Genova omaggia il designer Gaetano Pesce con una mostra diffusa: da Villa Croce alle strade della città, dal 23 settembre 2021 al 9 gennaio 2022. Gaetano Pesce. In ricordo di un amico ne ripercorre la carriera, dai lavori storici a quelli più recenti, attraverso il ricordo di Germano Celant, recentemente scomparso.
Convinto che l’arte non sia destinata al piedistallo, ma sia piuttosto un prodotto, una risposta creativa alle esigenze del tempo che viviamo, Gaetano Pesce è autore eccentrico ed eclettico, espressione dell’ala più innovativa del Radical Design degli anni Sessanta, che accetta l’errore per produrre diversità. Nato nel 1939 a La Spezia, Pesce si forma come architetto a Venezia tra il 1958 e il 1963. Sin dal 1965 predica l’incoerenza. Oggi è architetto-designer-artista.
Grande sperimentatore, Gaetano Pesce non si è mai tirato indietro davanti alle sfide. Sempre pronto a lavorare con nuovi materiali – come le resine, il poliuretano, l’elastome e il silicone – e a testare nuove tecniche innovative. Pesce ha portato nella produzione industriale la casualità, affinché gli oggetti prendessero il sapore dell’errore che appartiene all’umano. La sperimentazione investe anche le forme dei suoi oggetti, bizzarre e imprevedibili.
Le opere che ne nascono sono pezzi unici, con una propria individualità che li distingue l’uno dall’altro perché, secondo Pesce «La democrazia deve garantire e proteggere la diversità, non l’uguaglianza». La variazione e la pluridisciplinarità sono gli elementi fondamentali del suo modo di procedere e del suo fare arte, un’arte che vuole essere “attiva” per portare un cambio positivo nella società contemporanea. Ad esempio, interrogandosi sulla condizione della donna, uno dei fili che lega l’intera sua produzione: solo l’energia delle donne porterà al rinnovamento del mondo.
La mostra Gaetano Pesce. In ricordo di un amico, realizzata in collaborazione con lo Studio Pesce di New York, è dedicata dallo stesso artista alla figura di Germano Celant, autore della definizione di “Radical Design”, di cui Pesce fu esponente. Un’esposizione diffusa tra gli spazi di Villa Croce, che espone l’iconica poltrona Up5&6 (progettata nel 1969), con le sue forme antropomorfe ingigantite da dea della fertilità che, nello stesso tempo, denunciano la condizione della donna, ancora oggi vittima di violenze. Insieme a Moloch (1972), una versione macro della celebre lampada da tavolo L1, nata nel 1937 grazie al designer Jacob Jacobsen.
Insieme ai lavori storici e rivisitati, i lavori più recenti. Come le Pelli (Industrial Skin) in resina sottile come uno strato di epidermide, appesi al soffitto della grande stanza decorata al primo piano della Villa. E i Vasi, che sembrano sciogliersi come cera colorata fusa, i tavoli e le sedie, della serie Pratt chair iniziate già negli anni ‘80 e le lampade, il Pulcinella e la Donna applique di papier maché ricoperto di resina poliuretanica.
Fuori dagli spazi della Villa, Gaetano Pesce esplode tra le strade di Genova con altre quattro opere, tra cui La Crocefissione della manualità, realizzata da Pesce nel 2020, durante il periodo del lockdown, esposta qui per la prima volta. Poltrone, vasi, oggetti, lampade all’insegna del colore. Un amore che nasce dal suo legame col Veneto, terra di formazione, di luce e, per l’appunto, di colore.