Design è anche guardare gli oggetti di tutti i giorni con occhio curioso.
Vico Magistretti
Trentatrè piccole storie di design di Luciano Galimberti (Electa)
Le sedie su cui ci sediamo, i tavoli dove mangiamo o lavoriamo, i letti sui quali dormiamo, i mezzi che usiamo per spostarci: oggetti di uso quotidiano che abitano le nostre case e le nostre vite. Talvolta li diamo per scontati o forse non ne conosciamo la storia ma, come ci ricorda Achille Castiglioni, «ciascuno di questi oggetti è il frutto dello sforzo comune di molte persone dalle diverse specifiche competenze tecniche, industriali, commerciali, estetiche. Il lavoro del designer è la sintesi espressiva di questo lavoro collettivo». Persone e cose s’intrecciano e per cercare di comprendere un soggetto umano nella sua interezza possiamo osservare il sistema di oggetti che lo circondano, investiti di energia psichica, affetti, concetti, simboli, memorie legate alla sfera intima. Se questi oggetti vengono associati al trentatré, un numero rilevante e ‘fortunato’ per la nostra cultura -in diversi ambiti, da quello religioso nei Vangeli, a quello letterario nella Divina Commedia a quello scientifico con il numero delle vertebre nell’uomo…-, ecco che la volontà di raccontare una storia intima diviene anche strumento di condivisione collettivo.
Le 33 storie di questo testo ci restituiscono, dunque, l’autobiografia in forma di oggetti di Luciano Galimberti che sceglie di raccontarli attraverso le esperienze, i ricordi, le emozioni, le memorie letterarie che attivano in lui, «senza l’ambizione di confrontarsi con le “grandi” storie ufficiali del design che hanno ruolo e merito di trasmettere la cultura del progetto, ma con il desiderio di comunicare l’idea che il design sia attività umanistica ben oltre la sua scientificità e la sua tecnica».
L’equilibrio tra estetica, funzionalità, cultura e tecnologia è il filo conduttore del volume, le cui storie sono corredate da un QR Code grazie al quale il lettore potrà accedere direttamente al podcast su Spotify, con la voce narrante dell’autore.
Dalle celeberrime icone come Tolomeo di Artemide, Sacco di Zanotta, Parentesi di Flos, fino al Bacio di Perugina, il Big Mac di McDonald’s, il Tetra Pak e i Moon Boot: i racconti si arricchiscono di aneddoti privati e familiari. L’architetto e designer racconta i traguardi dell’indipendenza nello spostamento, raggiunta con il Ciao di Piaggio, i cambiamenti nelle abitudini, con il telefono Grillo di Zanuso per Siemens, il rinnovamento nel modo di lavorare, grazie al Mac SE di Apple, fino alle trasformazioni nel gusto e nello stile dell’arredamento, con Nathalie di Magistretti per Flou o con la serie Quaderna di Superstudio per Zanotta.
Tra le righe di questi racconti, l’autore è anche in grado di fornirci alcuni ingredienti di una ricetta utile per un progetto responsabile e sostenibile, riportandoci alla brutale realtà della società contemporanea dove gli oggetti proliferano senza sosta e sposano un processo di materialismo terminale per cui la cosa, in sé, viene consumata senza essere in primo luogo vissuta all’interno di un legame personale più profondo. Allo stesso tempo, l’autore, oltre la forza evocativa della memoria, riflette su quanto gli oggetti descritti siano ancora ‘vitali’ e portatori di valori formali per le nuove generazioni.