Una mostra colta e raffinata per celebrare Dante nel settimo centenario dalla morte. In un luogo significativo, il Bargello di Firenze, l’antico Palazzo del Podestà, la cui costruzione inizia nel 1255, dieci anni prima della nascita del poeta. Nella cappella del Palazzo si conserva il suo più antico ritratto ad affresco, opera intorno al 1333 di Giotto e bottega. Un profilo caratteristico, naso aquilino, mento e labbro inferiore sporgenti, fronte alta. Scoperta nel 1840 nel Palazzo, allora adibito a carcere, quell’immagine, subito replicata dagli artisti, ebbe un’enorme risonanza sul fronte culturale. Venticinque anni dopo, nel 1865, all’apice della notorietà, Dante si identifica con l’Italia del Risorgimento, nel ruolo di «precursore della unità e libertà d’Italia». La sua fama è internazionale.
Da quella metà dell’Ottocento, e dalla significativa scoperta del ritratto del poeta, si articola la mostra “La mirabile visione. Dante e la Commedia nell’immaginario simbolista”, che presentale interpretazioni artistiche e letterarie di Dante, della Vita nova e della Commedia nell’Europa tra Otto e Novecento. Ideata e curata da Carlo Sisi, con Ilaria Ciseri e un comitato scientifico, la rassegna presenta 57 opere (dipinti, sculture, stampe, incisioni, fotografie) giunte da musei, biblioteche, collezioni private, istituti di cultura internazionali, tra cui Musée d’Orsay, Musée Rodin, Museo del Prado, Pinacoteca di Brera, Uffizi. Sei le sezioni che, in un tragitto tematico e interdisciplinare, portano dalla scoperta del ritratto nella cappella del Bargello al 1865, sesto centenario dalla nascita dell’Alighieri sino agli anni del Simbolismo per giungere all’importante concorso bandito da Vittorio Alinari nel 1900 per l’illustrazione della Commedia e alla preziosa edizione de poema di Leo Olschki con la prefazione di D’Annunzio nel 1911.
Sfilano capolavori di artisti italiani e stranieri come Amos Cassioli, Gustave Doré, Auguste Rodin, Jean-Baptiste Carpeaux, Emile -Antoine Bourdelle e di quei pittori che parteciparono alconcorso Alinari, tra cui Giovanni Fattori, Galileo Chini, Plinio Nomellini. Spiccano, all’inizio, il Ritratto del poeta, copia a matita del 1840 dell’inglese Seymour Kirkup fatta sul retro della copertina di un’antica edizione del Convivio e quelli di altri artisti, noti e non, che l’hanno seguito. Poi l’interpretazione della vita di Dante in chiave naturalista, preraffaellita, simbolista. Ad alimentare la fantasia degli artisti sono i rapporti tra Dante e Beatrice, come l’incontro tra i due interpretato da Raffaele Giannetti e Raffaello Sorbi, o Beatrice che nega il saluto a Dante di Dante Gabriele Rossetti, un preraffaellita affascinato dalpoeta come il suo stesso nome sottolinea (anche il padre infattiera un patito dantesco). Ci sono poi le interpretazioni scultoree e le affascinanti visioni romantiche e decadentiste di Doré, di Rodin come il suo marmo con Paolo Malatesta e Francesca da Rimini, del 1905, la grande tela con Paolo e Francesca del divisionista Gaetano Previati del 1909, giunta da Ferrara, e ancorale immagini inquietanti per il concorso Alinari, come la Zuffa fra i diavoli.Inferno, Canto XXII, 1901, di Giovanni Fattori o I giganti. Inferno, canto XXXI, 1902-1903 di Galileo Chini. Ottimo il catalogo Polistampa, Firenze.