Print Friendly and PDF

Illuminare il sottosuolo del mondo. Un’altra verità, in mostra a Bolzano

Thomas Scalco - Cercaluce, 2020 - acrilico su tela, 145 x 205 cm - courtesy l'artista Thomas Scalco - Cercaluce, 2020 - acrilico su tela, 145 x 205 cm - courtesy l'artista
There's a World Going on Underground
There’s a World Going on Underground © Ulrich Egger

Le mie riflessioni sono serie,

ma se non volete prestarmi la vostra attenzione,

non sarò io a pregarvi.

Io ho il sottosuolo.

 

Fëdor Dostoevskij, Memorie dal sottosuolo

Fino al 3 ottobre 2021, la Kunsthalle West di Lana, Bolzano, ospita la mostra There’s a World Going on Underground a cura di Gabriele Salvaterra. Esposti i lavori degli italiani Cecilia Borettaz, Aberto Scodro, Igor Molin, Thomas Scalco, Massimiliano Fabbri, Nicola Samorì, Renato Calaj e Mattia Zoppellaro.

There’s a World Going on Underground racconta l’invisibile sotterraneo senza scavarlo in profondità. Questo meccanismo non è da interpretarsi negativamente. Portando nello stesso luogo artisti diversi per poetica, materiali e tecniche, l’intento del curatore è quello di dimostrare come sotto l’epidermide esterna, propria di tutte le cose, si celi un’altra verità che possiede infinite declinazioni.

Tutto quello su cui si basa la percezione della realtà è una pelle di illusione”, conferma Gabriele Salvaterra. Scavare, lacerare, strappare questa pelle significa scoprire il suo interno, il suo sottosuolo. Tuttavia, scoprendo quest’ultimo significa anche trasformarlo in una superficie esterna, al di sotto di cui si estendono infiniti nuovi sottosuoli.

Per definizione, ciò che sta sotto sfugge a una comprensione completa e definitiva, è pronto a modificarsi ed evolvere in qualsiasi istante. Questo è il mondo underground che si nasconde sotto al mondo che esperiamo ogni giorno.

Sfruttando l’acqua, Cecilia Borettaz crea composizioni attraverso delle vasche cromatiche. Il risultato finale rimanda a un mondo astratto all’interno del quale è possibile carpire corrispettivi reali. Gli strati di colore acrilico ricordano le stratificazioni geologiche come anche gli apparati femminili che danno la vita.

Alberto Scodro - UG MarStar, 2020 - fusione di materiali vari, 27 x 39 x 40 - courtesy l'artista
Alberto Scodro – UG MarStar, 2020. Courtesy l’artista © Ulrich Egger

Secondo il curatore l’artista ha il compito di “estrarre segni automatici di un sotto irraggiungibile che si avverte ma non si vede”. L’artista è un archeologo, uno speleologo: Alberto Scodro afferma “Il mio lavoro nasce dalla terra perché tutte le cose tangibili di questo pianeta sono generate dalla terra”. Scodro accelera i tempi di produzione della natura, creando sistemi scultorei che necessiterebbero di intere ere.

La Venezia del turismo e della cultura di massa è indagata da Igor Molin. Mann scriveva “La morte a Venezia, Settis “Se Venezia muore”. Per Molin questa si è ormai trasformata di fatto in un cimitero. Sotto alle calli calpestate senza sosta dai turisti, si cela un mondo infinito, fatto di travi e fanghi paludosi: in Percolanti, la grafite cola sotto i piedi dei visitatori della Serenissima.

I paesaggi pittorici di Thomas Scalco abitano il confine, tutt’altro che netto, che divide l’astrazione e la figurazione. Le sue grotte acriliche forniscono rifugio a chi ricerca silenzio e raccoglimento, dalla parte diametralmente opposta della caverna di Platone. La grotta porta la luce, la chiarezza, l’illuminazione.

Thomas Scalco - Cercaluce, 2020 - acrilico su tela, 145 x 205 cm - courtesy l'artista
Thomas Scalco, Cercaluce, 2020 courtesy l’artista © Ulrich Egger

In Memoria vegetale, Massimiliano Fabbri allude, attraverso il soggetto vegetale, ai meccanismi di crescita delle piante, ma anche della pittura e della mente umana. Gabriele Salvaterra spiega “Una foresta, un dipinto o la nostra memoria funzionano similmente, sono il risultato problematico e instabile di continui offuscamenti e reiterazioni, sottolineature e obliterazioni”.

Nicola Samorì indaga il mondo carnale e materiale scorticandone la superficie, andando al fondo di essa. L’artista, a cui recentemente sono state dedicate delle personali al Mart di Rovereto e a Palazzo Fava di Bologna, afferma: “Non esiste mia opera che non sia il risultato di un vero e proprio lavoro da ‘minatore’, di esploratore del dentro dell’immagine anche quando questa si ostina a esibire una sfacciata bidimensionalità”.

L’argomento dell’”underground” è indagato in mostra anche sotto l’aspetto sociale e umano. Il sottosuolo metropolitano viene portato alla luce da Renato Calaj che per la mostra realizza un intervento site-specific riprendendo i meccanismi della street-art primitiva.

Igor Molin, UNDERGROUND - Percolanti, grafite su carta applicata a pannello, 2021 - courtesy l'artista
Igor Molin, UNDERGROUND – Percolanti, 2021, installation view. © Ulrich Egger

Mattia Zoppellaro si inserisce nell’underground per scavare uno spazio che faccia emergere le figure che abitano i margini della società. Oltre alla sua professione come fotografo di riviste, Zoppellaro documenta dal punto di vista sociologico le controculture di vari ambiti globali. In questo caso, la scena hip-pop di Dakar e quella neopunk russa.

In diverse maniere ogni artista tenta di sviscerare gli aspetti stratificati di un mondo sommerso – fisico, mentale, metaforico, sociale – e gettare luce su un’intera realtà che va avanti sottoterra a dispetto di tutto”, Gabriele Salvaterra

Il fine ultimo dell’esposizione è svelare il sottosuolo del mondo dando vita a nuove dimensioni sotterranee pur mantenendo un prezioso alone di mistero.

Installation view della mostra There's a World Going on Underground, Lana, Bolzano
Installation view della mostra There’s a World Going on Underground, Lana, Bolzano

Commenta con Facebook