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Il reperto come valore simbolico. L’Antropologia riseppellita di Claudio Costa a Firenze

C. Costa, Natura naturata, 1977, cassa da imballo contenente oggetti, elementi vegetali, animali, argilla, 186x115x29 cm C. Costa, Natura naturata, 1977, cassa da imballo contenente oggetti, elementi vegetali, animali, argilla, 186x115x29 cm
C. Costa, Natura naturata, 1977, cassa da imballo contenente oggetti, elementi vegetali, animali, argilla, 186x115x29 cm
C. Costa, Natura naturata, 1977, cassa da imballo contenente oggetti, elementi vegetali, animali, argilla, 186x115x29 cm

Dal 12 novembre al 30 dicembre 2021 la Galleria Il Ponte, Firenze, presenta una mostra personale dell’artista Claudio Costa con il ciclo Antropologia riseppellita, presentato alla sesta edizione di documenta a Kassel nel 1977. 

Claudio Costa (1942-1995) nasce in Albania da genitori italiani e cresce in Liguria. Dopo gli studi di architettura al Politecnico di Milano, si dedica alla pittura e si trasferisce a Parigi, dove entra in contatto con personalità come Marcel Duchamp. Tornato in Italia, entra negli ambienti dell’Arte Concettuale e dell’Arte Povera, esponendo in importanti mostre collettive e personali. Negli anni ’70, dopo aver compiuto una serie di viaggi in Africa e Nuova Zelanda, si interessa all’antropologia e in particolare alle culture primitive.

Fonda così, nel 1975, il Museo di antropologia attiva a Monteghirfo, Liguria, insieme all’artista Aurelio Carminati. Si tratta di uno spazio nel quale recupera e cataloga, con il linguaggio del luogo, oggetti del passato, svolgendo un lavoro di ricostruzione della memoria individuale e collettiva. L’idea alla base della sua ricerca è il «work in regress», evidente in Antropologia riseppellita: sotterrando i reperti che caratterizzano i suoi lavori, Costa li ripropone in casse di legno fangose. Il reperto viene così legittimato dall’azione dell’artista, che gli conferisce un valore simbolico ed una storia. É affascinato dal mondo contadino, che cercherà di rappresentare nei suoi lavori attraverso fotografie ed oggetti come attrezzi agricoli, trasformandoli e rendendoli una sorta di archivio e monito per il futuro verso il mondo industrializzato e massificato. 

«Gli “oggetti” di Claudio Costa sono gli strumenti, i simulacri e gli emblemi dell’Agricoltura terrestre; strumenti e simboli di un tempo mancato e irrecuperabile; strumenti di morte, di fatica e di simbiosi di uomini e animali, uomini e territorio. Per salvare il mondo che essi rappresentano si può solo salvarne i simboli, e per salvarli si può solo riaffidarli al grembo terrestre, riseppellirli come un reperto » ha scritto Corrado Maltese nel marzo del 1977 sul catalogo di Antropologia riseppellita.

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