I Musei San Domenico di Forlì presentano una mostra di approfondimento storico, artistico e letterario sulla figura di Maria Maddalena. Dal 4 marzo al 26 giugno 2022
É forse il mito femminile più antico della storia. Il più discusso, il più controverso, forse il più affascinante. Chi era davvero la Maddalena? E perché si è generata e sviluppata quella confusa, affascinante sequenza di rappresentazioni che hanno portato alla costruzione della sua sfaccettata identità?
Provano a rispondere i Musei San Domenico di Forlì, con la mostra Maddalena. Il mistero e l’immagine. Attraverso alcune delle più preziose e affascinanti opere d’arte a lei dedicate, l’esposizione forlivese – a cura di Cristina Acidini, Paola Refice, Fernando Mazzocca – intende indagare il mistero irrisolto di una donna che ancora inquieta e affascina. In particolare, sono 200 le opere, tra le più significative dal III sec. d.C. al Novecento, suddivise in 11 sezioni, in un percorso espositivo che ricomprende pittura, scultura, miniature, arazzi, argenti e opere grafiche e che si snoda attraverso i più grandi nomi di ogni epoca.
Per meglio comprendere struttura e intenti della mostra affidiamoci alle parole del direttore dell’esposizione Gianfranco Brunelli.
La sua fortuna figurativa testimonia il grande ascendente esercitato sull’immaginario collettivo. E come in uno specchio, ogni epoca l’ha guardata, guardandosi; l’ha contemplata, cercando l’ideale di sé; l’ha ammirata, riconoscendovi la propria immagine; l’ha sorvegliata e spiata, temendo di scoprire i propri vizi dentro le proprie virtù. La mostra segue un percorso alquanto articolato: dai precedenti iconografici di epoca classica pre-cristiana, centrati sull’estetica del dolore, alle varianti sul tema che da Giotto vanno al tardogotico; ai ritratti della Maddalena come figura dell’Umanesimo quattrocentesco alle tensioni formali del Cinquecento, alla sensuale spiritualità del Seicento che individua nella peccatrice santa, nei temi della vanitas, del pentimento e dell’estasi la cifra della propria autorappresentazione. Al sublime, al Romantico, ai tratti che Mengs, Canova e Hayez affidano a una donna sola ed enigmatica; al Simbolismo ottocentesco che la vede pallida e perduta e alle espressioni novecentesche dove la figura di Maddalena è emblema della protesta, del dolore e dell’angoscia.
In questa singola donna si sono agglutinate e confuse nei secoli infinite altre figure femminili, ed ella è diventata volta a volta simbolo di peccato e di pentimento, di fedeltà e di sofferenza, di ossessione e di amore, di fecondità e di sapienza, di carnalità e di santità, di umanità e di protesta, creando una trama narrativa che, soprattutto attraverso l’arte, ne ha fatto l’“oscuro oggetto del desiderio” della nostra storia. E come in un gioco di sovraimpressioni, di figure interscambiabili – gioco di parole attraverso i volti; sovrapposizione di volti che danno vita a parole nuove – il moltiplicarsi dei significati lungo i secoli rende complessa sia la ricostruzione della formidabile galleria di immagini che l’hanno rappresentata e resa leggendaria, sia, ancor più, il ritrovamento – se mai sia possibile – della sua autentica identità.