Tra il quinto centenario raffaellesco e quello peruginesco (1523-2023) nasce Perugino, il maestro di Raffaello. Una mostra che celebra la raffinatezza dell’arte del maestro urbinate, capace di influenzare gli esordi del giovane Raffaello. È proprio il Palazzo Ducale di Urbino a ospitare l’esposizione, fino al 17 ottobre 2021.
Dopo la celebrazione del mito di Urbino e della sua corte attraverso la leggendaria figura di Baldassare Castiglione, è il turno di Perugino, ricordato soprattutto per essere stato il maestro di Raffaello. Con la sua arte ha saputo fondere con straordinaria armonia le migliori prerogative della pittura centro-italiana della seconda metà del XV secolo. La mostra, Perugino, il maestro di Raffaello – allestita nel Palazzo Ducale della città – chiude il ciclo, iniziato nel 2020, dedicato a Raffaello, a cinquecento anni dalla sua morte, e al racconto del contesto culturale che lo aveva circondato e influenzato.
Parlare di Perugino – nato come Pietro di Cristoforo Vannucci – significa ripercorrere la formazione di Raffaello, ma non solo. Attraverso le venti opere esposte – accompagnate da due video di approfondimento – è uno dei momenti più alti della storia dell’arte a essere affrontato, quello tra il 1470 e il 1500. Dopo l’arrivo della Pala di Piero della Francesca per la Chiesa di San Bernardino – oggi nota come Pala di Brera o Pala Montefeltro – nel 1474, gli artisti tra Umbria, Marche e Toscana cercarono una strada nuova, una lingua di emozioni e sentimenti che sarà presto interpretata con successo dal giovane Raffaello, indirizzato dal Perugino.
Attraverso un percorso che si sviluppa in diverse sezioni nelle Sale del Castellare, la mostra espone opere di alcuni artisti umbri e marchigiani – tra cui Giovanni Boccati e Bartolomeo Caporali –, che richiamano il contesto figurativo del secondo Quattrocento, ancora sotto i bagliori del tardogotico, dove avviene la formazione di Perugino. A seguire, la sezione più importante dell’esposizione raccoglie le opere del Perugino realizzate tra il XV e XVI secolo, prima che Raffaello si trasferisca a Firenze e per Perugino inizi una stagione tutta umbra. Per concludere, viene indagata l’eredità di Perugino su quegli artisti che hanno interpretato la sua lezione, per portarla oltre i confini umbro marchigiani.
Perugino, lasciata Urbino per Firenze, giungerà alla bottega del Verrocchio, già frequentata dai talenti di Leonardo, Botticelli e Ghirlandaio. Acquisirà una maggior scioltezza nel disegno, l’uso di colori luminosi e smaltati attraverso la pittura fiamminga e un più misurato senso compositivo e prospettico, derivatogli da Piero della Francesca. Dopo l’impresa della decorazione della Cappella Sistina, tra il 1481-82, il maestro godrà di un successo incontrastato, ottenendo commissioni da ogni parte d’Italia, al punto da tenere due botteghe, a Firenze e a Perugia.
Il percorso espositivo si completa con il contributo di due video. Il primo mette a confronto lo Sposalizio della Vergine di Perugino – dipinto tra il 1501 e il 1504 per la cattedrale di Perugia e oggi a Caen – con lo stesso soggetto di Raffaello, completato nel 1504 e oggi capolavoro conservato a Brera. Il video mette in luce il debito raffaellesco verso Perugino e allo stresso tempo il suo sorpasso. Un secondo video ripercorre la produzione artistica della maturità di Perugino, attraverso una selezione di venti capolavori.