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Si è spento il grande critico d’arte Alan Jones. Amico intimo di Leo Castelli, una vita divisa tra Italia e Stati Uniti

Alan Jones ©-Renato-Corpaci
Alan Jones ©-Renato-Corpaci
Ci lascia un grandissimo. Critico d’arte, saggista, poeta, scrittore newyorkese, Alan Jones da sempre uno dei massimi conoscitori della scena della Pop Art. Frequentatore di artisti del calibro di Andy Warhol, Jasper Johns, Rauschenberg, Jeff Koons, Cindy Sherman, David Salle, Julian Schnabel, è stato tra i più importanti cronisti della vita artistica degli anni Settanta e Ottanta. Amico intimo di Leo Castelli, a lui ha dedicato un libro presentato a Roma nel 2007 presso la Galleria nazionale d’arte moderna, il libro Leo Castelli. L’italiano che inventò l’arte in America (Castelvecchi Editore – Sempre per la casa editrice romana, ha pubblicato nel 2019 assieme a Laura de Coppet I galleristi di New York. Dietro le quinte del mondo dell’arte).
Alan Jones durante una visita nello studio del nostro direttore per una intervista che Jones gli fece prima di scrivere un saggio

Ha diviso la sua lunga vita tra gli Stati Uniti e l’Italia (le sue prime esperienze nelle gallerie avvengono a Milano, all’inizio degli anni Settanta, dall’incontro con realtà storiche come Galleria Marconi, Galleria Blu e Galleria Il Milione), dov’è morto quattro giorni fa, a Venezia. Curatore di spessore, Jones ha organizzato mostre presso musei e gallerie di primaria importanza: la Fondazione Cartier a Parigi, il Museo Guggenheim a New York, il Walzer Art Center di Minneapolis, il List Center di M.I.T. ad Harvard, Massachusetts, il P.S.1 del Museo d’Arte Moderna di New York, il New Museum, lo Studio Museum di Harlem, e il Museum for African Art.

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