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Immersiva, visionaria, psichedelica Santarcangelo

Ghost x Santarcangelo, Santarcangelo Festival 2050 Ghost x Santarcangelo, Santarcangelo Festival 2050
Ghost x Santarcangelo, Santarcangelo Festival 2050
Ghost x Santarcangelo, Santarcangelo Festival 2050

Pillole dall’edizione del cinquantenario del festival “Santarcangelo dei teatri”. Scelte immersive, tese al coinvolgimento diretto dello spettatore

La prima cosa che dobbiamo dire è che siamo andati a Santarcangelo di Romagna per due giorni, rispetto agli undici nei quali si dispiegava il programma del celebre festival di “Santarcangelo dei teatri”. È quindi del tutto evidente che le nostre riflessioni non potranno che essere parzialissime. Eppure volevamo buttare uno sguardo sulla più longeva manifestazione italiana dedicata alle arti della scena contemporanea, che proprio nel 2021 celebrava il cinquantenario.

E alle nostre scelte non era certo alieno il momento storico che ancora stiamo vivendo: un forzato “congelamento” di ogni attività, indotto da una pandemia che per mesi ha chiusi tutti noi nelle nostre case, stravolgendo i ritmi e le dinamiche ai quali eravamo abituati in tempi normali. Naturale quindi che osservare i caratteri degli eventi che timidamente riemergono dal torpore dell’immobilismo arricchisca l’esperienza di pregnanti indicazioni.

Evento trasversale

In ambito creativo, se dovessimo estrarre valutazioni sulle tendenze emerse in questi lunghi mesi, non potremmo evitare di notare un generale appiattimento. L’inevitabile ricorso ai medium tecnologici ha portato a una sorta di livellamento di valori: per uno schermo difficilmente passano intuizioni rivoluzionarie, e nella mediazione di byte e pixel il giovanissimo nerd può risultare più incisivo del grande artista. Paradigmatico – ma qui non vogliamo certo aprire un fronte critico che merita ben altre sedi – il dirompente emergere degli NFT, con creativi altamente tecnologizzati proiettati su livelli altrimenti per loro lontanissimi.

 

 

E, se vogliamo, indicativi anche gli esiti della prima attesissima grande mostra vista in questa “nuova” era di liberazione. Ovvero quella di Maurizio Cattelan all’Hangar Bicocca di Milano, alla quale difficilmente si potrebbero negare quantomeno disorientamento se non “stanchezza” creativa. Come ha reagito a questa temperie un evento trasversale, certamente di lunghe tradizioni di qualità, come il Festival di Santarcangelo?

In noi – pur forti, ribadiamo, di un’osservazione decisamente parziale – resta l’impressione di scelte tese al coinvolgimento diretto dello spettatore. Immersive, diremmo quasi – e non sembri in diminutio – “ludiche”. Del resto ampiamente integrabili con il piglio da sempre sperimentale dell’evento romagnolo. L’idea che dopo lunghi mesi di “silenzio”, si sia cercato di evitare proposte troppo cerebrali, intime, magari esistenzialiste. Puntando su una catartica evasione, in qualche caso visionaria fino a sfociare nello psichedelico.

Deserti e parole

Come con Sonora Desert, “un viaggio immaginario, un’esperienza percettiva – tra installazione, concerto e performance sonora – che invita i visitatori ad esplorare una dimensione liminale del sé”. Un viaggio compiuto nel deserto di Sonora, fra i luoghi più caldi del globo, evocato con citazioni letterarie (prevalentemente da Jean Baudrillard) e con una coinvolgente esperienza sonoro/visuale. O anche con Il Terzo Reich del grande Romeo Castellucci, dove “una sequenza della totalità dei sostantivi del vocabolario italiano viene proiettata su un mega schermo. Un nome dopo l’altro, a velocità crescente. Fino a che la capacità retinica e mnemonica di trattenere una parola che appare nel baleno di un ventesimo di secondo inizia a vacillare”.

Mutonia

Ma il vero trionfo di questa “ribellione” al silenzio e all’immobilità si aveva spostandosi in un luogo magico come Mutonia. Una vecchia cava lungo il fiume Marecchia, dove un gruppo d’artisti e performer inglesi ha creato una comunità attenta al rapporto dell’uomo con la natura. Dedicandosi da decenni al recupero creativo di scarti meccanici e industriali e ad attività performative e visuali. Scenario ideale per lo spettacolo del gruppo belga Ghost, con 16 musicisti/artisti impegnati in un happening dedicato a Mad Max. “Una giostra di musica, arti visive, fotografia, poesia”, in un percorso che riserva allo spettatore continue sorprese. A partire dal concerto guidato dallo sciamano/tastierista, accompagnato dai suoni di una motocicletta/lanciafiamme, sotto l’occhio vigile di un’enorme macchina scenica che rinverdisce i Pink Floyd.

 

 

Per poi proseguire fra spericolati mangiafuoco, danzatori dai bellissimi costumi zoomorfi, psichedeliche luci fluo, improvvisati assordanti assoli techno. Il pubblico? Rapito da questo mondo parallelo (tutto creato con altissimi livelli qualitativi), felice di partecipare al liberatorio grido di vita. Fino ad incolonnarsi in una processione laica dietro al nuovo feticcio, il trattore sputafuoco. E uno dei mutanti che spuntano dai cespugli pare pronunciare i versi di Aldo Palazzeschi:

Infine,
io ho pienamente ragione,
i tempi sono cambiati,
gli uomini non domandano più nulla
dai poeti:
e lasciatemi divertire!

www.santarcangelofestival.com

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