Copenhagen ospita fino al 30 novembre la mostra dell’architetto e artista argentino Tomás Saraceno, Event Horizon. Come si può dedurre dal titolo (in italiano Orizzonte degli eventi) l’esposizione è un percorso verso il futuro, il nostro futuro. L’orizzonte degli eventi, in termini fisici è quel confine valicato il quale qualsiasi particella dell’Universo da noi conosciuto non può più sfuggire all’attrazione del buco nero che crea quel limite. Oltre l’orizzonte degli eventi, le teorie fisiche che governano il nostro mondo e i nostri sensi perdono qualsiasi significato.
Sfruttando sapientemente l’ambiente scuro e claustrofobico di Cisternerne, la vecchia cisterna d’acqua che riforniva la capitale danese sino al 1933, Saraceno ha ricreato ciò che per lui potrebbe divenire il paesaggio di un mondo antropizzato. Una terra in cui l’uomo, avendo ormai superato l’orizzonte degli eventi che separa la salvezza dall’autodistruzione, non riesce più a controllare l’aumento di temperatura causato dalle sue stesse azioni ed in cui l’acqua è l’elemento padrone.
Cogliendo l’allarme degli scienziati e dell’IPCC, il pannello intergovernativo sui cambiamenti climatici, l’artista argentino ha così ricomposto, grazie all’acqua della cisterna, un ambiente fluttuante e al tempo stesso tenebroso in cui il visitatore è invitato a scoprire le opere allestite in modo autonomo navigando in un territorio inesplorato. Il verbo navigare qui è inteso nel suo senso letterale, perché la visita dell’esposizione viene fatta su una barca guidata dagli stessi visitatori, che seguono un percorso fisso attraverso le gallerie a volta dell’antica struttura. Il silenzio richiesto durante la visita è elemento necessario per entrare in sintonia con lo spirito della mostra.
Ma anche la visita su un mezzo instabile come la barca è un valido espediente per introdurre il futuro di una vita e di una società che, proprio a causa dell’aumento della temperatura e dei nuovi elementi in cui andremo a vivere, ci costringe a restare separati, limitandoci nei movimenti, nelle parole, nelle azioni. Il nostro pensiero non può più spaziare all’infinito, ma è tutto rivolto al movimento, a mantenere un equilibrio che ormai è instabile per nostra stessa volontà.
Ciò che Tomás Saraceno vuole cercare di trasmettere con la sua installazione sono possibili risposte ad una semplice domanda: come potremo vivere in un futuro dove molte città saranno inondate dal mare, mentre altre zone del mondo saranno costrette a fare i conti con la siccità e con la calura causate da un aumento della temperatura?
Per Saraceno, affascinando dal mondo aracnide e dalla capacità di questa specie animale di adattarsi a situazioni più disparate, l’ispirazione è arrivata dai ragni. In particolare, l’artista ha voluto prendere spunto da una precisa specie, l’Argyroneta aquatica, un ragno che ha la capacità di vivere sia al di sotto della superficie acquatica che sulla terra. Le abilità di tessitore dell’Argyroneta aquatica hanno permesso di creare delle bolle di ragnatele grazie alle quali può sopravvivere nell’acqua. Ecco quindi. che tra le volte di Cisternerne appaiono questi mondi alternativi, delle sfere di microvita biologica che ci ricorda che la natura ha sempre soluzioni pronte a far fronte ad ogni evenienza, tra cui si intervallano ragnatele che si reggono nell’aria a pochi centimetri dall’acqua. Le luci artificiali illuminano le singole opere stagliandole nettamente dall’oscurità completa del sotterraneo mondo in cui si sta navigando. L’uomo diviene quindi spettatore e al tempo stesso allievo: deve essere umile e imparare nella sua capacità di ascolto e di visione a ricreare nuovi stili di vita.
Event Horizon può essere anche visto come un percorso mentale ultraterreno. Il lento e soffocato sciabordare dell’acqua all’avanzare delle barche ricorda infatti il viaggio primordiale dall’utero al mondo terreno, ma anche il viaggio di ritorno verso l’Universo che siamo tenuti a ripercorrere dopo aver terminato la nostra permanenza tra il genere umano. Lungo tutto il tragitto, che si snoda lungo un percorso guidato da funi alle quali ci si aggancia per avanzare, gli equipaggi si scrutano senza mai vedersi in faccia: l’uomo diviene ombra di se stesso e al medesimo tempo uguale l’uno all’altro perché, nell’oscurità e nel silenzio il colore della pelle, l’idioma, la nazionalità viene a perdere ogni senso. E in Event Horizon l’uomo diviene ciò che è nella sua essenza: un tutt’uno con il mondo che lo ha creato e che, alla fine, lo riassorbirà.