Una mostra d’arte contemporanea è stata inaugurata il 5 novembre nella nuova galleria della Biblioteca Apostolica Vaticana – la sala Barberini, normalmente accessibile solo agli studiosi – alla presenza di Papa Francesco. É in mostra fino a febbraio 2022.
Finanziata dagli eredi del filantropo americano Kirk Kerkorian, e organizzata dalla Fondazione Sanctuary of Culture di Atlanta, il primo spazio espositivo pubblico della biblioteca ha lo scopo di “sostenere la cultura dell’incontro”, secondo il cardinale bibliotecario José Tolentino de Mendonça.
La mostra inaugurale dal titolo Tutti. Umanità in cammino, presenta l’opera dell’artista italiano Pietro Ruffo ispirata alla più recente enciclica papale. Una lettera aperta al clero e ai laici cattolici che esprime il punto di vista del papa su un aspetto particolare della chiesa o della dottrina. Il documento, intitolato Fratelli Tutti e pubblicato lo scorso ottobre, racchiude il pensiero del papa sulla fratellanza e sull’“amicizia sociale” e si basa sugli scritti di san Francesco d’Assisi.
Ruffo è stato incaricato di creare un’opera inedita, affrontando i temi della migrazione e del viaggio, con l’intento di “sottolineare le difficoltà e la bellezza dell’incontro tra persone di origini diverse“. L’installazione di Ruffo, The Clearest Way, occupa quindi la Sala Barberini della Biblioteca Vaticana con una serie di stampe botaniche arrotolate, le quali rivestono le librerie in legno del XVII secolo, trasformando la stanza “in una lussureggiante foresta tropicale“.
De Mendonça ha affermato che il Vaticano sta cercando di rafforzare la sua programmazione artistica e culturale attraverso tali opportunità di “incontro della storia con il presente“. E così, insieme al lavoro di Ruffo, lo spazio espositivo include manoscritti e disegni geografici della Biblioteca Vaticana, come una mappa del fiume Nilo lunga 20 piedi dell’esploratore ottomano Evliya Çelebi e mappe del mondo cinesi risalenti al XVI secolo.
“L’incontro con l’immenso patrimonio della Biblioteca Apostolica Vaticana è stato per me un viaggio nella conoscenza, nella geografia e nella storia dell’umanità”, ha detto Ruffo, aggiungendo che “il dialogo tra la mia ricerca e le mappe terrestri e celesti di epoche diverse delinea un’umanità sempre più interconnessa e responsabile del fragile rapporto con il proprio ecosistema”.