Critico Luca Beatrice su Libero: “persino Picasso sarebbe stato in difficoltà di fronte a tanti metri quadri”. Repubblica intervista Tosatti
Il “filotto” azzeccato dall’artista Gian Maria Tosatti – scelto come unico artista per il Padiglione Italia alla Biennale di Venezia 2022 e nello stesso giorno annunciato come direttore artistico della Quadriennale di Roma – ha innescato inevitabili dibattiti. Che dai social – ormai primo terreno delle discussioni – si sono trasferiti sulla carta stampata. Ovviamente, con approcci diversi. Il più critico – ma non sorprende – è risultato Luca Beatrice, che su Libero provocatoriamente si domanda dove Tosatti troverà il tempo e le energie per i due gravosi impegni. La scelta di chiamarlo a alla Quadriennale – sostiene il critico – “rivela la sfiducia nei confronti del curatore, ritenuto fino a non molto tempo fa il deus ex machina in grado di determinare la fortuna critica e mercantile del prodotto”.
“Vanno in soffitta i superpoteri dei Celant (alla memoria), Bonito Oliva, Bonami, Gioni, Enwezor (alla memoria pure lui), dei direttori di museo e dei trendsetter”, continua Beatrice, non senza malcelato sarcasmo. “Oggi per capire dove va l’arte non resta che sentire loro, gli artisti. Loro si che ci sapranno dire, senza conflitti di interesse e con autentica competenza, ciò che va e ciò che non va, quali le tendenze giuste e i personaggi”. E il co-curatore del Padiglione Italia alla Biennale 2009 non risparmia rilievi sulla scelta di Tosatti da parte di Eugenio Viola. “Uno spazio immenso e impegnativo donato a un solo artista, persino Picasso sarebbe stato in difficoltà di fronte a tanti metri quadri”.
Alla ribalta
Repubblica, nell’edizione di Roma, sceglie di andare direttamente alla “fonte”, intervistando lo stesso Tosatti. “Circondato da un’aura almeno apparentemente uniforme di ammirazione ed eccezionalità, da ieri è alla ribalta delle cronache artistiche”, premette Francesca Giuliani. Operativamente parlando, quali saranno i suoi primi passi da direttore artistico?, domanda poi. “Cercare di costruire un team di lavoro solido. Incontrare i collaboratori. Vivrò metà settimana a Roma e metà a Venezia”.
Entusiasta, e ne spiega le ragioni, il Corriere del Mezzogiorno. “Tosatti – editorialista e collaboratore di questo giornale – non è napoletano in senso strettamente anagrafico, ma certamente lo è di adozione. L’artista romano vive ormai stabilmente in città, dove ha realizzato molte opere per diverse gallerie (tra cui quelle di Lia Rumma e di Peppe Morra). E monumentali installazioni site specific come ‘Le Sette stagioni dello Spirito’ (dal 2013 al 2016)”. A suo favore, sottolinea il quotidiano, anche l’esperienza internazionale: “del resto ha lavorato spesso all’estero, di recente in Turchia e in Ucraina, sempre su temi legati al concetto di identità”.