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Scavare nella lingua italiana con sapienza archeologica. Sabrina d’Alessandro e le sue parole desuete a La Spezia

Sabrina D’Alessandro, Parole al balcone, 2018 Sabrina D’Alessandro, Parole al balcone, 2018
Sabrina D’Alessandro, Parole al balcone, 2018
Sabrina D’Alessandro, Parole al balcone, 2018

Parole inusuali o dimenticate. Un processo oscillante di relazione tra la parola e la sua oggettivizzazione visiva. Sabrina d’Alessandro e il suo Ufficio Resurrezione Parole Scomparse URPS -ente preposto al recupero di parole smarrite benché utilissime alla vita sulla Terra- esprime la sua personale e viscerale passione per l’etimologia, trasformandola in opera d’arte. Curata da Eleonora Acerbi e Cinzia Compalati, la personale di Sabrina d’Alessandro Resurrezioni, Insurrezioni, Azioni 2009-2021, al CAMeC della Spezia, percorre un’indagine intima e personale, lunga 12 anni. La mostra, interdisciplinare e relazionale, gravita intorno alla parola resuscitata, qui protagonista e resa tangibile.

Con esiti diversi, Sabrina d’Alessandro crea opere “aperte”, alla Umberto Eco, a metà tra la linguistica e il visivo: ogni parola relativa alla sua rappresentazione estetica è carica di significati che il visitatore deve scoprire leggendo, ascoltando, guardando.

Il XVI Censimento Peculiare in cui si elegge il difetto più attuale
Il XVI Censimento Peculiare in cui si elegge il difetto più attuale

Ho la passione per le parole da tempo. Sin da ragazza ho sempre sottolineato le parole di cui non conoscevo il significato e le inserivo in un elenco. Sono appassionata di etimologie e per questo ho iniziato a indagare questo campo, da lì l’idea di rappresentare queste parole inusuali, dandogli importanza.

L’antologica, presentata al CAMeC, è ripartita in tre salestrettamenteconnesse tra loro, che seguono un percorso di senso specifico, frutto di un’indagine profonda. E’ l’artista stessa a portarci nel mondo con Parole Parlanti (2001-2021), piccole tele monocromatiche incise in oro a caldo su tela rossa, ognuna di esse con una parola diversa e connessa alla successiva. Sono tele, appunto, parlanti, poiché dotate di una voce registrata che recita il significato della parola rappresentata attraverso poesie o aforismi. Ascoltate insieme creano un brusio di sottofondo, metafora dell’offuscamento e della continua evoluzione del linguaggio, che svanisce avvicinandoci a ciascuna piccola tela rendendo via via, sempre più chiara, la frase recitata. Traltissimo trittico ci dice, ad esempio, che «non c’è una via di mezzo al bene, non c’è una via di mezzo al bello, non c’è una via di mezzo al meglio», un mantra a cui aspirare, racconta Sabrina d’Alessandro; oppure Redamazione, ovvero amore reciproco corrisposto «una parola strana e sconosciuta, scomparsa, forse perché scomparso il sentimento».

Le opere giocano con noi, creano cortocircuiti ironici e spesso incoerenti, si contraddicono esattamente come fa l’essere umano.

Sabrina d'Alessandro, Sbagliona 81, 1981-2018 e Pietra sbagliona,2019
Sabrina d’Alessandro, Sbagliona 81, 1981-2018 e Pietra sbagliona,2019

Le strane parole scelte dall’artista ci insegnano anche il silenzio. Farlingotto è la scultura poliglotta che insegna a tacere in 12 lingue; oppure ci raccontano che è inutile cercare se non c’è niente da trovare con la tela nera con lente d’ingrandimento Gorghiprofondo Oblomovista; ci chiamano anche a saltellare sul gioco della campana che qui, al posto dei numeri, ha la sillabazione di “re-da-ma-re”. «Volendo ci si può anche pulire i piedi a questi zerbini o su questo sentimento», racconta, «oppure interiorizzare la parola giocando».

La seconda sala presenta anche opere basate sulla dimensione antropologica e psicologica. Le macchine psicomagiche sono veri e propri ritratti di persone con la quale Sabrina d’Alessandro ha vissuto per qualche giorno cercando di conoscerle a fondo. I risultati artistici sono tutti da scoprire: l’Almanacco fanfalucco, ritratto del signor D.D., oppure la Pietra sbagliona, ossia che sbaglia molto, l’autoritratto dell’artista composto da una vecchia fotografia di una lei bambina sugli sci, in preda a sbagliare la linea del traguardo. Questa fotografia è posta in relazione con la pietra primordiale dello sbaglio, quella del “chi è senza peccato scagli la prima pietra”, il primo vero errore della storia. E poi il Censimento peculiare, opera con cui si è in grado di eleggere il difetto umano più diffuso e attuale. Qui le parole si fanno archetipi. Lo spettatore è invitato a votare usando 10 fagioli, che poi l’artista conterà e archivierà, trasformando in tela cromatica o monocromatica il risultato del censimento. Aspetteremo con ansia il risultato nello spezzino!

Sabrina d'Alessandro davanti al XVI Censimento Peculiare in cui si elegge il difetto più attuale
Sabrina d’Alessandro davanti al XVI Censimento Peculiare in cui si elegge il difetto più attuale

Il percorso espositivo termina con una serie di video che rispondono al principio di verità imprevista. Si tratta di riprese non pensate e non programmate, che immortalano situazioni di diversa natura. Sabrina d’Alessandro vuole mettere al centro questioni laterali, non centrali, vuole mostrare frammenti di bellezza, associarli a una parola desueta che respirerà nuova vita attraverso delle azioni. E’ il caso di Guizzìpeda un gara podisticaaccaduta realmente in Sardegna. L’artista in quell’occasione ha consegnato ad ogni partecipante una pettorina da gara in cui non c’era stampato un numero ma bensì una parola in sardo, legata al respiro: il respiro della terra, del vento, della corsa, dell’affanno.

«Volevo mettere le gambe alle parole moribonde e farle guizzare veloci. La gara ha fatto correre le parole».

Il Dipartimento educativo del CAMeC, attraverso l’ultimo volume di Sabrina D’Alessandro Accendipensieri– edito da Rizzoli nel 2021 e rivolto all’infanzia, ha progettato dei percorsi dedicati alla sensibilizzazione della lingua italiana rivolti alle scuole primarie.

L’esposizione sarà visitabile fino al 20 marzo 2022, da martedì a domenica dalle 11.00 alle 18.00 (chiuso il lunedì, Natale, Capodanno).Nel corso della mostra sarà presentato anche il catalogo, con il testo critico di Pietro Gaglianò e da un ricco apparato iconografico.

Sabrina D’Alessandro, Parole al balcone, 2018, Suzzara stampa a pigmenti su carta cotone
Sabrina D’Alessandro, Parole al balcone, 2018, Suzzara stampa a pigmenti su carta cotone

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