«Non dipingo paesaggi per fare paesaggi. Li dipingo soprattutto per il piacere di dipingere, e di fare un quadro dopo l’altro»
E’ aperta al pubblico fino al 9 gennaio 2022 Frammenti la grande mostra monografica dedicata all’artista Tullio Pericoli, presso Palazzo Reale, Milano.
Curata da Michele Bonuomo con l’allestimento di Pierluigi Cerri, l’esposizione omaggia il grande ed eclettico artista marchigiano, la cui vasta produzione riflette soprattutto sul paesaggio attraverso «una lettura che parte sempre dalla geologia. […] per ricordare che non ci si può e non ci si deve liberare della memoria, per seguire una storia che strato sotto strato si snoda per tempi infiniti.»
Oltre 150 opere realizzate dal maestro tra il 1977 e il 2021 compongo Tullio Pericoli. Frammenti, in un percorso inedito che conduce il visitatore sala dopo sala nell’immaginario di Pericoli, come la stanza dei ritratti, spesso dedicati a celebri personaggi della cultura, fisionomie fedeli ma trasformate attraverso il suo sguardo intelligente.
Un omaggio doveroso da parte della città di Milano che ha ospitato per tanti anni, e che ospita tuttora, l’artista e disegnatore di Colli del Tronto. Pericoli, classe 1936, ha collaborato con importanti riviste e quotidiani come La Repubblica e Il Giorno, accompagnando le parole di intellettuali tra cui Italo Calvino, Primo Levi e Carlo Emilio Gadda. Abile e acclamato pittore, Tullio Pericoli ha esposto le sue opere in importanti centri espositivi, come il PAC di Milano e il Museo dell’Ara Pacis di Roma; la sua passione per il teatro lo ha inoltre portato a lavorare come scenografo e costumista di produzioni come l’Elisir d’Amore di Donizetti (1995, Operhaus di Zurigo e 1998, Teatro alla Scala di Milano) ed Il Turco in Italia di Rossini (2002, Operhaus di Zurigo).
«Tullio Pericoli è rigoroso pittore di se stesso mai disponibile ad opportunismi e a compromessi di sorta. Nella sua lunga pratica di pittura si è immedesimato nel paesaggio naturale o in quello di un volto umano, suoi alter ego, muovendosi con disinvolta sprezzatura tra minuscolo e immenso nel tracciare e annotare “vedute” autobiografiche» ha scritto di lui Bonuomo.