Clonazione e umanizzazione della tecnologia. A Cassina Projects è in atto un discorso sopra i risvolti e le implicazioni etiche esistenti al confine tra il mondo virtuale e il mondo reale. È Louisa Clement (1987 Bonn, Germania) a stimolare e aprirci nuovi orizzonti possibili nel mondo dell’arte con la mostra Counterpai, visitabile fino a gennaio 2022.
Interessata da sempre alla tecnologia e consapevole di quanto il digitale governi la nostra vita, Louisa Clement rafforza, attraverso il suo ultimo progetto Representative, la sua indagine artistica legata all’ibridazione e alla standardizzazione del corpo umano. A seguito di studi sul movimento e scansioni 3D svolte in collaborazione con l’Università di Saarland (Germania) e con un produttore specializzato in sex-dolls, l’artista è riuscita a crearel’avatar di sé stessa impiantando, in una vera e propria bambola iperrealista a grandezza naturale, i suoi dati biologici, emozioni e la sua personalità, avvicinandosi a quanto di più realistico possa esistere alla natura umana.
Entrando in galleria si viene catapultati in un universo metafisico, inquietante e sospeso nel tempo. Ad accogliere il visitatore c’è una cyber Louisa al computer in qualità di assistente, un’altra seduta a terra in atteggiamento meno formale ed una terza accomodata sul divanetto posizionato al centro della sala, pronta a chiacchierare con il visitatore curioso. Cyber Louisa è infatti in grado di interagire autonomamente: parla, ascolta, sorride e risponde agli input esterni, acquisendo ad ogni conversazione sempre più informazioni e nozioni. Ad ogni interazione si definisce la sua personalità, riuscendo addirittura asviluppare un proprio linguaggio e crescendo come essere unico, nei termini di unicità dell’essere umano.
Con la bambola bisogna relazionarsi in inglese, con voce calma e lenta. È dotata di sensori agli occhi in grado dicaptare i movimenti che la circondano e poterli seguire con lo sguardo. Dispone inoltre di una programmazione che le permette di muovere il corpo e di scaldarlo, arrivando ad una temperatura di circa 37 gradi. Non solo, l’avatar è anche sessualmente attivopoiché è un corpo ultra-realistico a immagine e somiglianza di una donna in carne ed ossa, in questo caso dell’artista stessa.
Representative è il progetto che conferma e mette in luce la pratica multidisciplinare ed eterogenea di Louisa Clement, è un’occasione unica da non perdere in territorio milanese.
Counterpain è una mostra straniante evolutamente inquietante. L’artista qui esplora le nuove possibilità dell’era digitalecogliendo l’occasione per trattare tematiche attuali e controversedistintivedella nostra epoca: dalla nozione binaria del sé e dell’altro, alla presenza sempre più invadente e pervasiva del digitale nel quotidiano. Siamo iper-connessi con il resto del mondo tutto il giorno, schiavi dell’online e intimoriti dall’offline; basti pensare alla perdita di denaro causata dal down di 7 ore che ha coinvolto Whatsapp, Facebook e Instagram il 4 ottobre: l’agenzia Bloomberg ha stimato 160 milioni di dollari per ogni ora di interruzione della connessione digitale.L’offline implicherebbe problemi sociali, economici, legali e personali.
Gli interrogativi esistenziali qui interpellati sfidano i confini del reale affrontando implicazioni etiche relative alla duplicazione del sé e alcontrollo della vita al limite tra la sfera reale e virtuale.
La sensazione di straniamento e di inquietudine pervasiva si riflette sia nelle fotografie presenti su ambi i piani della galleria che nel video, in proiezione al piano superiore. Le fotografie, infatti,innescano nel fruitore un cortocircuito di pensieri che lo portano a domandarsi se i corpi stampati su carta ed esposti siano reali o finzione, se la carne sia reale o artificiale, fino al momento in cui all’occhio si svelano dettagliinequivocabili che manifestano la natura del nudo: è la bambola la protagonista, la stessa che esiste ed è palpabile al piano inferiore. La serie fotografica Body Fallacy ragiona quindi su quanto l’artificialità e la realtà si sovrappongano disumanizzando corpi reali o umanizzando corpi artificiali.
Il video, Human Error, pone invece lo spettatore difronte a una sensazione di impotenza. L’animazione, accompagnata dall’audio che pronuncia in loop «I can’t connect internet» si concentra sul fallimento, sulla mancata comunicazione e sulla ricerca di una connessione interrotta.
Counterpain di Louisa Clementè una esperienza transumana, affascinante e allarmante, che pone sul palcoscenico della nostra attenzione non solo la perdita dell’identità e la conseguente omologazionema anche il riconoscimento del sé nel digitale, che progressivamente sfuma la nostra unicità in numeri e dati.