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Stupro o non stupro? Temi caldi in Les choses humaines di Yvan Attal alla Mostra del Cinema

Les choses humaines di Yvan Attal Les choses humaines di Yvan Attal
Les choses humaines di Yvan Attal
Les choses humaines di Yvan Attal

Attal entra con decisione (e coraggio?) sulle questioni che hanno dato vita al movimento #metoo. Fra gli interpreti Charlotte Gainsbourg e Mathieu Kassovitz

Dove si pone la sottile linea che separa uno stupro da un rapporto sessuale consenziente? Se una giovane e bella ragazza segue un altrettanto bello e giovane ragazzo in un piccolo e buio stanzino sul retro della sala dove si tiene una festa, quanto è credibile quando poi grida che il rapporto che ne scaturisce è improntato alla violenza? Prende di petto temi assai scottanti e recentemente all’ordine del giorno delle cronache, Yvan Attal, nel suo Les choses humaines, presentato fuori concorso alla Mostra del cinema di Venezia. E l’attore e regista israeliano ma ormai adottivo francese ne fa spunto per indagare le dinamiche psicologiche e sociali che l’accaduto proietta su una famiglia alto-borghese e una più tradizionalista. E su due giovani lanciati verso la vita ma assai diversi per formazione e approccio all’altro.

Il processo

Il contesto è quello di una coppia ormai separata, lui opinionista di successo, lei – Charlotte Gainsbourg, compagna nella vita di Attal – saggista nota per il suo radicale femminismo. I due hanno un figlio, Alexandre, che frequenta una prestigiosa università americana. Rientrato per una visita a Parigi, il ragazzo conosce – e invita alla festa cui si accennava – Mila, che è la figlia del nuovo compagno della madre, interpretato da Mathieu Kassovitz, e di una donna ebrea ortodossa. Che le ha impartita un’educazione alquanto conservatrice, sulle questioni sessuali. Il “fattaccio” arriva come una deflagrazione nelle esistenze di tutti: perché Mila denuncia Alexandre di stupro, e il successivo processo mette sul tavolo tutte le questioni che poi sono quelle che hanno dato vita al movimento #metoo. Ed è qui che si assiste a ottime prove degli attori, nei lunghi monologhi che animano il dibattimento. Dove emerge che la verità non è mai una, ma è il risultato delle chiavi di lettura che noi diamo attraverso le nostre esperienze di vita.

 

Les choses humaines di Yvan Attal
Les choses humaines di Yvan Attal

E c’è da scommettere che il film innescherà furiose polemiche, sul tema. Perché il giudice (portavoce del pensiero di Attal, che è anche coautore della sceneggiatura?) condanna l’uomo a 5 anni con la condizionale. Ma rigetta le accuse più gravi, di stupro. Tirando fuori dal dimenticatoio un tweet di molti anni prima. Nel quale Mila accusava un uomo di violenza per averla palpeggiata, rispetto al quale lei dice di non ricordarsi nemmeno. “Ma come? Accusa un uomo di molestie e neanche se ne ricorda?”. “L’intera sfida”, ha commentato il regista, “è racchiusa nella possibilità di realizzare un film che non sia manicheo, senza che ciò possa essere interpretato come un tradimento della causa delle donne / vittime”.

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