Dal 12 novembre al 30 dicembre 2021 la Galleria Il Ponte, Firenze, presenta una mostra personale dell’artista Claudio Costa con il ciclo Antropologia riseppellita, presentato alla sesta edizione di documenta a Kassel nel 1977.
Claudio Costa (1942-1995) nasce in Albania da genitori italiani e cresce in Liguria. Dopo gli studi di architettura al Politecnico di Milano, si dedica alla pittura e si trasferisce a Parigi, dove entra in contatto con personalità come Marcel Duchamp. Tornato in Italia, entra negli ambienti dell’Arte Concettuale e dell’Arte Povera, esponendo in importanti mostre collettive e personali. Negli anni ’70, dopo aver compiuto una serie di viaggi in Africa e Nuova Zelanda, si interessa all’antropologia e in particolare alle culture primitive.
Fonda così, nel 1975, il Museo di antropologia attiva a Monteghirfo, Liguria, insieme all’artista Aurelio Carminati. Si tratta di uno spazio nel quale recupera e cataloga, con il linguaggio del luogo, oggetti del passato, svolgendo un lavoro di ricostruzione della memoria individuale e collettiva. L’idea alla base della sua ricerca è il «work in regress», evidente in Antropologia riseppellita: sotterrando i reperti che caratterizzano i suoi lavori, Costa li ripropone in casse di legno fangose. Il reperto viene così legittimato dall’azione dell’artista, che gli conferisce un valore simbolico ed una storia. É affascinato dal mondo contadino, che cercherà di rappresentare nei suoi lavori attraverso fotografie ed oggetti come attrezzi agricoli, trasformandoli e rendendoli una sorta di archivio e monito per il futuro verso il mondo industrializzato e massificato.
«Gli “oggetti” di Claudio Costa sono gli strumenti, i simulacri e gli emblemi dell’Agricoltura terrestre; strumenti e simboli di un tempo mancato e irrecuperabile; strumenti di morte, di fatica e di simbiosi di uomini e animali, uomini e territorio. Per salvare il mondo che essi rappresentano si può solo salvarne i simboli, e per salvarli si può solo riaffidarli al grembo terrestre, riseppellirli come un reperto » ha scritto Corrado Maltese nel marzo del 1977 sul catalogo di Antropologia riseppellita.