Tomaso Montanari, storico dell’arte e neo rettore dell’Università per Stranieri di Siena, nonché autore di saggi sulla tutela del patrimonio artistico italiano, ha rilasciato una lunga intervista a MOW (mowmag.com), dove critica le scelte dei protagonisti di Musei, Arte e Cultura in Italia. A partire dalla nuova piattaforma digitale, “la Netflix della Cultura”, voluta dall’attuale ministro Dario Franceschini: “la definizione utilizzata dal ministro Franceschini, è patetica. Perché Netflix è una portaerei e ITsArt una triste scialuppa. È come dire che il Colosseo è il perfetto set del Gladiatore. Credo che sia un buco nell’acqua, un fallimento abbastanza vergognoso. In uno stato normale dopo una cosa del genere un ministro si dimette.”
Sul magazine lifestyle di AM Network, il noto intellettuale rimarca anche l’autoreferenzialità del sistema museale italiano, la commistione tra pubblico e privato, nonché l’accesso accademico ed esclusivamente cooptativo per i lavoratori del settore, partendo proprio dalle mostre che sono ora in svolgimento in alcuni grandi musei di Roma e Milano: “le forme d’arte che incidono di più sulla massa non sono quelle. Se domani chiudono i musei di arte contemporanea, se ne accorge solo chi ci lavora. È un tema oggettivo sul quale bisogna riflettere.”
Circa le recenti polemiche per l’iniziativa ‘Classic Nudes’ del sito per adulti Pornhub, che include un solo museo italiano, Gli Uffizi di Firenze, Tomaso Montanari commenta sulle pagine di mowmag.com: “Gli Uffizi dovrebbero decidersi. Al momento sono felicissimi di fare video su TikTok che sono culturalmente pornografici e aberranti, così come di cavalcare la presenza di Chiara Ferragni in maniera propagandistica e controproducente, a mio avviso. Lei ha fatto benissimo il suo lavoro, ma credo che il problema sia il direttore degli Uffizi. Poi si lamentano contro l’uso delle opere d’arte per la pubblicità dell’impresa municipalizzata che raccoglie i rifiuti a Firenze e del sito porno. Ma se fai pornografia intellettuale sei poco credibile quando difendi le opere d’arte dalla pornografia generale.”
E lo storico dell’arte evidenzia anche lo stato dei musei e delle istituzioni culturali in alcune città d’arte italiane: “A Siena non c’è uno storico dell’arte. A Pisa ce n’è uno solo. La situazione è drammatica in tante altre parti d’Italia. Non c’è personale, chiudono gli archivi, le biblioteche, vanno in pensione i vecchi funzionari senza avere la possibilità di tramandare il loro sapere ai più giovani e quindi con una preoccupante interruzione della catena. Parallelamente, i nostri laureati migliori portano a casa la cena come rider. Un mestiere molto degno, ma forse non hanno studiato per quello”, sottolineando che: “questo è il grande problema nella cultura, la disoccupazione di massa e il fatto che il patrimonio muoia per mancanza di lavoratori. Il super ministro Franceschini non è riuscito a risolverlo, tutto il resto è propaganda.”