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Mostra del Cinema. Il difficile mestiere del poeta nelle Illusions perdues di Xavier Giannoli

Illusions perdues, di Xavier Giannoli Illusions perdues, di Xavier Giannoli
Illusions perdues, di Xavier Giannoli
Illusions perdues, di Xavier Giannoli

Giannoli si presenta per la terza volta in concorso alla Mostra del cinema di Venezia con un film tratto da Balzac. Ma non riesce a essere graffiante, né accattivante

La sensazione che si prova in sala è quella data da un bellissimo dipinto, che però non si aggancia a nessun tipo di contemporaneità. Un po’ come aprire un vecchio libro di Balzac, come quello da cui del resto è tratto il film. Queste le impressioni ricevute sulle prime davanti a Illusions perdues, la pellicola con la quale il francese Xavier Giannoli si presenta per la terza volta in concorso alla Mostra del cinema di Venezia. Dopo Superstar, la sua prima incursione nella commedia, nel 2012, e poi Marguerite – già vincitore di quattro premi César – nel 2015. Qui il protagonista è Lucien, giovane e sconosciuto poeta nella Francia dell’800 che abbandona la città natale per tentare la sorte a Parigi. Scoprendo un mondo che obbedisce alla legge dell’infingimento e del profitto.

Tutto ben inquadrato, tutto ben filmato, tutto ben recitato da un robusto cast, che schiera fra gli altri Xavier Dolan e Gérard Depardieu. Il focus si concentra sulle dinamiche fra mondo della cultura – segnatamente letteratura e teatro – e informazione viziata. Buone o pessime recensioni, capaci di disporre della carriera e dell’esistenza dell’autore di turno. Certo, l’argomento risulta alquanto datato, specie per una Festa del Cinema, dove ci si aspettano temi più agganciati all’attualità. Che sono gestibili anche quando si hanno sotto mano avvenimenti di due secoli prima, cosa fallita qui da Giannoli. Non riesce a essere graffiante, non è accattivante: un bel quadro d’arredamento.

 

Illusions perdues, di Xavier Giannoli
Illusions perdues, di Xavier Giannoli

Nota a margine: ai veri professionisti dell’ambiente del cinema ormai non resta che chiudersi in sala a vedere i film, per non dover interagire con la variegata “fauna” umana che affolla il Lido. I cui spazi “sociali” sono definitivamente occupati da improbabili frequentatori, dame in strass alle 10 del mattino…

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