Il progetto vincente è quello del team di Sonia Calzoni. Una passerella leggera, trasparente e rimovibile. La Sovrintendenza darà il suo consenso? Nel caso è già pronta un’alternativa.
Per ora, la passerella c’è. Si è concluso il concorso internazionale volto a selezionare il progetto ritenuto utile a collegare le due torri dell’arengario di Milano e rendere così possibile (e funzionale) l’ampliamento degli spazi del Museo del Novecento. La riqualificazione della seconda torre è un’iniziativa resa possibile dalla donazione di Giuseppina Antognini, presidente della Fondazione Pasquinelli. La mecenate ha donato 5 milioni per raddoppiare la superficie espositiva del Museo meneghino, oltre che opere di De Chirico, Savinio, Sironi, Severini, Balla e Boccioni.
Un progetto tanto importante quanto delicato, da portare avanti nel cuore di Milano. Per questo sono state tante le proposte pervenute, ma per le stesse ragioni la Sovrintendenza era intervenuta da subito nel tarpare le idee più fantasiose. In particolare, la passerella di collegamento tra i due Arengari ostacolerebbe la visione e la prospettiva di quello che viene definito «un cannocchiale visivo e prospettico di straordinaria valenza urbana», ossia l’asse che va da piazza Scala, Galleria, Arengario, piazza Diaz, Torre Martini. La Soprintendenza aveva suggerito invece un collegamento sotterraneo sullo stile della piramide del Louvre a Parigi.
Invece, in attesa di confrontarsi con le autorità, il progetto scelto prevede una passerella sospesa a 19,65 metri di altezza. Trasparente, leggera, removibile. Ma in ogni caso destinata a inserirsi nel disegno urbano del centro cittadino.
I vincitori – il team dell’architetta Sonia Calzoni, insieme a Pierluigi Nicolin, Ferdinando Aprile, Giuseppe Di Bari e Bruno Finz – hanno infatti escluso il collegamento sotterraneo per mancanza di spazi adatti, preferendo proporre una passerella discreta ma funzionale. Inoltre sarebbe un intervento del tutto reversibile, sensibile quindi a variazioni e cambiamenti. Basterà questo a superare le remore della Soprintendenza?
In attesa di scoprirlo, come indicato nel bando Novecentopiùcento, indetto a dicembre 2020 da Palazzo Marino, il team di Sonia Calzoni ha pronta una seconda alternativa. Questa prevede la trasformazione di via Marconi in un atrio esterno del museo in diretto contatto con la città, una piazza-cortile in relazione con piazza del Duomo. Lo spazio raccoglierebbe tutte le funzioni di passaggio e di scambio tra i due edifici, in modo da attuare in ogni caso la ricomposizione dei due Arengari in un unico organismo.
Il progetto è ambizioso, sotto l’aspetto urbanistico ma anche artistico. Si stima infatti un ampliamento di mille mq di spazio espositivo, con un percorso museologico che andrò ad arricchirsi di più di 100 opere e che proporrà nuove letture e confronti, con un focus sugli artisti operanti dagli anni ’80 in poi. Tra i nuovi arrivi, l’opera Crepuscolo di Umberto Boccioni, seguito da tre tele futuriste: Paesaggio toscano di Severini, il celebre dipinto Velocità d’automobile + luci di Giacomo Balla, e un ritratto di Mario Sironi.
Nelle intenzioni, i primi due piani della seconda torre sono destinati all’esposizione di opere di grandi dimensioni, all’allestimento di installazioni, alla realizzazione di performance. I due livelli superiori ospitano invece l’opera di un grande artista internazionale, pensato per dialogare con il Neon di Fontana del Primo Arengario. L’idea, sembra, tenga anche conto di una corrispondenza luminosa tra i due finestroni, anche nell’ottica di impreziosire lo scenario notturno. Costo dell’intera operazione: 18,5 milioni.
Il nuovo Novecento dovrebbe vedere la luce entro il 2026, ma prima di entrare nel vivo dei lavori si dovrà trovare un’intesa con la Sovrintendenza. Ad ogni modo, in una forma e nell’altra, una piccola grande rivoluzione è alle porte.