrice di iniziative culturali e retrospettive internazionali dedicate all’artista.

Il progetto, patrocinato dalla Fondazione Il Giardino dei Tarocchi, dalla Niki Charitable Art Foundation e dalla Fondazione Capalbio, mira a raccontare il legame di Niki de Saint Phalle con l’Italia e la Toscana, dove l’artistasi era trasferita dal 1978 per realizzare la sua opera più importante, Il coloratissimo Giardino dei Tarocchi di Capalbio, nei pressi di Garavicchio, un giardino d’arte popolato da ventidue colossali sculture in acciaio e cemento ricoperte di mosaici di vetri, specchi e ceramiche colorate, riproducenti gli Arcani Maggiori dei Tarocchi, in una rispettosa simbiosi tra arte e natura.Il Giardino è anche simbolo dell’amore che ha legato l’artista e lo scultore svizzero Jean Tinguely, autore egli stesso di alcune installazioni di arte cinetica che dialogano con le sculture lungo il percorso espositivo.

La Tempérance, 1985
La Tempérance, 1985

Il Giardino, ispirato dalle intriganti architetture del Parc Güell di Barcellona, realizzato dall’architetto spagnolo Antoni Gaudì, da cui l’artista rimase folgorata durante un viaggio in Spagna, è stato inaugurato nel 1998 e da allora accoglie nei mesi primaverili ed estivi visitatori da tutto il mondo, presentandosi come un percorso esoterico alla scoperta di simbologie misteriose nella lussureggiante natura della Maremma Toscana.

Proprio il Giardino è lo snodo principale del percorso espositivo, che vede coinvolti anche Palazzo Collacchioni e la Galleria Il Frantoio con un corpusdicirca cento opere, alcune delle quali esposte per la prima volta al pubblico, comprendenti sculture, disegni, litografie, fotografie e filmati d’archivio, realizzate in un arco temporale che abbraccia trent’anni di carriera dell’artista, dagli anni ‘60 ai ’90.

Niki de Saint Phalle
French-American sculptor, painter, and filmmaker Niki de Saint Phalle with one of her pieces, 1983.

Scopo della mostra è l’analisi delle complesse simbologie legate all’universo dei Tarocchi, ma anche il racconto dei retroscena e delle origini dell’ambizioso progetto che ha portato alla nascita del Giardino, ricostruito nella suggestiva location di Palazzo Collacchioni, nel borgo medievale di Capalbio, attraverso le preziose testimonianze di amici e collaboratori che hanno preso parte ai lavori in un clima di grande coesione comunitaria.

Lo spazio espositivo della Galleria Il Frantoio, polo multiculturale e polifunzionale di Capalbio, ospitaalcuni dei lavori più rappresentativi dell’artista, tra assemblages di inizio anni ‘60 e maquettes, modelli preliminari in creta per le famose sculture del Giardino.

L’allestimento presenta un percorso circolare e non predeterminato, in maniera conforme alla personalità dell’artista, amante delle forme sinuose e ondulatecaratterizzanti la sua arte e il microcosmo visionario del Giardino dei Tarocchi.

Anche ilMoMa PS1 di New York ha deciso di omaggiare Niki de Saint Phalle con una imponente retrospettiva di oltre 200 opere,inaugurata nel mese di marzo e in programma fino a settembre, volta a indagare la personalità dell’artista e le istanze politiche e sociali che animarono la sua arte. Niki de Saint Phalle è stata infatti un’artista militante e anticonformista, in prima linea nella difesa dei diritti degli afroamericani e dell’uguaglianza di genere. Tra le sue opere più amate ricordiamo le celebri Nanas, sculture di donne coloratissimedalle teste minuscole e dai corpi ipertrofici, con seni e glutei sovradimensionati, sparse in tutta Europa, inno a una nuova femminilità libera e consapevole e a una celebrazione gioiosa del corpo.

Agli inizi della sua carriera l’artista aveva ottenuto notorietà sparando alle sue stesse opere, attraverso uno dei gesti più iconoclasti della storia dell’arte. Nel 1961 realizza infatti gli Shooting Paintings, installazioni a metà strada tra pittura e scultura alle quali appende sacchi ripieni di sostanze coloranti e alimenti come uova e succo di pomodoro, che successivamente fa esplodere con la sua carabina. Lo sparo, gesto artistico ma anche politico e terapeutico, simboleggia una rivalsa nei confronti del padre che aveva abusato di lei a dodici anni, ma assurge anche a gesto di contestazione nei confronti di un sistema di potere che limitava fortemente l’autonomia femminile.

“Nel 1961 ho sparato su mio papà, su tutti gli uomini, sui piccoli, sui grandi, sui più importanti, su mio fratello, la società, la chiesa, il convento, la scuola, la mia famiglia, tutti gli uomini e infine me stessa”.

Il luogo dei sogni: il giardino dei Tarocchi

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