Il Museo del Novecento di Milano amplia i suoi spazi espositivi annettendo la seconda torre del Palazzo dell’Arengario, piazza Duomo. Forse prima che per la questione artistica – la nuova ala sarà destinata all’arte contemporanea – la curiosità volge all’aspetto architettonico. Il blog Urbanfile ha pensato a quattro possibili soluzioni.
Il Museo del Novecento raddoppia. Ospitato da 10 anni in piazza Duomo – era il 6 dicembre 2010 quando l’allora sindaca Letizia Moratti tagliò il nastro del museo progettato da Italo Rota – il museo è ora pronto a conquistare anche la seconda torre del Palazzo dell’Arengario. Negli anni l’istituzione è diventata un vero e proprio simbolo della città, anche solo in virtù dell’intelligente scelta di porre il Neon di Fontana a ridosso delle grandi vetrate dell’ultimo piano, rendendolo sempre visibile dalla piazza – soprattutto la notte, quando come una scia galleggia sospeso su Milano. Un decennio di ricerca, storia, arte condensati in questi numeri: 4 milioni e 50 mila visitatori, 70 mostre realizzate, 871 opere donate da artisti e collezionisti, 402 prestiti ad altre istituzioni.
Al momento sono 400 le opere esposte nel Museo – che recentemente ha riallestito il suo percorso espositivo – ma lo spazio non è mai sufficiente per una realtà in crescita. Da questa necessità nasce il progetto NovecentoPiùCento, che intende creare un unico grande complesso espositivo dedicato alle arti moderne e contemporanee che sia in grado di collocarsi per collezioni, spazi e servizi tra i principali musei italiani e stranieri. Per questo l’annessione la riconversione del Secondo Arengario – oggi sede degli Uffici dell’Assessorato allo Sport e Tempo Libero e del Municipio 1 – e la sua successiva annessione al Museo del Novecento sono passaggi fondamentali.
L’ampliamento garantirebbe infatti un incremento degli spazi del Museo di oltre mille metri quadrati, consentendo di esporre oltre 100 nuove opere e di rileggere tutto il percorso museale che attualmente si sviluppa nel Primo Arengario, spaziando dalle Avanguardie storiche agli anni Ottanta, per raggiungere così gli anni Duemila, a ridosso della contemporaneità.
Un questione artistica, ma anche architettonica.
É indubbio che la posizione estremamente centrale del complesso renda l’operazione di massimo interesse pubblico. Non è infatti possibile scindere la questione più prettamente espositiva da quella urbanistica: le due torri dovranno essere collegate, ma l’operazione non dovrà compromettere in alcun modo il contesto circostante.
Le soluzioni, nel caso veramente si procedesse a collegare i due bastioni dell’arengario, sarebbero sostanzialmente due: un passaggio sotterraneo, poco impattante visivamente ma forse fin troppo discreto, oppure una passerella sopraelevata, più spettacolare ma potenzialmente dannosa per gli edifici adiacenti – pensiamo soprattutto alla Terrazza Martini.
Il progetto potrebbe dunque ridisegnare in modo importante il volto del Palazzo, della piazza e della città stessa. Per questo la fantasia e l’impazienza dei cittadini ha portato Urbanfile – blog incentrato sulle trasformazioni urbanistiche – a ipotizzare quattro differente soluzioni. Si tratta solamente di elaborazione grafiche, niente di ufficiale e nemmeno proposto dagli architetti in gara per il bando, ma chissà che alla fine il risultato non si avvicinerà a una di queste ipotesi.
Una struttura a X, una torsione sinuosa, un corridoio leggero oppure una discesa avveniristica. Queste le quattro idee, che condividono inevitabilmente un aspetto: le pareti a vetro aperte su piazza Duomo.