Abitata pietra nasce dall’esperienza di Luogo Comune, Stefania D’Amato e Antonio Cammareri nella residenza “Un Atlante del paesaggio rupestre”
“Questo (non) Atlante è un tentativo di far collidere il piano della realtà e quello dell’immaginario. Così densamente intrecciati nel paesaggio rupestre della Murgia materana attraversata e investigata dai tre artisti”. Così il curatore Marco Trulli presenta Abitata pietra, libro – stampato in sole 400 copie, un oggetto da collezione – pubblicato da Viaindustriae publishing. Che ha il merito di affrontare il tema delle aree interne del Paese come serie di luoghi da Riabitare, e non come location museificate per turisti svogliati. Non certo nella linea di una tendenza gentrificatoria del nostro Meridione.
I tre artisti citati, impegnati in questa bella iniziativa, sono Luogo Comune, Stefania D’Amato e Antonio Cammareri. “Abbiamo interpretato la scrittura delle pietre, dando vita ad una guida utile per orientarsi o perdersi lungo gli itinerari dei paesaggi murgiani lucani”, dicono loro. “Questo libro nasce dall’esperienza di un mese di residenza artistica ‘Un Atlante del paesaggio rupestre’, progetto sostenuto da Arci e Arci Basilicata durante Matera 2019“.
Uno sforzo collettivo
Il libro non è solo un catalogo ma è qualcosa di più, è uno sforzo collettivo che restituisce qualcosa dei fasti del luogo del quale fa un una narrazione originale. “Realtà e immaginario si sfidano e si sfaldano davanti ai lori occhi”, aggiunge Trulli. “Se ‘la mappa non è il territorio’ e non esiste un’esperienza che sia oggettiva, allora il tentativo di questa pubblicazione è quello di ricostruire l’esperienza geografica dei cammini, delle conversazioni, delle riflessioni e visioni svoltesi durante e dopo la residenza, nell’intento di miscelare il piano naturalistico con quello simbolico, la narrazione endogena con quella esogena. Un (non) Atlante come dispositivo critico di lettura del territorio, un’interrogazione continua del paesaggio che prova anche ad andare oltre una visione esclusivamente nostalgica di questi luoghi, rileggendone la dimensione immaginaria per provare a proiettarla sul presente”.
Esplorare il paesaggio rupestre riporta a pratiche ancestrali, ci fa affacciare a un mondo ipogeo, misterico, iniziatico, liturgico. Questo contatto con la pietra scavata forma un ‘non atlante’ del territorio. Ma non solo del territorio reale, fisico ma di un territorio interiore o anche a volte solo immaginato. I tre artisti, ciascuno col proprio linguaggio, hanno restituito attraverso le loro opere questo sapore fuori del tempo, questo aroma misterioso.
https://publishing.viaindustriae.it