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Burri in dialogo con la poesia. Alla Fondazione Ferrero le combustioni sono letterarie

Alberto Burri, Rosso 1952, Città di Castello, Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri. ©Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, Città di Castello, by SIAE 2021
Alberto Burri, Rosso 1952, Città di Castello, Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri. ©Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, Città di Castello, by SIAE 2021

La Fondazione Ferrero di Alba (Cuneo) presenta la mostra Burri. La poesia della materia, dedicata a uno dei grandi protagonisti dell’arte del Novecento, Alberto Burri (Città di Castello, 1915 – Nizza, 1995).

Amo Burri perché non è solo il pittore maggiore d’oggi ma è anche la principale causa d’invidia per me: è d’oggi il primo poeta.

 

Giuseppe Ungaretti

Non si tratta del solito accostamento volto a sottolineare la centralità della materia nella poetica di Burri. Con La poesia della materia il curatore Bruno Corà non usa metafore. Alla Fondazione Ferrero si assiste a un’indagine in fieri sul rapporto strettissimo, non solo a livello di fruizione estetica, ma autenticamente strutturale, costitutivo, tra l’opera di Alberto Burri e la parola in versi, la grande poesia del ‘900 e non solo.

Nell’evidenziare il rapporto tra Burri e la poesia, la mostra mantiene al centro della riflessione la materia, intesa come fonte inesauribile di sperimentazioni in una totale libertà di approccio al fare pittorico. Con la sua ricerca fondata sulla riqualificazione linguistica, Burri ha introdotto a molte correnti artistiche degli anni Sessanta del Novecento, come il Nouveau Réalisme, l’Arte povera, l’Arte neuminimale o il Fluxus.

La scelta di opere presentate in mostra ad Alba copre un arco temporale che va dal 1945, con i primi Catrami (1948), sino alle ultime opere Oro e nero datate 1993 e prossime alla scomparsa dell’artista avvenuta nel 1995. Tra i lavori esposti, opere prime di Burri appartenenti ai cicli dei “catrami”, delle “muffe”, dei “sacchi”, “delle combustioni”, dei “legni”, dei “ferri”, delle “plastiche”, dei “cretti” e dei “cellotex”, esperienze cruciali per la pittura contemporanea che portano il nome dei materiali che l’artista di Città di Castello ha di volta in volta utilizzato trasformandoli in capitoli epici di un’unica concezione artistica

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