Alla scoperta del nuovo museo dedicato a Federico Fellini nelle tre sedi di Castel Sismondo, Palazzo del Fulgor e Piazza Malatesta. Guidati dalle parole del Sindaco di Rimini Andrea Gnassi
“Partire a descrivere un sogno, vuol dire partire da qualcosa che non afferri. Il sogno è quello di sentirsi italiani, investire sui tuoi giacimenti culturali, e attorno a questi ricostruire il senso di un’identità, di una comunità”. È questo l’approccio con il quale il Sindaco di Rimini Andrea Gnassi innesta un nuovo tassello in una politica culturale che da anni mette la città romagnola nell’eccellenza. “Poche realtà italiane come la nostra riescono a concentrare in un centro storico una città romana, con la Fonte di Tiberio, da dove parte la Via Emilia che arriva a Milano. Con l’Arco di Augusto, dove finisce la Via Flaminia che parte da Roma. Eppoi il Duecento di Giotto, il Trecento, il Rinascimento di Piero della Francesca e Leon Battista Alberti, l’Ottocento verdiano. E ora un segnale fondamentale per il Novecento”.
Il segnale è quello del nuovo Fellini Museum, polo diffuso dedicato al genio del grande regista, appena inaugurato nelle tre sedi di Castel Sismondo, Palazzo del Fulgor – il leggendario cinema immortalato in Amarcord – e Piazza Malatesta. “Un museo senza spazio, senza tempo: il primo ad aprire in Italia dopo lo scoppio del Covid”, aggiunge Gnassi. Un primo cittadino che ha costruito davvero uno scenario culturale invidiabile. Nei suoi due mandati – che ora (purtroppo, ci sia consentito) la legge esclude possano diventare tre – la città ha visto tra l’altro la riapertura del Teatro Galli, nel 2018, dopo lavori di restauro e ricostruzione iniziati nel 2014. E poi nel 2020 l’inaugurazione del Part – Palazzi dell’Arte Rimini, struttura museale contemporanea ospitata dal duecentesco Palazzo dell’Arengo e dal trecentesco Palazzo del Podestà.
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Dieci anni dopo
E anche il nuovo museo dedicato a Fellini segna il definitivo recupero di una storica e prestigiosa struttura, quella di Castel Sismondo. “Qui c’era un castello che la storia ci ha consegnato con la sua sequenza di funzioni”, ricorda il Sindaco. “Caserma, prigione, poi è stato abbandonato. Nel 2011 eravamo nel pieno della crisi economica. Oggi, dieci anni dopo, ci troviamo dentro un’altra crisi, quella pandemica. Ma la città è partita per seguire un sogno, grazie anche a Fellini. ‘Nulla si sa, tutto si immagina’. Il sogno di Federico, che dice che nella vita, nelle arti, nella manifattura, se lo puoi sognare lo puoi anche fare”. Ed è proprio questo il fulcro di un luogo nato per esaltare l’eredità culturale di uno dei più illustri registi della storia del cinema, che a Rimini ha avuto i natali nel 1920.
Tre gambe
“Il Museo Fellini è articolato su tre gambe”, è ancora Andrea Gnassi a guidarci alla scoperta. “Il Castello, che diventa una macchina spettacolare, con contenuti straordinari, diritti dei film acquisiti, collaborazioni e partnership con la Rai Mediaset, Titanus… C’è una storia italiana, in queste immagini, prima in bianco e nero, poi a colori. Si parte da suggestioni pasoliniane e neorealiste per arrivare all’immaginifico tipicamente felliniano. L’altra gamba è il Fulgor, il Palazzo del Cinema, l’opposto del Castello, che diventa fabbrica di lavoro, un’academy legata alle relazioni tra cinema, arte, musica. Ci sono le moviole, postazioni per montare, arrivano i bambini e possono costruirsi il loro film. E tra il Fulgor e il Castello c’è Piazza Malatesta, c’è la memoria di Sigismondo, dei Gonzaga, degli Este, degli Sforza. Oggi c’è un anello centrale ispirato a quello di 8½, il circo della vita”.
1.650 mq
Qualche dato? La superficie espositiva totale è di circa 1.650 mq di spazi espositivi, fra le 16 sale di Castel Sismondo e i tre piani di Palazzo del Fulgor. Un progetto curatissimo fin nei minimi dettagli, certo sostenuto da investimenti importanti: pare che nel complesso il MiC abbia contribuito per una cifra di 15 milioni di euro. E un grande ruolo è quello svolto dalla multimedialità, spesso curata da Studio Azzurro: basti pensare che solo nel castello sono installati 33 proiettori, 34 monitor e 26 schermi. “Un repertorio audiovisivo unico, proposto come un percorso nel flusso creativo dell’opera di Fellini”, come si legge nelle note. “Cui si affianca un’importante sezione documentale con i disegni di scena originali, gli abiti di Danilo Donati, oggetti e fotografie, i taccuini di Nino Rota”.