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La Poesia latente di Wuethrich, Nannucci e Castellani a Milano

Maurizio Nannucci, Trace of time and space, 2006
Maurizio Nannucci davanti alla sua opera alla Galleria Fumagalli
Fino al 5 novembre è in mostra alla Galleria Fumagalli la seconda tappa del ciclo espositivo MY30YEARS – Coherency in Diversity, organizzato in occasione del trentesimo anniversario di Annamaria Maggi come direttrice. Sistema – Dematerializzazione – Testo, come il resto di mostre del progetto, è curata dal critico Lóránd Hegyi. I tre artisti presentati sono Enrico Castellani, Maurizio Nannucci e Peter Wuethrich.

Come indicato dal titolo della mostra, le nove opere esposte parlano (si noti il corsivo…) di testo e della sua scansione lineare, di parole e della loro meccanicità quando vengono scritte a macchina, di comunicazione, di poesia.

Wuethrich e Nannucci lavorano e giocano diretta ed esplicitamente con il testo, con le parole e con i caratteri. In una delle pareti della galleria, un iconico neon del maestro Nannucci con la frase “Trace of time and space”. Tre dei lavori di Wuethrich sono realizzati con veri libri.

Literary Stratification, 2004, di Wuethrich e Blue, 1970, di Nannucci

Il collegamento del tema della mostra con l’opera di Castellani può sembrare nascosto. Le superfici delle sue tele estroflesse, che creano vere e proprie strutture, reti di luce e ombra sono, in un certo modo, testi. Sono righe, sono paragrafi. Ogni chiodo dietro la tela è un carattere. La meccanicità del lavoro di Castellani può anche suggerire il gesto e la scansione ritmica dello scrivere a macchina. Si può osservare nella sorprendente e insolitamente grande (180 x 240 cm) Superficie bianca del 2003.

 

Enrico Castellani, Superficie bianca, 2003

Ma non è solo questione di meccanicità: le parole nascondono molteplici significati. Lavori come Verbum, di Wuethrich (fotografie di singole parole) riportano lo spettatore al dibattito filosofico sull’importanza del parlare, dello scrivere, del bisogno assoluto e ultimo di comunicare dell’essere umano. Qui le parole acquistano significati trascendentali: riemerge qui l’importanza del neon di Nannucci, in cui la frase appare quasi profetica allo spettatore.

Peter Wuethrich, Verbum, 2007

Trascendentale è anche uno dei lavori di Castellani: una emozionante Superficie blu, 50 x 50 cm, del 1965. Di fronte ad essa, Blue, una tavola di Nannucci quadrata con sopra la parola del titolo in neon.

Enrico Castellani, Superficie blu, 1965

Lóránd Hegyi riesce sempre a creare mille collegamenti fra le opere presentate da Maggi. Collegamenti di parole, di colori, di significato, estetici… Questa seconda tappa del progetto della Galleria Fumagalli è, come la prima, coerente. Forse è più emozionante questa mostra: i due Castellani, trascendentali, la luce tenue dei neon di Nannucci, profetica, accompagnati dalle opere di Wuethrich, che giocano il ruolo di coro greco (accompagnano le altre opere, e danno enfasi ai momenti più tesi, più drammatici)…

Hegyi descrive la mostra con il sintagma “poesia latente”. Latente, muta, in silenzio. Ma presente, che ritorna in ogni lavoro in un modo più o meno esplicito. Latente in un mondo di immagini (digitali…) in cui il testo, la lettura, la letteratura sembrano perdere importanza.

Peter Wuethrich, Adjective, 2006

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