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Le repressioni di Putin. E le Pussy Riot scappano dalla Russia

Le Pussy Riot Le Pussy Riot
Le Pussy Riot
Le Pussy Riot

Il 19 settembre sono in programma le elezioni politiche in Russia. E il governo di Vladimir Putin reprime le voci dissidenti, come quelle delle Pussy Riot

Il 19 settembre sono in programma le elezioni politiche in Russia? Il governo di Vladimir Putin prepara il campo con modalità ormai note. E fra queste c’è la repressioni di voci dissidenti. È il caso del celebre collettivo delle Pussy Riot, tre membri del quale – Alexander Sofeyev, Anna Kuzminykh e Veronika Nikulshina – hanno annunciato via Twitter di aver lasciato il Paese per sfuggire ai continui arresti subiti. Diversi membri del collettivo femminista di protesta politica, fondato nel 2011, sono stati oggetto negli ultimi mesi di ripetuti episodi di censura sfociati nella limitazione della libertà personale.

Alla fine di giugno, Masha Alekhina è stata incarcerata per quindici giorni con l’accusa di resistenza alla polizia; dopo il suo rilascio il 7 luglio, è stata di nuovo arrestata con le stesse accuse e condannata a scontare altri quindici giorni. Il 21 luglio, Rita Flores (aka Margarita Konovalova) è stata arrestata mentre si recava a visitare la stessa Alekhina. È stata incarcerata e successivamente ricoverata in ospedale dopo aver contratto il Covid. Insieme ad un altro membro delle Pussy Riot, Lucy Shteyn, Alekhina è stata più volte incarcerata negli ultimi mesi, accusata fra l’altro di diffusione del Covid-19 per aver partecipato a una manifestazione a sostegno del leader dell’opposizione Aleksei Navalny.

In un post su Instagram, Lucy Shteyn ha sottolineato l’ironia dell’arresto della coppia per aver diffuso il Covid. Notando come essa stessa l’ha contratto mentre era in prigione proprio per quell’accusa. “Mi hanno infettata, e sono stata processata per questo“.

https://www.instagram.com/wearepussyriot/

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