Il MANN, Museo Archeologico Nazionale di Napoli presenta la mostra del Maestro italiano dell’arte dell’oreficeria Cleto Munari, con ben 140 oggetti, tra cui molti orologi. Cleto Munari. Jewelry Design è curata da Alba Cappellieri ed è in mostra fino al 9 gennaio 2022.
Per capire il nostro rapporto con i gioielli, considerati oggetti del desiderio, bisogna scoprirne il valore simbolico e il significato psicologico. La parola gioiello deriva da gioia e indica una cosa preziosa, di grande valore economico. Se da una parte, come tutti gli accessori, hanno la funzione di comunicare l’unicità e la particolarità della nostra identità, dall’altro assumono diversi significati: esibiti come trofeo, rimandano al prestigio, al successo e all’affermazione.
Possono essere considerati oggetti di ornamento, oppure di seduzione e fascinazione, rappresentando l’attrazione sessuale, allontanando le insicurezze sentimentali. Essi manifestano la voglia di lusso e di narcisismo, permettendo di investire sulla propria immagine, di essere ammirati o di elogiare sé stessi. Piccoli, grandi, lineari, vistosi, minimalisti e tradizionali, i gioielli valorizzano il corpo e la personalità di ogni individuo.
Per comprendere la loro caratura e ammirarne la bellezza, è allestita nella Sala del Plastico di Pompei, all’interno del MANN, Museo Archeologico Nazionale di Napoli, la mostra del Maestro italiano dell’arte dell’oreficeria, con ben 140 oggetti, tra cui molti orologi, dal titolo: Cleto Munari. Jewelry Design, curata da Alba Cappellieri, fino al 9 gennaio 2022. Imprenditore creativo, designer e mecenate, Cleto Munari (1930) rappresenta una eccellenza della creatività italiana. La ricchezza della sua produzione artistica nasce dalla scoperta della mancanza di termini precisi di riferimento e dal bisogno di creare un prodotto con una nuova visione, in un rapporto simbiotico che unisce estetica e contenuto, mente e cuore, che fanno dell’artista friulano, il poeta delle forme e dell’anima.
Dall’incontro con l’architetto Carlo Scarpa (1906-1978), la sua ricerca vira verso l’industrial design, lavorando con importanti aziende in tutto il mondo, contribuendo a definire uno stile che resterà inconfondibile dalla metà degli anni Settanta fino ad oggi. Numerose le collaborazioni con altri artisti, presenti lungo il percorso espositivo con oggetti di rara bellezza. Seguendo un itinerario diacronico, questi manufatti costituiscono pezzi unici, al massimo nove esemplari per monile: oro 18k, diamanti, corallo, onice, agata, lapislazzuli, cristallo di rocca ed ebano, sono soltanto alcuni dei materiali con cui Munari “gioca” per definire un design senza tempo. Le singole teche poste l’una accanto all’altra sprigionano luminosità, brillantezza e luccichio. Sono singoli “contenitori” dal “contenuto” inestimabile: 110 oggetti progettati e realizzati dal designer goriziano, ma vicentino d’adozione, e 30 monili firmati da artisti internazionali e prodotti dallo stesso Munari.
Ad accogliere i visitatori sono i pendenti, gli orecchini, gli anelli e le spille in oro 18k e pietre preziose che realizzò in sinergia con Ettore Sottsass (1917-2007), da cui ereditò il “gusto del bello”. A seguire una serie di anelli dai colori sgargianti, dove emergono l’Occhio di Horus, ispirato alla religione egizia, simbolo di protezione, di prosperità, del potere regale e della buona salute, e la collana in oro 18k, diamante, onice bianco e corallo, Cleopatra, realizzata nel 2020. Altra proficua collaborazione è con l’artista Mimmo Paladino (1948), di cui si osservano in mostra un pendente in oro 18k e smalto, oltre alla pregevole spilla in oro 18k, smalto e brillanti, realizzata nel 2021 e dedicata a Dante Alighieri (1265-1321), per celebrare i 700 anni dalla morte del Sommo Poeta. Tra le numerosissime partnership spiccano quelle con Alessandro Mendini (1931-2019), Sandro Chia (1946), Riccardo Dalisi (1931), Michele De Lucchi (1951) e Marcello Jori (1951), di cui sono presenti di quest’ultimo 11 gioielli realizzati per il brand vicentino.
Un sottile fil rouge lega il Museo Archeologico Nazionale di Napoli al design dell’oreficeria, accomunati dal linguaggio della cultura antica. Nelle scintillanti vetrine non mancano riferimenti al passato, come ad esempio l’anello Rome and you, con elementi architettonici classici, oppure quello dedicato alla città di Palmira e al suo patrimonio “spezzato”. Infine, un tributo alla Grecia, con l’inno d’amore ad Atene, visibile con l’anello Cariatidi. Non solo mondo antico, ma anche contemporaneità, esemplificata attraverso le forme ardite che rimandano alla rappresentazione metafisica delle piazze del pittore Giorgio De Chirico (1888-1978). Un percorso espositivo che si chiude con un gioiello dedicato all’11 settembre del 2001, che celebra il ventennale dell’attacco alle Torri Gemelle.
Quella di Cleto Munari è la storia di una matita geniale che si muove con eleganza tra schizzi e disegni dei suoi amici architetti, artisti, designers e letterati, e li addomastica in un linguaggio che migra magicamente dalla carta alla materia, sia questa povera come la creta o preziosa come l’oro e l’argento. La sua creatività passa attraverso linee essenziali, geometrie allegre e scanzonate che rispettano il suo carattere, dando vita a gioielli, argenti, vetri, mobili e tappeti, distaccati dalle mode del tempo e dalle leggi di mercato. Come lui, anche gli altri hanno lavorato dal 1970 ad oggi con la stessa inventiva, liberi di esprimersi per la realizzazione di un proprio sogno.