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Il Bravo torna a Venezia: in mostra il capolavoro giovanile di Tiziano

Tiziano Vecellio, Il Bravo , tela, 75 x 67 cm, Vienna, Kunsthistorisches Museum Gemäldegalerie inv. GG 64
Tiziano Vecellio, Il Bravo, tela, 75 x 67 cm, Vienna, Kunsthistorisches Museum Gemäldegalerie inv. GG 64

Il Bravo di Tiziano, uno dei capolavori della pittura del Cinquecento, è arrivato a Venezia direttamente dal Kunsthistorisches Museum di Vienna. Dal 24 settembre al 20 gennaio 2022 lo si trova esposto alle Gallerie dell’Accademia.

Il Bravo, opera giovanile di Tiziano, databile intorno al 1515-1520, s’inserisce perfettamente all’interno della collezione delle Gallerie e in particolare nel contesto della sala VIII, dedicata a Giorgione e ai suoi allievi, qui rappresentati nella fase giovanile della loro produzione: Tiziano con L’Arcangelo Gabriele e Tobiolo e Sebastiano Del Piombo con le ante d’organo di San Bartolomeo.

Il richiamo a Giorgione è infatti imprescindibile. La situazione rappresentata ne Il Bravo – quella dell’intreccio tra due figure, ritagliate a mezzo busto e stagliate contro un fondo buio, inquadrate a distanza ravvicinata per sollecitare la partecipazione diretta dello spettatore – deriva da invenzioni del maestro di Castelfranco (sul tipo del Guerriero di Vienna), al quale il dipinto fu ripetutamente attribuito a partire dalla metà del 1600 fino alla fine dell’Ottocento. Tiziano sviluppa, però, la situazione in modo originale sfruttando le potenzialità dinamiche e drammatiche che la scena offre.

Due figure maschili si affrontano in primo piano. Quella di sinistra è un giovane dai capelli biondi, con una ghirlanda di foglie di vite in testa, che guarda il suo assalitore, di cui non vediamo il volto, ma solo il suo profil perdu, in una fitta ombra. É un capolavoro di intrecci di sguardi, guizzi di luce e macchie di colore che enfatizzano la penetrazione psicologica del racconto.

Il dipinto tizianesco ha suscitato molte riflessioni in merito all’interpretazione del soggetto rappresentato: un’ipotesi largamente accolta è che raffiguri un episodio di storia antica tratto dal Factorum et dictorum memorabilium di Valerio Massimo, basato sulla Vita di Mario di Plutarco, ovvero l’aggressione e uccisione del giovane soldato Trebonio da parte del tribuno Caio Lusio. Come suggeriscono l’aspetto del giovane e la presenza di un serto di foglie di vite, la scena potrebbe anche alludere alla cattura di Bacco da parte di Penteo, re di Tebe, per impedire la diffusione del culto bacchico, come raccontato nelle Baccanti di Euripide e nelle Metamorfosi di Ovidio.

Altro dato significativo, che mette in relazione il dipinto viennese di Tiziano alle opere di Giorgione presenti in sala VIII, è la sua provenienza da una illustre collezione cittadina. Quella del brillante avvocato e diplomatico Giovanni Antonio Venier, proprietario di una prestigiosa raccolta che annoverava anche la Santa Margherita di Raffaello e il Guerriero di Giorgione, entrambi conservati oggi al Kunsthistorisches Museum di Vienna. Poter ammirare all’interno dello stesso ambiente Il Bravo, La Tempesta e Il Concerto rappresenta, quindi, un’occasione straordinaria anche per riflettere sul collezionismo delle famiglie patrizie veneziane dei primi decenni del Cinquecento.

L’opera prenderà temporaneamente il posto de La Vecchia di Giorgione, che lascia le Gallerie per essere esposta all’interno della rassegna che il museo viennese dedica, dal 5 ottobre 2021, a Tiziano (Titian’s Image of Women. Beauty – Love – Poetry).

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