Si è conclusa il 2 ottobre la quarta edizione di Zone digitali, il festival che dal 2018 si propone come evento dedicato alla new media art di Bergamo. Bergamasca la location, ma la qualità degli eventi e degli ospiti ha visto protagonisti provenienti da tutta la Penisola.
La cornice d’eccezione è Dastee Spalenga, l’ex centrale elettrica di Celadina, recentemente interessata daimportanti interventi di riqualificazione; un progetto di rigenerazione urbana volto a creare un nuovo punto di ritrovo per la socialità e la creativitànel centro cittadino.L’evento è stato reso possibile grazie aMiDi-Motori Digitali, che sin dalla sua fondazione ha avviato con Daste una collaborazione piena di entusiasmo, dove il festivalsi inserisce solo come l’inizio di un percorso condiviso di eventi e idee.
Il tema di Zone Digitali di quest’anno è HybridEdges:
Quella di oggi appare come un’epoca inquieta, suona di un rumore nuovo, ha il sapore di qualcosa di diverso. Abitiamo un tempo in cui le dicotomie si sono fatte rarefatte e le dualità incerte. Davanti a noi una realtà ibrida, nella quale anche il tempo e lo spazio assumono differenti significati e noi ci scopriamo come nuovi esseri umani. Più vicini, sempre più connessi in un mondo in cui non esiste più distinzione tra online e offline, tra reale e virtuale, umano e macchina o naturale e artificiale.
A riflettere su questa tematica sono stati anche dei giovani artisti, che espongono i propri lavori in una dimensione virtuale, Orbita, liberamente fruibile accedendo nella location fisica degli spazi di Daste.
Il festival si è aperto venerdì primo ottobre con un intervento sulla tematica dell’hybrid culture e sul rapporto tra cultura e istituzioni nel mondo digitale. Chiamati ad intervenire sono Piergiorgio Monaci, il direttore di Meet – Digital culture center di Milanoe Maria Elena Colombo, docente ed esperta di museologia e gestione dei beni culturali nel contesto digitale, che porta le proprie riflessioni alla luce del suo nuovo libro “Musei e cultura digitale. Fra narrativa,pratiche e testimonianze”, edito 2020 da Editrice Bibliografica.Il tuttoè stato moderato da Martina Cesani diDaste e Ludovica Belotti dell’AssociazioneSemiFreddo.
La rivoluzione digitale dei musei non ha fatto altro che accelerare durante i duri mesi di reprensione della pandemia,e oramai risulta più evidente che mai che le classiche forme di fruizione non sono più un’opzione preferibile. Si tratta di offrire al pubblico esperienze complesse, tangibili, ma soprattutto interattive.
Elementi fondamentali che Meet porta avanti sin dalla sua aperturapianificata nel 2019, ma ritardata a causa della pandemia a pochi mesi fa. La loro programmazione prevede un palinsesto disparato di eventi, la cui fruizione è quasi sempre gratuita. Si spazia da appuntamenti nella maestosa Immersive room, attualmente ospitante Renaissance Dreamsdi RefikAnandol, sino alla realtà virtuale; recentemente è stato possibile fruire in remoto di alcune proiezioni del Festival del Cinema di Venezia, e prendere visione dell’opera Oxytocina Machina, l’opera portata dal collettivo V2 ad Ars Eletronica 2021.
Per il secondo intervento ci spostiamo nel cortile, dove ad attenderci c’è l’installazione di Dario Moroldocon Un suono in estinzione, già presentata in diverse occasioni dai curatori diUmanesimo Artificiale, non ultimo ad il loro Garden di Fanosempre perArs Eletronica 2021.
L’installazione si propone come prima riflessione diNeunau, un progetto di arte e scienza volto a monitorare le implicazioni del cambiamento climatico sul ghiacciaio alpino dell’Adamello, attraverso spedizioni artistico-esplorative. Le indagini sonore di Neunausi sviluppano partendo dai dettagli che una sorgente sonora esprime, catturando ed esplorando i suoni per andare a scoprirne la potenziale musicalità, realizzando tracce audio e docufilm. Per Zone Digitali è stato realizzato un intervento doveviene appesa ad un treppiede una mammella di ghiaccio di trenta chili, poi destinata a sciogliersi lentamente nel corso delle due giornate di festival. Nel corso del tempo,al suono del ticchettio ritmico dell’acqua che cambia stato di materia, il blocco andrà a svelare della roccia posto al suo interno.
Infine, per la prima giornata sono tre gli interventi in serata organizzati nel cuore di Daste.
In primis MainThemes di Bienoise, una performance installativa-audiovisiva in multicanale, volto a creare un ambiente che possa permettere al pubblico di fruirne la porzione desiderata sia spazialmente,sia temporalmente. L’accogliente cerchio viene riempito da sonorità soffuse e costanti, elementi non musicali e frammenti testuali, che trasportano il fruitore in uno stato contemplativo.
Il secondo intervento invece, presentato nuovamente da Umanesimo Artificiale, prende il titolo di Onlife.
Onlife è l’ultimo lavoro del duo Baransu, un intricato fotomontaggio di immagini e suoni, un’analisi critica sull’esperienza del vivere nel nostro mondo iperconnessoin cui non c’è distinzione tra essere online e offline.
A concludere questa giornata ricca di avvenimenti è Poche Cltv, un collettivo di artiste, musiciste e produttrici musicali, che tramite il loro lavoro si propongono di creare uno spazio inclusivo all’interno del mondo della musica per tutte quelle figure che si identificano nel genere femminile.
Il secondo giorno, il 2 ottobre, ad attenderci c’è un confronto diretto con Umanesimo Artificiale, che finalmente ci racconta di più sul proprio lavoro in quanto studio ed artistplatform. Il loro operato esplora “il senso di essere umano nell’era delle intelligenze artificiali”, e ciò avviene attraverso progetti curatoriali, di ricerca ed educativi. Ad intervenire sono Baransu e Lorem, l’artista che si sarebbe poi esibito in serata, che ci parlano della loro ricerca in qualità di artisti.
Il secondo momento di confronto avviene con il giovanissimo Francesco Luzzana; tuttavia, già vanta collaborazioni con diverse realtà come Non-Lineare Studio Azzurro, e dopo una breve conversazione moderata da Ludovica Belotti ci presenta Object OrientedChoreography. Il lavoro è frutto di una collaborazione con la performer Sofia Casprini, danzatrice, che si esibisce a ritmo della melodia di MicalisPapadopulus, su una coreografia creata in tempo reale dai fruitori.
Infatti, una volta fornito il link ad una pagina web, sono proprio le interazioni con del testo da parte degli utenti-spettatori a dar vita alle movenze della ballerina, che indossando un casco per la realtà virtuale fluttua sul palcoscenico a ritmo delle luci, creando una magnifica esperienza di danza contemporanea. Il lavoro è una co-produzione di Ariella VidachAiep e la Triennale Milano, e approda a Daste dopo essere stata presentata al Ref – Roma Europa Festival 2021.
A seguire Compression of time, una nuova performance audiovisiva creata dall’artista Lorem. Registrata dal vivo e guidata dall’intelligenza artificiale, funziona come un ipercollage multidimensionale, muovendosi da unità di testo 3D e lasciando che musica e immagini risuonino l’una con l’altra attraverso il tempo e le onde. Le immagini ci immergono in un flusso checi permette di abbandonare, almeno per un momento, la realtà esistente.
Il bilancio
Zone Digitali 2021 è un’esperienza entusiasmante e a misura di uomo. C’è chi è rimasto affascinato dagli spazi di Daste, mentre per chi lo conosceva già il pezzo forte sono stati proprio gli eventi che hanno animato il festival, fruibili liberamente in un clima di convivialità ritrovata. A colpire particolarmente è stata la concreta possibilità di vivere della sperimentazione realmente contemporanea, in grado di contaminare la vita di tutti i giorni e trascendere i limiti dell’usuale esperienza museale. I confini dei talk si sfumano dentro quelli di una performance, un’installazione, un dj set, e i piani si compenetrano andando a modellare una sorta di esperienza d’arte totale.