Nel cuore delle Cinque Terre più autentiche, a Corniglia, la pittura di Iva Lulashi (Tirana, 1988) dialoga con il piccolo borgo ligure e i suoi abitanti nella mostra personale a lei dedicata intitolata “Libere e desideranti”, inaugurata lo scorso 8 agosto e visitabile fino al 30 settembre 2021.
Le opere inedite della Lulashi si confrontano con l’architettura settecentesca, fortemente connotata, dell’Oratorio dei Disciplinati. Opere che, nonostante alcune polemiche, hanno riscosso grande successo e apprezzamento da parte dei cornigliesi contando più di 1600 ingressi (fino ad ora).
Il lavoro di Iva Lulashi parte da testimonianze visive, tracce, come fotografie di famiglia o video che raccontano il linguaggio visivo del periodo comunista albanese.
Questo e molto altro ce lo racconta, qui di seguito, l’artista stessa.
Come è nata questa mostra? Cosa ti ha ispirato a inserire queste opere all’interno della chiesa di Corniglia, un contesto così particolare?
La scelta di esporre a Corniglia è stata un’idea dell’avvocato Giuseppe Iannaccone, che da quattro anni supporta il mio lavoro, in particolare da quando ho avuto la possibilità di esporre nel suo studio per la mostra “Ex Gratia” curata da Adrian Paci nel 2018. Inizialmente non c’era la certezza di esporre all’interno dell’oratorio, c’erano in ballo anche altre luoghi, ma quello ci sembrava il contesto più adatto. La possibilità di esporre in un spazio con una storia ed un architettura come l’oratorio di Santa Caterina è diventata un’occasione per mettere in discussione il mio lavoro e di far dialogare le opere con esso.
I dipinti presenti in mostra nascono da un percorso che avevo già intrapreso da qualche anno e che mi aveva portato ad un approccio specifico con l’erotismo e la sessualità. Un approccio reso evidente alla mia personale “Passione cola, passione scorre” inaugurata a marzo presso la Prometeo gallery (Milano). La figura femminile stava acquisendo sempre più importanza. Anche per questo il titolo dell’esposizione a Corniglia è “Libere e desideranti”, un titolo che può essere essere visto come un manifesto o uno slogan della liberazione del desiderio femminile.
Per lavorare sulla creazione delle opere da esporre a Corniglia, ho chiesto la possibilità di lavorare lì per qualche giorno. Non conoscevo la zona e l’idea era quella di creare opere inedite, che non avessero una narrazione troppo diretta con il luogo. Ci tenevo a dipingere con calma per catturare i dettagli più significativi.
Sei soddisfatta del successo che hanno riscontrato le tue opere? In particolare “Un piatto per gli dei”, il dipinto più votato dai cornigliesi e che rimarrà definitivamente nel paese?
Assolutamente. Molte persone mi hanno detto che in quel dipinto hanno riconosciuto il paesaggio cornigliese, i colori e l’atmosfera. E il fatto che sia stato scelto, senza scandalizzarsi per il nudo, significa che la maggior parte delle persone ha colto il significato della mostra.
In quale momento della tua carriera artistica hai iniziato a sviluppare il tuo stile pittorico attuale e quali sono le tematiche a te più care?
Ho cominciato a dipingere realmente in Accademia, prima facevo ragioneria. E’ stato un bel cambiamento. Ho sempre disegnato ma l’approccio reale è avvenuto in Accademia. Lì ho iniziato dipingendo in maniera abbastanza canonica e stereotipata, soprattutto la figura femminile, tanto che il mio docente mi suggerì e mi chiese di dipingere solo uomini, per almeno quattro anni.
Mi sono quindi dedicata alla figura maschile che, per la prima volta, mi ha portato ad approcciarmi a vecchie foto di famiglia, di mio padre, di un periodo che non conoscevo di lui in quanto ancora non ero nata. E poi dei suoi fratelli, degli zii ed erano tutte fotografie in bianco e nero. In quelle foto ho riscontrato la forte presenza, di cui ne riconosco tutt’ora le radici, del passato comunista albanese. Ho iniziato quindi a chiedere molte informazioni su questo periodo che è terminato nel ’91. Io sono dell’88 quindi l’ho vissuto pochissimo. Ma alcune tracce, appunto, rimangono. Questa ricerca mi ha aiutato a sviluppare alcune tematiche specifiche. Il materiale è diventato sempre più vasto e dalle fotografie sono passata ai video facilmente accessibili in rete, ad esempio quelli dell’Istituto Luce. Il video aiuta a muoverti dentro le atmosfere.
Sei soddisfatta del tuo stile o sei sempre alla ricerca di un’evoluzione, un cambiamento nell’estetica e nelle tematiche?
Una cosa chiama l’altra. Tutto è abbastanza naturale. La reazione al regime comunista albanese è sfociata nella tematica dell’erotismo, poi è subentrata in maniera velata anche la religione che durante il comunismo albanese era abolita. Sicuramente il rapporto con l’erotismo è particolare. Il mio è un percorso che si sviluppa e che è in continua evoluzione. Quando un argomento è consumato lo sento e vado avanti.
Progetti futuri? So che lavori principalmente a Milano, ti piacerebbe tornare a lavorare sul territorio ligure o delle Cinque Terre? Progetti all’estero?
Gli ultimi lavori sono stati a Corniglia e a Lucca, infatti a volte sento necessità di spostarmi da Milano. Ci vivo da 4 anni e ci sono molto legata perché mi ha dato la possibilità di vivere d’arte, però ogni tanto mi piace anche spostarmi, per isolarmi.
Il primo di ottobre ci sarà la biennale di Timișoara. Sono stata particolarmente felice di partecipare a questa perché mi ha contattata la senior curator della Tate di Liverpool che è anche la curatrice della Tate di Londra. Ho subito sentito una connessione con lei che per l’occasione ha scelto nove lavori da presentare i quali sento mi rappresentino particolarmente.
Nel 2022 durante ArcoLisboa parteciperò a una collettiva a Lisbona, curata da Carlo Sala, il quale segue dai miei esordi il mio lavoro e che ha scritto uno dei testi del catalogo che abbiamo presentato il 7 agosto a Corniglia.
Ci sono poi altri sviluppi i quali spero avrò presto modo di rendere pubblici.
Hai consigli da dare alle giovani artiste e giovani artisti che stanno muovendo i primi passi a nel mondo dell’arte?
Per quelli che hanno appena iniziato a dipingere o praticare arte il consiglio che posso dare è di concentrarsi su quello, sviluppare il loro mondo prima di metterlo in piazza. A me questo è servito molto, poi ognuno ha il suo approccio ma è quello che mi sento di suggerire. Imparare a conoscersi bene ed esprimersi attraverso anche la conoscenza della tecnica.
Allo stesso tempo, una volta in cui si comprende di aver sviluppato uno stile, non chiudersi totalmente in quello. E poi spostarsi di tanto in tanto, so che ci sono delle spese da sostenere ma è davvero importante mettere da parte dei soldi per viaggiare e tenersi al passo con quello che accade nel mondo dell’arte. In generale non credere in un sogno ma nel proprio lavoro e ricerca.
Importante saper riconoscere poi lo spazio giusto con cui collaborare, soprattutto per ciò che fanno e non puntare semplicemente a quello che fa “figo”.
Il momento che riconosci essere di svolta nella tua carriera?
Sicuramente aver conosciuto di persona, gli ultimi anni di Accademia, due artisti albanesi come Adrian Paci e Edi Hila, successivamente un collezionista come Giuseppe Iannaccone e la gallerista Ida Pisani quindi la Galleria Prometeo che è tuttora la mia galleria di riferimento. Questi sono stati i tre momenti che ritengo siano stati importanti per gli inizi della mia carriera artistica.
La mostra “Libere e desideranti” sarà visitabile fino al 30 settembre all’Oratorio dei Disciplinati di Santa Caterina, Corniglia.
Voluta dal Comune di Vernazza, nasce dall’idea di Giuseppe Iannaccone. E’ un progetto realizzato grazie al contributo della Fondazione Carispezia (Bando Aperto 2021 nel settore Arte e Cultura), in collaborazione con Prometeo Gallery di Ida Pisani.