Il Colosso è uno dei dipinti più conosciuti al mondo. Ma a chi appartiene la mano che lo ha realizzato? A lungo attribuito a Francisco Goya, il dipinto nel 2008 era stato oggetto di una storica ri-attribuzione. Dal maestro, all’allievo. Oggi il Museo del Prado sembra aver cambiato nuovamente idea e riattaccato la targhetta “Francisco Goya” sotto il celebre quadro.
Per anni si è creduto che Il Colosso fosse stato dipinto tra il 1818 e il 1825 come risposta di Goya all’occupazione francese della Spagna, avvenuta in seguito alla vittoria di Napoleone nella guerra peninsulare. L’idea è che il gigante che incombe sul paesaggio rappresenti gli sforzi spagnoli per espellere le forze occupanti. Il dipinto, che fa parte della collezione del Prado dal 1931, trova parziale riscontro nell’inventario della tenuta di Josefa Bayeu, moglie di Goya, che presenta un dipinto denominato Il Gigante.
Ma la paternità dell’opera è in dubbio ormai da diversi anni. L’attribuzione a Goya è stata messa in discussione fin dal 1992, quando furono completati i lavori di restauro del dipinto. La svolta è arrivata quando Manuela Mena, esperta di Goya per il Museo di Madrid, ha rilevato in maniera netta la natura ambigua del dipinto. La studiosa aveva addirittura scovato la firma A.J. nell’angolo della tela. Due iniziali riconducibili a un l’allievo di Goya: Asensio Julia. Così nel 2008 il dipinto fu ri-attribuito.
La rimozione dell’etichetta che identificava il dipinto come opera di Goya destò subito fu subito scalpore. Tanto che nel 2018, al ritiro di Manuela Mena, gli altri esperti del Prado hanno iniziato a lavorare ad una nuova ri-attribuzione del Colosso. Ora il Museo, nell’ottica della riorganizzazione del percorso dedicato all’arte del XIX secolo, è ritornato all’originale attribuzione. A quanto pare non si tratta tanto di una decisione definitiva, quanto di una scelta fatta per riaccendere il dibattito attorno alla questione.
Del resto, se può sembrare furba e sospetta l’iniziativa del Museo, d’altra parte non si può ignorare il consenso di tanti studiosi a supporto della paternità di Goya. Per esempio Mark McDonald, curatore del Met di New York, trova inverosimile che l’opera possa essere di un allievo di Goya.
La sua riflessione verte attorno alle ricerche condotte per la mostra Goya’s Graphic Imagination, tenutasi proprio al museo newyorkese. Opera di spicco dell’esposizione era Seated Giant, una stampa dal contenuto simile al Colosso. Presupponendo questa stampa successiva al dipinto – e certamente riconducibile a Goya – sarebbe dunque strano se il pittore avesse tratto un soggetto così centrale per la sua opera da un collaboratore. Un’argomentazione potenzialmente valida, ma che ad ogni modo non risolve definitivamente alcun tipo di controversia attributiva. Per ora, ad ogni modo, il Colosso rimane per il Museo del Prado un’opera del tutto attribuibile a Francisco Goya. Almeno fino alla prossima variazione del percorso espositivo.